Ora come ora il Blog è un’idea davvero poco originale per esprimere se stessi o gridare qualcosa a qualcuno, ma sembra sia il più efficace. Ed è per questo che è nato “L’Angolo di Fabio”, per dire quello che penso e condividerlo con gli altri. Riflessioni, pensieri e punti di vista…

venerdì 16 dicembre 2011

Ti ricordi il cielo

Dall'ultimo albun di Antonello Venditti: TI RICORDI IL CIELO

Mio limpido cielo ti raggiungono i sogni e i pensieri di tutti
e ti gonfi di pioggia e ti abbassi per farci paura
mio immenso cielo disegnato su un foglio di carta velina
brillerai domattina farai strade di ghiaccio e balconi di neve
Stasera fiorirai di stelle serena notte arriverai e vedrai
ubriachi cani senza catena e i fari per difenderci da te
che scendi infinita su questa vita breve
Ti ricordi il cielo il coraggio che dava di primavera
ogni cosa era intera ogni cosa doveva arrivare
tu ridevi ancora tu ridevi e su il cielo cambiava
ci ha portato via il vento senza farci sentire
Stasera fiorirai di stelle serena notte arriverai e vedrai
ubriachi cani senza catena e i fari per difenderci da te
smisurato vuoto buio senza nome
la vedi quanta fatica vedi che dolore
Notte arriverai e vedrai
ubriachi cani senza catena e i fari per difenderci da te
tu che passi infinita su questa vita breve
Stasera fiorirai di stelle serena notte arriverai e vedrai
ubriachi cani senza catena e i fari per difenderci da te
tu che passi infinita su questa vita breve

giovedì 27 ottobre 2011

SIC 58

…faccio il pilota
e corro veloce per la mia strada
anche se non è più la stessa strada
anche se non è più la stessa cosa
anche se qui non ci sono piloti
anche se qui non ci sono bandiere
anche se qui non ci sono sigarette e birra
che pagano per continuare
per continuare poi che cosa
per sponsorizzare in realtà che cosa.
E come uomo io ci ho messo degli anni
a capire che la colpa era anche mia,
a capire che ero stato un poco anch'io.
E ho capito che era tutto finto,
ho capito che un vincitore vale quanto un vinto,
ho capito che la gente amava me.
Potevo fare qualcosa
dovevo cambiare qualche cosa…
…toccava forse a me.
E ho capito che Dio mi aveva dato
il potere di far tornare indietro il mondo
rimbalzando nella curva insieme a me
mi ha detto "chiudi gli occhi e riposa"
e io ho chiuso gli occhi.

Lucio Dalla incise questa canzone nel 1996, due anni dopo la morte di Ayrton Senna.
Ora, dopo oltre dieci anni, quelle note e quasi tutte quelle parole tornano alla mente per ricordare un ragazzo che aveva lo stesso vizio di correre di Ayrton Senna. Parole che ritornano per ricordare un futuro campione delle due ruote strappato alla vita a soli 24 anni. Parole che ritornano per ricordare un pilota che non c’è più. Una tragica fatalità, una stupida caduta… e il destino che ha voluto così.
Addio -SIC 58-

