Ora come ora il Blog è un’idea davvero poco originale per esprimere se stessi o gridare qualcosa a qualcuno, ma sembra sia il più efficace. Ed è per questo che è nato “L’Angolo di Fabio”, per dire quello che penso e condividerlo con gli altri. Riflessioni, pensieri e punti di vista…

lunedì 27 aprile 2009

Una manciata di giorni alla fine

Un po’ di tempo fa ho scritto un Post dal titolo: “stiamo per arrivare alla fine”. Bè, signori… siamo davvero arrivati alla fine. Mancano una manciata di giorni e finalmente vado via di qui.
Non voglio aggiungere altro a quello che ho scritto nell’altro Post, dove ho ringraziato e salutato tutte quelle persone che mi sono state vicine.

Ora voglio solo rivolgere un GRAZIE DI CUORE alla mia famiglia che mi è stata sempre accanto, anche se eravamo distanti, in modo silenzioso e senza mettermi mai troppi pensieri per la testa. Sempre pronti al sostenermi e a farmi forza.
Un GRAZIE DI CUORE all’amica Eleonora che con la sua amicizia ha saputo sostenermi in modo esemplare, come la prima volta che ci siamo conosciuti… come sempre. Grazie Amica mia.
Un GRAZIE DI CUORE è diretto a tutte quelle persone che ho conosciuto in questo lungo e splendido cammino.
Un GRAZIE DI CUORE a questa terra che mi ha ospitato e mi ha fatto mangiare tanto.

E a tutti quelli che mi hanno sempre remato contro, un solo pensiero: ora, alla fine di tutto, mi siete completamente indifferenti. Se chi diceva “chi sputa all’aria in faccia gli viene” ha ragione, voi farete una brutta fine. E il destino, guidato dalla giustizia del Signore, che è sempre vigile su queste persone, darà la giusta lezione a certa gente.

GRAZIE a tutti quei buoni.

sabato 25 aprile 2009

Il Guerriero della Luce

Ecco, queste sono alcuni pezzi presi dal libro “il Guerriero della luce” di Paulo Coelho. Quei pezzi che più mi sono vicini.

- Dice un saggio cinese sulle strategie del guerriero della luce: “fai credere al tuo nemico che non otterrà grandi ricompense se deciderà di attaccarti. Così farai diminuire il suo entusiasmo.”

- “È curioso,” commenta il guerriero della luce fra sé e sé. “Incontro tanta gente che, alla prima occasione, tenta di dimostrare il lato peggiore di sé. Cela la forza interiore con l’aggressività; dissimula la paura della solitudine con un’aria di indipendenza. Non crede nelle proprie capacità, ma vive proclamando ai quattro venti i propri pregi.” Il guerriero della luce legge questi messaggi in tanti uomini e in tante donne che conosce. Non si lascia mai ingannare dalle apparenze, e fa di tutto per rimanere in silenzio quando tentano di impressionarlo. Ma coglie l’occasione per correggere le proprie mancanze, giacché gli uomini sono sempre un ottimo specchio. Un guerriero approfitta di qualsiasi opportunità per imparare.

- Un guerriero della luce fa sempre qualcosa fuori dal comune. Può ballare per strada mentre si reca al lavoro, guardare negli occhi uno sconosciuto e parlare d’amore al primo incontro, difendere un’idea che può sembrare ridicola. I guerrieri della luce si permettono simili cose. Egli non ha paura di piangere per antiche pene, o di gioire per nuove scoperte. Quando sente che è giunto il momento, lascia tutto e parte per l’avventura tanto sognata. Quando capisce di essere al limite della resistenza, abbandona il combattimento, senza colpevolizzarsi per aver fatto un paio di follie inaspettate. Un guerriero della luce non passa i giorni tentando di rappresentare il ruolo che gli altri hanno scelto per lui.

