Ora come ora il Blog è un’idea davvero poco originale per esprimere se stessi o gridare qualcosa a qualcuno, ma sembra sia il più efficace. Ed è per questo che è nato “L’Angolo di Fabio”, per dire quello che penso e condividerlo con gli altri. Riflessioni, pensieri e punti di vista…

lunedì 1 agosto 2011

Made in Bary

Trovo impensabile rinascere in una città che non si chiamasse Bari. La pittoresca, stravagante, eccentrica Bari. Ogni giorno che mi incammino per questa città vedo cose che a nessuno, tranne gli autoctoni, è data la possibilità di vedere, cose che a raccontarle si rischia di non essere presi sul serio.
Come vedere una vespa vecchio modello sfrecciare nello scacchiere della città con quattro persone a bordo, la mamma e il papà con il casco seduti alle estremità e i due bambini al centro senza il casco. Come sentire una persona fischiare e ti giri convinto fosse il vigile e invece è un parcheggiatore abusivo. Come dover camminare in macchina e guardare tutti gli specchietti perché ti sorpassano a destra e a sinistra. Come sentirsi dire frasi del tipo: “Fabio, da quando ti ho visto si vede che sei rientrato” (trad. “Fabio, quando ti ho visto ho notato che sei dimagrito”) oppure: “chiama dopo mia sorella che potrebbe stare sotto il dentista” (trad. “chiama dopo mia sorella che potrebbe essere seduta sulla sedia del dentista”). Come essere sorpassati in tangenziale da una macchina che mette la freccia a sinistra e ti sorpassa a destra. Come vedere un uomo che per strada, mentre le persone passeggiano, prima di entrare nella sua macchina, regolarmente parcheggiata vicino al marciapiede, urina affianco la sua portiera. Poi, entra in macchina e via. Come vedere un litigio iniziare male e finire peggio. Come vedere una ragazzina che con un andatura svogliata cita questa frase: “non me ne frega un ca*** a me di mio padre” (con una cadenza volgarissima), e lo dice toccandosi le parti basse come un uomo. Come vedere due signore, in una stradina, sedute su delle sedie in corrispondenza della casa che da sul marciapiede, che spettegolano su tutti gli abitanti del quartiere. Come vedere un uomo basso, grosso e con una voce rauca che cammina vicino alle persone e dice, urlando, “buonasera, buonasera” facendo spaventare la gente. Come vedere due porte sullo stesso marciapiede, distati un metro uno dall’altra, dove in una c’è scritto “circolo del partito democratico” e sull’altra “circolo del popolo della libertà”. Come vedere una rotonda in paese e non poterci camminare perché le macchine parcheggiano ovunque tanto da renderla stretta e caotica. Come entrare in libreria e sentire un mamma dire alla figlia, davanti a una fila di libri, “ma son da leggere?” e la figlia rispondere “noooo… da mangiare!”. Come vedere un ragazzo sui sedici anni sorretto da due persone, sicuramente ubriaco, che viene portato in macchina dove lo aspettava il padre incazzato… il padre: due schiaffi secchi che si saranno sentiti fino a Foggia, il figlio: si è rincoglionito ancora di più, la mamma: che pregava il padre di starsi fermo con urla da commedia.
Ecco forse verrebbe da dire, alla fine di questo Post, come solo Bari sa essere Bari.
Anche se sono un attento ascoltatore e uno scrupoloso critico di questa città, credo che proprio non posso fare almeno di ritornarci ogni qual volta che ho le ferie. Credo che l’amore per Bari passa anche da queste cose: da tutto quello che vedo e che sento.
E non mi allungo con sviolinate varie sulla città altrimenti nasce un Post nel Post e quindi concludo così. Con un bel A PRESTO CARA BARI.