lunedì 1 agosto 2011

Made in Bary

Trovo impensabile rinascere in una città che non si chiamasse Bari. La pittoresca, stravagante, eccentrica Bari. Ogni giorno che mi incammino per questa città vedo cose che a nessuno, tranne gli autoctoni, è data la possibilità di vedere, cose che a raccontarle si rischia di non essere presi sul serio.
Come vedere una vespa vecchio modello sfrecciare nello scacchiere della città con quattro persone a bordo, la mamma e il papà con il casco seduti alle estremità e i due bambini al centro senza il casco. Come sentire una persona fischiare e ti giri convinto fosse il vigile e invece è un parcheggiatore abusivo. Come dover camminare in macchina e guardare tutti gli specchietti perché ti sorpassano a destra e a sinistra. Come sentirsi dire frasi del tipo: “Fabio, da quando ti ho visto si vede che sei rientrato” (trad. “Fabio, quando ti ho visto ho notato che sei dimagrito”) oppure: “chiama dopo mia sorella che potrebbe stare sotto il dentista” (trad. “chiama dopo mia sorella che potrebbe essere seduta sulla sedia del dentista”). Come essere sorpassati in tangenziale da una macchina che mette la freccia a sinistra e ti sorpassa a destra. Come vedere un uomo che per strada, mentre le persone passeggiano, prima di entrare nella sua macchina, regolarmente parcheggiata vicino al marciapiede, urina affianco la sua portiera. Poi, entra in macchina e via. Come vedere un litigio iniziare male e finire peggio. Come vedere una ragazzina che con un andatura svogliata cita questa frase: “non me ne frega un ca*** a me di mio padre” (con una cadenza volgarissima), e lo dice toccandosi le parti basse come un uomo. Come vedere due signore, in una stradina, sedute su delle sedie in corrispondenza della casa che da sul marciapiede, che spettegolano su tutti gli abitanti del quartiere. Come vedere un uomo basso, grosso e con una voce rauca che cammina vicino alle persone e dice, urlando, “buonasera, buonasera” facendo spaventare la gente. Come vedere due porte sullo stesso marciapiede, distati un metro uno dall’altra, dove in una c’è scritto “circolo del partito democratico” e sull’altra “circolo del popolo della libertà”. Come vedere una rotonda in paese e non poterci camminare perché le macchine parcheggiano ovunque tanto da renderla stretta e caotica. Come entrare in libreria e sentire un mamma dire alla figlia, davanti a una fila di libri, “ma son da leggere?” e la figlia rispondere “noooo… da mangiare!”. Come vedere un ragazzo sui sedici anni sorretto da due persone, sicuramente ubriaco, che viene portato in macchina dove lo aspettava il padre incazzato… il padre: due schiaffi secchi che si saranno sentiti fino a Foggia, il figlio: si è rincoglionito ancora di più, la mamma: che pregava il padre di starsi fermo con urla da commedia.
Ecco forse verrebbe da dire, alla fine di questo Post, come solo Bari sa essere Bari.
Anche se sono un attento ascoltatore e uno scrupoloso critico di questa città, credo che proprio non posso fare almeno di ritornarci ogni qual volta che ho le ferie. Credo che l’amore per Bari passa anche da queste cose: da tutto quello che vedo e che sento.
E non mi allungo con sviolinate varie sulla città altrimenti nasce un Post nel Post e quindi concludo così. Con un bel A PRESTO CARA BARI.

lunedì 25 luglio 2011

In una Italia che non va, gli italiani se ne vorrebbero andare.