- Dice un poeta: “il guerriero della luce sceglie i propri nemici.” Egli sa di che cosa è capace, non ha bisogno di andare in giro a parlare delle proprie qualità e dei propri pregi. Eppure, compare continuamente qualcuno che vuole dimostrare di essere migliore di lui. Per il guerriero non esiste “migliore” o “peggiore”: ognuno possiede i doni necessari per il proprio cammino individuale. Ma certuni insistono. Provocano, offendono, fanno di tutto per irritarlo. In quel momento, il cuore gli dice: ”non accettare le offese: esse non aumenteranno la tua abilità. Ti stancherai invano.” Un guerriero della luce non perde il proprio tempo ascoltando le provocazioni: ha un destino che deve essere compiuto.

- Un guerriero della luce conosce i propri difetti. Ma conosce anche i propri pregi. Alcuni compagni si lamentano in continuazione: “gli altri hanno più opportunità di noi.” Forse hanno ragione ma un guerriero non si lascia paralizzare da questo. Cerca di valorizzare al massimo le proprie qualità. Sa che il potere della gazzella consiste nell’abilità delle sue zampe. E quella del gabbiano è nella precisione con cui afferra il pesce. Ha appreso che una tigre non teme la iena perché è consapevole della propria forza. Allora cerca di sapere su cosa può contare. E controlla sempre il suo equipaggiamento, composto di tre cose: fede, speranza e amore. Se queste tre cose sono presenti, egli non ha alcuna esitazione nell’andare avanti.

- A volte il guerriero della luce si comporta come l’acqua, e fluisce fra gli ostacoli che incontra. In certi momenti, resistere significa venire distrutto. Allora egli si adatta alle circostanze. Accetta, senza legnarsi, che le pietre del cammino traccino la sua rotta attraverso le montagne. In questo consiste la forza dell’acqua: non potrà mai essere spezzata da un martello, o ferita da un coltello. La più potente spada del mondo non potrà mai lasciare alcuna cicatrice sulla sua superficie. L’acqua di un fiume si adatta al cammino possibile, senza dimenticare il proprio obiettivo: il mare. Fragile alla sorgente, a poco a poco acquista la forza dagli altri fiumi che incontra. E, a partire da un certo momento, il suo potere è totale.


- Un guerriero della luce mantiene sempre il proprio cuore sgombro dal sentimento dell’odio. Quando si avvia alla lotta, si ricorda di quello che disse Cristo: “amate i vostri nemici”. E obbedisce. Ma sa che l’atto del perdono non lo obbliga ad accettare tutto. Un guerriero non può abbassare la testa, altrimenti perde di vista l’orizzonte dei suoi sogni.

- Per il guerriero della luce non esiste amore impossibile. Egli non si lascia intimidire dal silenzio, dall’indifferenza, o dal rifiuto. Sa che, dietro la maschera di ghiaccio che usano gli uomini, c’è un cuore di fuoco. Perciò il guerriero rischia più degli altri. Ricerca incessantemente l’amore di qualcuno, ancorché ciò significhi udire spesso la parola “no”, tornare a casa sconfitto, sentirsi rifiutato nel corpo e nell’anima. Un guerriero non si lascia spaventare quando insegue ciò di cui ha bisogno. Senza amore, egli non è nulla.

- Il guerriero della luce crede. Poiché crede nei miracoli, i miracoli cominciano ad accadere.

- E il guerriero riflette: “perché parlare tanto, se in molte occasioni non sono capace di fare tutto quello che dico?” Il cuore risponde: “se difendi pubblicamente le tue idee, devi sforzarti di vivere rispettandole”. Proprio perché pensa di essere ciò che dice, il guerriero finisce per trasformarsi in ciò che dice di essere.

