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il resto del racconto:
Mi
fermo un po’ più a lato dell’ingresso della stazione, dove ci sono delle
panchine. E lì seduta, con le gambe accavallate e lo sguardo rivolto nel nulla,
c’è Claudia, con dei jeans e una maglietta bianca a forma di canottiera con una
scritta al centro. I suoi capelli sempre legati all’indietro. Scendo dalla
macchina e mi avvicino, lei mi viene incontro e ci salutiamo.
“prego
signorina, in carrozza.” Le apro lo sportello della macchina e lei si accomoda “Io
sono ospite, tocca a te decidere dove andare”.
“Bene,
allora andiamo a Giovinazzo. Conosco un bel posto, piccolo e carino.”
Mi
piacciono le donne decise. “Allora si va a Giovinazzo!”
Usciamo da
Molfetta, prendiamo la provinciale per Giovinazzo e ammazziamo il tempo
chiacchierando. Indicandomi la strada arriviamo a destinazione, cerco
parcheggio ed entriamo nel locale. Ci accomodiamo in un piccolo tavolo e
ordiniamo due birre e, essendo in un locale di stampo spagnolo, anche tortillas farcite e burritos.
“Come hai trovato questo posto?”
“Ci sono stata un po’ di tempo fa con
degli amici.”
“Mi piace che hai scelto un posto così per
mangiare qualcosa. Come piace a me: un posto piccolo, con buona birra e del
cibo sfizioso. Anche poco formale e confidenziale.”
“Sono contenta!” mi dice sorridendo.
Tra una chiacchiera e l’altra finiamo
quello che abbiamo sul tavolo e finiamo l’ultima di due birre.
Le dico “proseguiamo?”
“Si!”.
Ci alziamo e andiamo a fare una
passeggiata per digerire, ma non prima di aver preso anche due digestivi.
A una certa ora ci siamo messi in macchina
e l’ho riaccompagnata a casa, la strada del ritorno è stata la parte più
piacevole della serata. L’alcool ci faceva dire cose strane e i momenti
esilaranti si sprecavano tra battute e piccoli scherzetti. Le sue indicazioni
mi portano in una via un po’ fuori dal centro, dove riesco a trovare un posto
di fronte al suo portone e, seduti in macchina, continuiamo a scambiare delle
chiacchiere. Finché lei: “Fabio, vuoi salire? Beviamo qualcosa da me.” Non me
lo faccio dire una seconda volta: “Va bene!”
Saliamo
le scale e lei mi fa strada sciogliendosi i capelli. È la prima volta che la
vedo con i capelli sciolti, si gira e mi dice: “come sto così?” – “Bellissima,
come sempre!” Fino a quel momento quello che mi ha colpito di lei è stato lo
sguardo e le gambe, adesso si è aggiunto un particolare in più: le natiche. Da
quel jeans si può immaginare tutto e quello che m’immagino non dovrebbe
deludere eventuali aspettative.
Apre
la porta e mi fa entrare.
Sarà
stato l’alcool o sarà stata la situazione, ma non fa in tempo a chiuderla che
già le mie labbra sono a contatto con le sue.
Mentre
ci baciamo lei mi guida verso la sua alcova.
Ormai
mezzi nudi ci buttiamo sul letto e iniziamo con i preliminari.
E
poi…
…il
resto…
è poesia!
è poesia!