Adesso incomincio a capire meglio il perché molti ragazzi e non più giovani vogliono andar via dal nostro Paese, come capisco anche chi nel nostro Paese non vuole più tornare. Basta che per un giorno ci mettiamo a fare un po’ di zapping in televisione o leggiamo qualche quotidiano, per capire che forse è arrivato anche il nostro turno. Forse legati da un lavoro, legati alle proprie origini, legati a quell’essere talmente italiani da pensare di poter vivere solo in questo Paese o legati da quella sensazione di non farcela perché crediamo che le nostre capacità non sono adeguate per l’estero. E intanto chi ha coraggio, intelligenza, forza d’animo e capacità se ne va. E l’Italia invecchia nei palazzi che contano con una inevitabile stabilità di pensiero legato fortemente alla seconda repubblica. Dove favoritismi, parentalismi e clientelismi sono all’ordine del giorno e quindi a tutti sta bene che si vada avanti così, che si utilizzi un vecchio sistema che non passerà mai di moda. E i giovani? Facciamoli fare la gavetta e insegniamogli a vivere in questo modo! E tutto muore. Chi vuole migliorare passando, per forza di cose, in testa ai vecchi senatori o togliendo qualcosa a qualcuno: muore! Chi ha idee nuove, per lo stesso principio: muore! E la gente scappa perché stanca, scappa perché vede muri che non potranno mai scavalcare, scappa perché continua ad avere le porte in faccia, scappa perché” tartassato” in ogni cosa che vuole fare.
E l’Italianità dei nostri politici, che sanno bene o fingono di non sapere, che fa? Prepara una manovra finanziaria dove chi non aveva ancora un passaporto, adesso corre in questura a farselo. Non tanto offesi dagli aumenti e dai tagli quanto al fatto che valgono per tutti questi tagli, tranne che per loro.
Intanto che si vede la gente scappare di giorno in giorno, noi che rimaniamo vediamo cose che ci fanno schifo e che per quanto noi possiamo scrivere e urlare in modo indignato, loro faranno sempre orecchie da mercante. Pensate, vien voglia di scappare anche a me, prendere tutto e andare via.
In una Italia di bunga bunga, scandali di governo, litigate tra maggioranza e opposizione, leggi ad personam e arresti vari, un giorno, un simpatico primo ministro tedesco, decide che questo Bel Paese deve pensare a lavorare e non a giocare: deve fare una finanziaria che entro un tot di tempo deve regolarizzare i conti di governo. Ha parlato un tedesco… e se lo dicono loro, come disse Garibaldi a Vittorio Emanuele, “obbedisco”. Dopo un sacco di rinvii a questa legge per intrallazzi e disaccordi, ecco che l’Italia approva una finanziaria in poco meno di una settimana. Tagli di qua e tagli di la, aumenti di qua e aumenti di la, ma indovinate, permettetemi il termine, chi lo prende nel culo? Solo i cittadini. Perché col cavolo che si tagliano loro.
Ma vediamo cosa succede, a noi.
Aumenta l’irap che passa dal 3,9% al 4,2% per le società concessionarie ad esclusione di quelle autostradali, incrementando dello 0,75 per le banche e società finanziarie, arrivando a 5,9% per le assicurazioni e, in più, le regioni possono aumentare di un punto per le addizioni regionali.
Aumenta anche il bollo sul deposito di titoli in base al valore depositato, si parte da 34,2 euro su un titolo da 50 euro e si arriva 680 euro per un titolo da oltre i 500 mila euro.
Aumenta il ticket sanitario fino a 45,5 euro.
Aumenta in modo permanente di 4 centesimi l’accisa sulla benzina.
Aumenta il bollo dell’auto solo per le vetture che superano i 225 chilowatt, imponendo 10 euro per ogni chilowatt in più ai 225.
E poi c’è la questione pensioni che, come lessi da una parte, verrà concessa a chi capirà come si fa.
Qualche contentino sparso qua e la, un incentivo al 5% per chi ha meno di trent’anni e decide di investire su un’azienda completamente ibrida e qualche premio produttività.
Ma vediamo cosa succede, a loro.
Niente, assolutamente niente di niente. Anzi…
Chi tra gli italiani percepisce pensioni d’oro è stato chiesto di dare un contributo, ma solo a loro perché i parlamentari che percepiscono un sacco di soldi di pensione, niente contributo. Loro che alle volte percepiscono più pensioni o ne percepiscono una per un solo giorno in parlamento… e tutte milionarie che hanno pesato, solo nel 2009, nelle tasche degli italiani 198 milioni di euro. E a dire che tra di loro c’è chi una volta tagliò le pensioni agli italiani, lui ora ne prende 31 mila al mese (col piffero che si taglia la sua, pardon… le sue). E tutto con pochi giorni di lavoro all’anno, se ne contano 68 su i 198 e mai di venerdì. Pensate che il senato americano lavora in media 180 giorni all’anno con un assenteismo 10 volte più basso del nostro e con 100 milioni di spese (tra camera e sanato) in meno delle nostre. Per non parlare degli Onorevoli pugliesi che, in un momento di crisi, chiedono più soldi. Alla faccia nostra, magari.
Troppo alti gli stipendi, troppi vitalizzi e tantissime agevolazioni. Non pagano stadio, teatro, barbiere, viaggi con aerei e treni (tutti in prima classe) e alle volte anche le multe. Hanno le auto blu (che hanno un costo di 3 miliardi di euro l’anno), aerei blu, soldi per ogni spostamento, una mensa con le migliori marche di vino e chef da alti livelli a prezzi stracciati e… tanto e tanto altro ancora. E tutto questo si viene a sapere o da giornalisti che hanno valide fonti o da qualcuno di loro con un po’ di coscienza da pulire. Mai una trasparenza dei conti pubblici per capire come vengono spesi i nostri soldi, come fanno America, Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna. Tutto in segreto, nessuno sa niente.
Questi “signori onorevoli” devono rendersi conto che loro sono stipendiati da noi, siamo noi i loro datori di lavoro e per noi che devono lavorare. Ma questo succede in una democrazia pulita, non in Italia.
Noi comuni mortali, per sapere qualcosa, tocca leggere un libro/articolo su Corriere della Sera di Gian Antonio stella e Sergio Rizzo o comprare l’Espresso in edicola questa settimana (n.30 anno LVII) per capire un sacco di cose che non vanno.
E tutti all’aeroporto a prendere i primi voli per stati lontani, anche lontanissimi, ma basta che siano il più distante possibile dal nostro Paese. Chissà quando li rivedremo tornare indietro, ma tanto a noi sta bene tutto.
Perché questo non è un paese per giovani.