- Un guerriero sa che un angelo e un demonio si contendono la mano che impugna la spada. Dice il demonio: “tu cederai. Non individuerai il momento giusto. Hai paura”. Dice l’angelo: “ tu cederai. Non individuerai il momento giusto. Hai paura”. Il guerriero è sorpreso. Hanno detto tutti e due la stessa cosa. Poi il demonio continua: “lascia che ti aiuti”. E l’angelo dice: “ti aiuto io”. A questo punto il guerriero avverte la differenza. Le parole sono le stesse, ma gli alleati sono diversi. Allora egli sceglie la mano del suo angelo.


- Un guerriero non si accompagna a chi vuole fargli del male. Né tanto meno viene visto in compagnia di coloro che desiderano “consolarlo”. Evita chi gli sta accanto solo in caso di sconfitta: questi falsi amici vogliono dimostrare che la debolezza ricompensa. Portano sempre cattive notizie. Tentano sempre di distruggere la fiducia del guerriero, sotto il mantello della “solidarietà”. Quando lo vedono ferito, si sciolgono in lacrime, ma in fondo al cuore sono contenti perché il guerriero a perduto la battaglia. Non capiscono che questo fa parte del combattimento. I veri compagni di un guerriero sono sempre al suo fianco, nei momenti difficili e in quelli favorevoli.


- Gli amici del guerriero della luce gli domandano da dove provenga la sua energia. Egli risponde: “dal nemico occulto”. Gli amici gli chiedono chi sia. Il guerriero dice: “qualcuno che non possiamo ferire”. Può essere un bambino che lo ha sconfitto durante un litigio nell’infanzia, l’innamorata che lo ha lasciato a undici anni, l’insegnante che lo chiamava “asino”. Quando è stanco, il guerriero si ricorda di non avere ancora visto il suo coraggio. Egli non pensa alla vendetta, perché il nemico occulto non appartiene più alla sua storia. Pensa soltanto a migliorare la propria abilità, affinché la fama delle sue imprese faccia il giro del mondo e giunga alle orecchie di chi lo ha addolorato in passato. Il dolore di ieri è la forza del guerriero della luce.


- Il guerriero della luce si concentra sui piccoli miracoli della vita quotidiana. Se sa vedere ciò che è bello, è perché ha la bellezza dentro di sé, giacché il mondo è uno specchio che rimanda a ogni uomo il riflesso del suo viso. Pur conoscendo i propri difetti e limiti, il guerriero fa il possibile per mantenere il buon umore nei momenti di crisi. In fin dei conti, il mondo sta facendo ogni sforzo per aiutarlo, quantunque tutto ciò che lo circonda sembra affermare il contrario.


- Quando arriva l’ordine di trasferimento, il guerriero guarda tutti gli amici che si è fatto durante il cammino. Ad alcuni ha insegnato a udire le campane di un tempio sommerso, ad altri ha raccontato storie intorno al fuoco. Il suo cuore si rattrista, ma egli sa che la sua spada è sacra, e che deve obbedire agli ordini di colui al quale ha offerto la sua lotta. Allora il guerriero della luce ringrazia i compagni di viaggio, trae un profondo sospiro e va avanti, portando con sé i ricordi di un viaggio indimenticabile.

dall'Album "Presente" (Renato Zero)



Queste sono due canzoni prese dall’ultimo Album di Renato Zero dal titolo “Presente”.
Per gradire inizio con un pezzo della canzone più diffusa dell’Album, “Ancora qui”. Un piccolo prologo a quelle che sono le due canzoni più belle di questa ultima fatica di Renato Zero.

“Ancora qui per dire di si ai miei sentimenti con l’onestà di chi non ha mai barato con te… …Abbracciami adesso perché è il tempo di noi, io non ti ho scordato non l’ho fatto mai…
…Ancora qui per dire di si riaccendere i sensi, affinché tu non mi veda più diverso da te. Nessuna dogana per noi ne ieri ne mai…
…Lascia la porta spalancata alla vita anche, se l’hanno umiliata brutalizzata, c’è ancora qualche cosa di me in ogni latitudine c’è qualcosa per cui ritornerei da te”.