mercoledì 20 luglio 2011

Com'era, ora non è più

Credo e penso che i nati negli anni ottanta e quindi conoscitori e primi protagonisti degli anni novanta (tra cui ci sono io), sono gli ultimi sostenitori e incontrastati conservatori di posti che ora sono al lurido sbando. Posti deturpati e ridotti a spazzatura dall’ignoranza e dalla non curanza di chi, dopo di noi, è arrivato nei posti che con gelosa cura abbiamo conservato. Convinti che quella stessa cura potesse continuare per sempre, di generazione in generazione. E invece guardiamo tutto da lontano e ci disgustiamo. Guardiamo da lontano quei posti perché ora non ci avviciniamo più, nauseati da sgradevoli odori e stanchi di quello che vediamo riverso per terra: cartoni di pizza, bottiglie di ogni genere (birra per la maggior parte), carte varie, copertoni di auto e, quando l’essere umano arriva a toccare proprio il fondo, espletamenti umani di ogni forma: liquida e solida. Tutto questo comporta, inevitabilmente, alla nascita di una nuova forma di popolazione tipicamente notturna che non disdegna di far capolino anche di giorno e, perché no, farsi un bel bagno nel vicino mare visto le temperature tropicali. Questa è una specie comunemente chiamata: ratto, topo, zoccola, pantegana.
Escrementi a parte anche l’aria non è più come quella di una quindicina d’anni fa, ormai non si sente più neanche l’odore del mare quando ci si avvicina da quelle parti. E la poesia di una volta non c’è più.
Parlo del posto che per generazioni ha fatto divertire, incontrare e amare un sacco di persone. Un posto come il vecchio molo di Santo Spirito, l’unico luogo a cui tengo molto.
Ma oggi ho voluto superare me stesso e sono andato proprio in quel posto a scattare alcune foto per documentare la condizione del vecchio molo di Santo Spirito.
Come sono arrivato mi sono immediatamente reso conto che ero l’unica persona che camminava tra quegli scogli, ma poi, a un certo punto, un rumore sospetto, che proveniva da dietro due enormi pietre, distoglie la mia attenzione. Lo spettacolo era triste ma divertente… adesso che ci penso bene, era più triste che divertente. Il rumore era stato fatto da un uomo che tra gli scogli si nascondeva. Stava facendo la puppù, la cacca. In quel momento ho pensato a un sacco di cose: che forse la mia voce tra le righe di un Blog non serve a niente se un uomo di un’età elevata è il primo a inquinare l’ambiente oppure che forse è sempre stato così e io me ne sto accorgendo solo ora che ho trent’anni. Mhà!
E allora giro la testa disgustato e continuo a fotografare com’è diventato quel posto, forse mai stato bello, ma sicuramente più pulito di ora.
Vi lascio alle foto con la speranza che una prossima generazione possa capire e cercare di cambiare un posto, che secondo me, e di una rara bellezza. Forse perché ci sono particolarmente legato.








P.S. a parte la cacca dell’uomo sopra citato, di oggetti di forma cilindrica che escono dall’orifizio anale erano sparsi un po’ ovunque, ma, ovviamente, non le ho nemmeno fotografate.

domenica 17 luglio 2011

Buon Compleanno Papà

Buon Compleanno Amore Mio
Caro Papà,
Oggi è il tuo compleanno, ci siamo, oggi compi 63 anni, o se preferisci..755 mesi...o 23.010 giorni!!!
Scontato, ma doveroso, per me dirti che mi piange il cuore non poter essere lì.
Lo sai quanto io sia attaccata ai compleanni e a tutti i giorni di fermento che li precedono con i preparativi e l’organizzazione...
“Compleanno: l’atto di compire gli anni”
Sai Papà, c’è chi ha discusso sul senso di questa parola “Compleanno” appunto. Qualcuno dice che è improprio chiamarlo così e che bisognerebbe chiamarlo “Anniversaria” perchè compiere gli anni significa concludere qualcosa - gli anni appunto- e non avrebbe un gran senso festeggiare qualcosa che si conclude, ma piuttosto qualcosa che si ricorda e si celebra (Anniversaria, la data in cui si è nati e in cui tutto è cominciato).
Filosofie ed interpretazioni a parte, io sono convinta che Compleanno sia la parola giusta e che giustamente vada festeggiato. Sì perchè concludere 63 anni è un dono e una fortuna, così come lo è concluderne 10, 20, 30...
Così, ogni volta che è il tuo compleanno o quello della mamma o quello del mio fratellone, io mi adopero e festeggio (mangiando e bevendo più di voi!) perchè per me ogni anno è una gran fortuna avervi nella mia vita.
Papà, non ricordo di aver perso un tuo compleanno. Forse questo è il primo...e se così non fosse, credo la causa sia da imputare ad un qualche mio viaggio-studio all’estero. Uno di quei tanti viaggi che ho potuto fare grazie a te e ai tuoi sacrifici.
Purtroppo oggi sono tanto lontana e non posso essere fisicamente lì, ma il mio cuore è lì con te papino mio! Sono a tavola con te (quindi non fare l’orso e mettimi una fetta di torta doppia sul mio piatto!hihihi).
Papà, voglio ringraziarti per tutto quello che mi hai dato sempre, da quando sono nata fino ad oggi. Grazie anche e soprattutto per tutto quello che ancora vorrai e potrai darmi.
Voglio ringraziarti per avermi resa la donna speciale che tutti ammirano. Tutto quello di buono che sono lo devo a te.
Grazie Papà per il tempo che mi hai dedicato, anche quando non ne avevi. Grazie per avermi insegnato che il tempo non esiste, ma che esiste solo quello che noi ne facciamo di esso, con le nostre scelte e le nostre priorità.
Grazie per avermi insegnato sempre a guardare oltre.
Grazie per avermi fatta tanto simile a te, ma non uguale.
Grazie per essere sempre stato con me e per esserlo sempre.
Grazie per avermi dato sempre la giusta dimensione delle cose al punto di permettermi di capire che quelle cose così trascendentali, in fondo, non erano che sciocchezze. Grazie perchè continui a farlo, con la saggezza di chi ha una vita di esperienze alle spalle e con l’amorevolezza di un gran padre.
Grazie Papà perchè hai sempre creduto in me, più di me. Grazie perchè è in virtù dell’amore che mi dai che cerco sempre di renderti fiero di me.
Grazie per non avermi mai risparmiato un rimprovero, perchè è grazie a certe sgridate e a certe discussioni che sono la donna di oggi...forte, ma sensibile. So di non dovertelo dire io, ma...continua a farlo Papà...da te non imparerò mai abbastanza.
Grazie perchè capisci sempre tutto senza che io dica niente, mi ascolti anche quando sono in silenzio...grazie per le chilometriche chiacchierate, a tavola, in giardino in soggiorno. Grazie Papà...grazie anche per la passione politica che hai cercato (e cerchi) di trasmettermi.
Grazie per tutte le battaglie di cui mi rendi partecipe perchè mi insegnano sempre che il rispetto che gli altri hanno per noi scaturisce in primis da quello che noi abbiamo per noi stessi...e questo va difeso con educazione, intelligenza, onestà e convinzione.
Grazie per avermi insegnato che la forma conta molto poco se non c’è contenuto...grazie per quel giorno in cui mi hai detto che “una cicciona intelligente e acculturata può sempre dimagrire...ad una bellissima stupida e vuota non rimane un granchè da fare..”.
Grazie per quel giorno in cui avevo 5 anni e ti ho ordinato di smettere di fumare e hai smesso. Grazie perchè...ora la sigaretta ce la fumiamo insieme in giardino!
Grazie perchè ogni giorno sei per me l’esempio vivente di quanto sia importante l’umiltà e di quanto incredibilmente in alto ci possa portare.
Grazie Papà per avermi viziata nel modo giusto, non con le cose, ma con i valori, le attenzioni e i complimenti dopo ogni mio piccolo traguardo raggiunto. Grazie per avermi insegnato che non è il denaro a far grande una persona, ma la parsimonia con cui lo si utilizza, il buon senso, la generosità e la solidarietà.
Grazie per i valori cristiani che mi hai trasmesso, senza mai impormeli. Già Papà...grazie perchè non mi hai mai imposto niente, se non di ascoltare la mia coscienza.
Grazie per avermi insegnato la centralità della buona fede nei rapporti umani e la giusta dose di prudenza.
Grazie Papà per non avermi mai dato lezioni, ma per avermi insegnato tutto quello che so.

Grazie Papà!
Buon Compleanno Amore di Papà, sei il mio Re, il mio eroe, il mio Amico e...come dice il tuo nome, il mio Angelo.
Auguri, che Dio e il suo Amore continuino a proteggerti e a guidarti sempre, in questo difficile ed impegnativo ruolo di fulcro della mia vita. Amen.
Ti voglio tanto bene,

dal Vietnam,
la tua Bonaldina

Post di: WONDER ELE

giovedì 14 luglio 2011

Se potessi

Se potessi placare il tempo
fermerei quei momenti
che ci hanno visti vicini,
che ci hanno reso amici.
Fermerei ogni attimo
in cui mi hai dato affetto
mi hai regalato un sorriso.
Fermerei ogni minuto
in cui le tue parole
mi sono scese nell'anima
e mi hanno fatto star bene.
Ma se anche il tempo scorre
implacabile,
nel profondo del mio cuore
il bene che provo per te
non vedrà mai i giorni passare,
e i ricordi giocheranno
con i miei pensieri
e in me ci sarà sempre
l'eterno ripetersi
di una gioia immensa!

martedì 21 giugno 2011

Carenza di idee.

L’idea per questo Post nasce dal fatto che non ho un’idea per il mio Blog. Mi spiego meglio. Cerco di scrivere sul fatto che non ho idea di cosa scrivere, è come non avere una penna quando il tuo cervello è un vulcano di idee. Esempio stupido, ma qualcosa dovevo pur scrivere per riempire il brodo e rendere viva questa pagina multimediale. Non so perché non mi viene in mente niente.
Potrei dare la colpa al tempo che dalla quotidiana corsa mi viene rubato, ma correre mi far star meglio e, quindi, devo farlo. Poi correre mi rilassa e mi fa pensare, pensieri che potrebbero servirmi per qualche idea, ma quando arrivo a casa sono talmente stanco fisicamente e mentalmente che dimentico tutto e, quindi, non ho nulla su cosa scrivere.
O è un problema di fame? Ultimamente seguo una alimentazione controllata e inevitabilmente povera. Ne consegue che la carenza di cibo, irrimediabilmente, porta a una carenza di idee. È probabile!
Oppure è una questione di alcool? Può essere, visto che quando sono disinibito dall’alcool le parole scendono modello cascata, ma adesso che non mi disinibisco più perché ho tolto completamente (meglio dire MOMENTANEAMENTE) l’alcool dalla mia vita, le idee non escono più.
Non so perché non mi viene in mente niente per scrivere qualcosa su questo Post, ma resta il fatto che non ho idee. E cerco di trovare qualcosa da scrivere guardandomi intorno, scrutando ogni cosa che mi circonda per trovare sta maledetta idea.
Alzo gli occhi al cielo e vedo un tempo meraviglioso… ecco, potrei parlare del tempo e di queste giornate di caldo che poi diventano piovose, di giornate piovose che diventano calde, di giornate soleggiate che diventano scure, di giornate scure che diventano soleggiate… bene, mi sono rotte le scatole io che scrivo figuriamoci chi legge. Anche l’idea del tempo è andata a ramengo.
Quasi quasi chiedo a questo signore, che sta passando di qui, di darmi una mano… un’idea. Ma ho paura che mi riempi di chiacchiere inutili o che, peggio, mi mandi a quel paese. A qualche minuto di distanza dal signore passa anche un ragazzo con capelli lunghi e faccia da drogato, di quelli che “il sabato sera si imbrieca e poi ci viene la febbre” come disse Lino Banfi. Non mi fido e lo lascio passare. Ecco che arriva una ragazza con i capelli biondi, ben vestita, una grossa borsa, una fasciatura al braccio e un cagnolino. Potrei chiederle un consiglio e così con la scusa… magari… chissà… oltre all’idea ne sarebbe uscito anche qualcos’altro, ma l’ho vista spensierata e vogliosa di essere lasciata in pace, così per evitare un gratuito e inutile “va a cagare”, ho lasciato perdere.
Sentite, ci rinuncio! Non mi esce proprio nulla da scrivere. Lascio al tempo decidere quando illuminarmi per un nuovo Post. Per adesso… arrivederci! ;-)

lunedì 2 maggio 2011

Il paradosso del nostro tempo

Oggi giravo per la rete e ho trovato una cosa scritta da un certo George Carlin e ho deciso di pubblicarla sul mio Blog.

Il paradosso del nostro tempo nella storia
e che abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse,
autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.
Spendiamo di più, ma abbiamo meno, comperiamo di più, ma godiamo meno.
Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, più comodità, ma meno tempo.
Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, più conoscenza, ma meno giudizio,
più esperti, e ancor più problemi, più medicine, ma meno benessere.
Beviamo troppo, fumiamo troppo,
spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco,
guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo,
facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi,
vediamo troppa TV, e preghiamo di rado.
Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori.
Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso.
Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere.
Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.
Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo
ad attraversare il pianerottolo per incontrare un nuovo vicino di casa.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.
Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori.
Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima.
Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi.
Scriviamo di più, ma impariamo meno.
Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare.
Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni,
per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.
Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta,
grandi uomini e piccoli caratteri,
ricchi profitti e povere relazioni.
Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi,
case più belle ma famiglie distrutte.
Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta,
della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso,
e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti, al calmarti, all'ucciderti.
È un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in magazzino.
Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera,
e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con altri, o di cancellarle.
Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora,
perchè non saranno con te per sempre.
Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno che ti guarda dal basso
in soggezione, perchè quella piccola persona presto crescerà, e lascerà il tuo fianco.
Ricordati di dare un caloroso abbraccio alla persona che ti sta a fianco,
perchè è l'unico tesoro che puoi dare con il cuore, e non costa nulla.
Ricordati di dire "vi amo" ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo.
Un bacio e un abbraccio possono curare ferite che vengono dal profondo dell'anima.
Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti, un giorno quella persona non sarà più lì.
Dedica tempo all'amore, dedica tempo alla conversazione,
e dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente.
E RICORDA SEMPRE:
la vita non si misura da quanti respiri facciamo,
ma dai momenti che ci li tolgono.

GEORGE CARLIN

domenica 1 maggio 2011

La notte, il cielo, le stelle.

Ormai è diventata un’abitudine: a sera inoltrata mi affaccio dal balcone e penso, mentre profumi strani arrivano al mio naso, il mio palato continua a sentire il sapore intenso dell’alcool e la televisione vocifera in sottofondo.
Alzo gli occhi al cielo e vedo le stelle, sapendo che sono le stesse da una parte all’altra del mondo, le fisso più intensamente con la consapevolezza che c’è tanta gente che le guarda, ma ancor più consapevole che ad alzare gli occhi verso il cielo c’è la mia amica, la mia famiglia e tutte quelle persone a cui voglio bene. Le fisso talmente tanto e con una tale intensità che quasi ci parlo, convinto che c’è chi mi sente, mi ascolta: ascolta le mie parole e vede il mio sguardo.
Ancora un sorso, ancora un po’ di profumi arrivano al mio naso e la televisione vocifera sempre di più con parole ancora più inutili
Alle volte le mie parole vengono gridate con una tale forza che bucano il cielo e danno scacco alle stelle, cercano di arrivare alle orecchie di qualcuno a cui credo tantissimo. Non so se posso chiamarle preghiere, ma mi piace pensare che quando lo faccio li, in alto, c’è qualcuno che mi ascolta. Magari se entro in una chiesa vengo ascoltato meglio, ma in questo modo sembra di poterci parlare direttamente come con un amico, un confidente, una persona che non si conosce, ma si sa di potergli raccontare tutto. So che funziona pregare in questo modo perché, sono sicuro, qualcuno lassù deve pur stare a sentire le mie parole… anche un delegato, uno che ne fa le veci. Insomma, qualcuno che non faccia andare le mie parole, le mie speranze e i miei sogni dispersi in un mondo che non conosco.
Ancora un altro sorso, ancora odori strani su per il mio naso e la televisione che vocifera, quando a un certo punto sento una musica e la voce del cantante…

"Quante volte ho guardato al cielo
ma il mio destino è cieco e non lo sa
e non c'è pietà per chi non prega e si convincerà
che non è solo una macchia scura
il cielo
quante volte avrei preso il volo
ma le ali le ha bruciate già
la mia vanità e la presenza di chi è andato già
rubandomi la libertà
il cielo
quanti amori conquistano il cielo
perle d'oro nell'immensità
qualcuna cadrà
qualcuna invece il tempo vincerà
finché avrà abbastanza stelle il cielo
quanta violenza sotto questo cielo
un altro figlio nasce e non lo vuoi
Amalo!
Gli spermatozoi l'unica forza
tutto ciò che hai
ma dimmi... ma che uomo sei...
Se non riprendi un barattolo di vernice insieme a me
e ricominciamo a dipingere questo mondo grigio
questo mondo così stanco,
dell'amore che vuoi,
dell'amicizia che rincorri da sempre.
Dipingiamolo di noi,
ci direbbero folli,
ci direbbero matti,
a noi che basta un sorriso, una stretta di mano
e a me che basta semplicemente dirvi... Vi amo!" (R.Z.)

domenica 27 marzo 2011

Ti voglio bene

Tante volte penso che il tempo è sempre dalla mia parte rimandando tutto all’occasione speciale, al momento giusto o, semplicemente per pigrizia, al giorno dopo.
Dico sempre che devo aspettare l’occasione giusta per fare il discorso della vita o dire a una persona quello che penso.
Dico sempre che devo aspettare l’occasione speciale per stappare la bottiglia di vino più buona che ho in cantina o mettermi il vestito più bello che ho nell’armadio.
Dico sempre che non devo rimanere li come un pirla, ma dire “ti amo” a chi ritengo di amare o un “ti voglio bene” a chi voglio bene.
Questi sono gesti e parole che se imparo a fare o a dire, indipendentemente dal giorno o dall’occasione, mi faranno lasciare questo mondo (sperando il più tardi possibile) sicuramente meglio, senza rimpianti e senza una sola persona, di quelli che hanno contato qualcosa nella mia vita, che non sappia come la penso.
Proprio per questo oggi voglio dire a un po’ di persone “ti voglio bene”… che non si sa mai… con i tempi che corrono… Ah! Quasi dimenticavo, sono tanti anche i “vaffanculo” che vorrei dire, ma di quelli non ne terrò conto perché chi merita un “vaffanculo” non è degno di avere considerazione, soprattutto nel mio Blog.
Ti voglio bene Mamma, sei e sarai sempre il mio faro, con te sono entrato solo in porti meravigliosi e sicuri.
Ti voglio bene Papà.
Ti voglio bene Vito, che sei il fratello più buono che si possa avere.
Ti voglio bene Angela, la mia bellissima sorellona (“sorellona” non perché è grossa, ma più stagionata)
Ti voglio bene Ivan, sei e sarai sempre il piccolo di casa.
Ti voglio bene Zia Anna, ti ho sempre sentita come una seconda mamma.
Ti voglio bene Eleonora, che sei la mia migliore amica… e non aggiungo altro perché anche le pietre che vengono da Marte sanno quant’è grande e bella la nostra amicizia.
Ti voglio bene Antonella, porto ancora il ricordo di tempi bellissimi
Ti voglio bene Massimiliano detto Max, perchè per sempre "noi siamo il mago".
Ti voglio bene Anna, che nonostante tutto quello che ti dico e ti combino sei e rimarrai la mia ammi…ia preferita.
A tutti gli altri un sincero “grazie” per aver arricchito, con la vostra amicizia o parentela (togliendo quei cugini e zii che mi stanno profondamente antipatici), la mia vita.

lunedì 21 marzo 2011

Chiamami ancora amore

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare
Per il poeta che non può cantare
per l’operaio che ha perso il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendoci il pensiero
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui di musica e parole
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché noi siamo amore

mercoledì 23 febbraio 2011

...così parlò Madre Teresa di Calcutta

Non aspettare di finire l’università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere figli,
di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l’estate,
l’autunno o l’inverno.
Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione.
Lavora come se non avessi bisogno di denaro,
ama come se non ti avessero mai ferito
e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l’importante non cambia:
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza.
Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.

(Madre Teresa di Calcutta)

giovedì 13 gennaio 2011

Il ritorno di Michele

Sono passati ormai troppi giorni da quando il bar è sprovvisto della presenza di Michele, mai così lunga. Michele è un tipo calmo e bonaccione, ma anche molto simpatico ed estroverso, gli piace ridere e scherzare sempre. Ha solo un problema: quando scherza lo fa talmente bene che hai paura che fa sul serio. Dov’è il problema? Nel fatto che è un metro e novanta per oltre cento chili di muscoli. Quindi, di comune accordo con tutto il branco, gli abbiamo imposto la faccia sorridente quando fa qualche scherzo. Sono passati otto giorni da quando Michele non si fa vivo nel bar e di solito lui non manca mai per più di una sera, era solito fare una sera si e una sera no per via del giorno di chiusura della palestra. Prendo il cellulare, caricato apposta per l’evento, e chiamo Michele. Niente la prima, niente la seconda e addirittura la terza il telefono risulta “spento o irraggiungibile”. Il primo dice: “secondo me è scoppiato in palestra”, il secondo: “è rimasto intrappolato nella doccia”, il terzo: “è rimasto sotto un attrezzo da palestra”, finché uno dice: “mentre faceva palestra, tra culi e muscoli dei maschi, è diventato ricchione e si vergogna di venire al bar!”. Giù un grande applauso per l’originalità della cosa. La possibilità che quest’ultimo avesse ragione prende sempre più piede mentre ognuno diceva la sua sulla (presunta) diversità sessuale di Michele. Le fantasie erano arrivate alle coccole che un omone di un metro e novanta potesse fare a un altro uomo che noi, ovviamente, l’avevamo paragonato a un Davide (anoressico e minuto), fino ad arrivare alle fantasie sessuali a letto (naturalmente con l’anoressico e minuto). Risa e applausi a tutti i nostri commenti finché non arriva Michele. Silenzio di tomba. La faccia di Michele non era bella, sembrava pronto ad esplodere da un momento all’altro. Sembrava proprio incazzato con noi e invece appena parla ci lascia tutti a bocca aperta: “ragazzi, scusate se non sono venuto in questi giorni!”. “Ma figurati”, “non devi scusarti, se uno non può non può”, “non ci pensare” incalzavamo noi. E Michele: “mi sono fidanzato e per un po’, sono stato con lei per capire com’è!”. Le nostre bocche erano aperte, sbalorditi e stupefatti dalla notizia, tant’è che il solito da dietro ha apostrofato: “ma ci hai sentito parlare?”, Michele: “no, perché dovevo sentivi?”. E noi cerchiamo di ammutolire il solito uomo che viene da dietro e distogliamo la mente di Michele verso la descrizione di quella ragazza, onde arrivare a spiacevoli incontri con le sue mani. E così Michele si raccontò tutta la sera. Non parlammo mai dell’accaduto, ma da quel giorno nacque il gioco. Ora Michele è uno dei più fantasiosi quando si tratta di pensare alla sorte di uno/una che è mancata all’appello per più di sette giorni dal bar. Non ha mai saputo che è stata la prima vittima di questo gioco.