- Quando parlerò di te

Quando parlerò di te non avrò più lacrime da offrire,
l’autunno è intorno e dentro me e un gran silenzio da smaltire.
In una notte che non so cambiasti umore e vita mia
lei abbasso gli occhi e disse no e finì una magia.
Tornare libero così non era quello che volevo
e mentre parlerò di te di quel rimpianto sarò schiavo.
Non è normale alla mia età stringere una fotografia
lasciarmi andare non dovrei ti vorrei, ti vorrei.
Dimmi di no, dimmi di no, quando verrò
lasciami la senza pietà se insisterò
avevo promesso che avrei dimenticato
che non sarei ritornato indietro mai
non ho quella volontà peccato, anche l’orgoglio mi ha tradito,
trovasti anche tu la pace anima mia.
Dimmi di no, dimmi di no, dimmi di no.
Se mi darai la libertà io guarirò
non dovrò più mendicare nessuna carezza da te
ti prego lasciami andare non insistere fallo per me.
Dimmi di no.
Quando parlerò di te sarà fiorita la mia serra
la primavera tornerà niente più ostilità ne guerra.
L’amore cresce a parte noi percorrerà la strada sua,
ma quando parlerò di te la mia mente andrà via.
Ti scorderò, ti scorderò, ti scorderò,
davanti a Dio premetto che ti scorderò.
Dimmi che fine farà questa passione
saprò raccontarmi che non esisti più.
Un’imprudenza averti amato non riavrò indietro ciò che ho dato
scusami se non ti perdonerò.
Ti scorderò, ti scorderò, ti scorderò.
……Ci proverò.

- Un’altra gioventù

Così distanti e muti io e te,
come due sconosciuti perché
la vita ci allontana …lo so.
Almeno un saluto si può.
Ai miracoli ci credi? …io si.
Perciò ci ritroviamo noi qui
per pareggiare i conti …e già.
E dirci una volta per tutte la verità.
Ce la siamo conquistata questa nostra libertà
con coscienza e con fatica, ecco come si fa
senza sconti o privilegi ci si mette un po’ di più
ma se tocchi quella cima come un Dio ti senti tu.
Grazie di essere te stesso bentornato amico mio
senza offrirci al compromesso siamo salvi tu ed io.
Questa fede ci accompagna siamo vivi grazie a lei.
Nel girone dei delusi non ci vedrete mai.
C’è amore nei tuoi occhi e nei miei,
la voglia tua di offrirti è la mia.
Identici destini …direi.
Indivisibili ormai.
Una promessa nuova …sarà.
Se vuoi la primavera verrà.
Io non ti ho mai mentito …io no.
Resta non te ne andare più
non lasciare questi occhi senza luce …resta.
Questa è la nostra festa un’altra gioventù.
Non lasciare questo corpo senza una risposta
noi convinti di cambiare il mondo,
non lasciamo che sia lui a cambiare noi.
Ostaggi mai.
Che ha ragione il calendario così certo non sarei,
ho vissuto mille storie ma quei brividi mai,
che la gioia più profonda è sentirti accanto a me
nel pericolo e nei dubbi miei amico tu ci sei.
Il coraggio si difende vanno avanti anche le idee
ma la vita mia pretende altri voli lo sai.
Siamo sempre più da soli contro un muro di omertà.
E sia benedetto quel giorno in cui la pace verrà.

RENATO ZERO

Quando si vuole bene

Quando si vuole bene, bene veramente,
bene fino in fondo, bene solamente.
Tutto il resto è poco, tutto il resto è niente
Quando si vuole bene.
Quando si vuole bene, bene solamente
non si è più banali, non si è più comuni
e anche una parola, se soltanto è mia,
sfiora le tue labbra e diventa una poesia.
Si può camminare gli occhi dentro agli occhi,
attraverso i muri delle nostre case,
camminare dritti sopra le campane,
sopra un mare caldo, sopra le montagne,
sopra una tempesta fino a chi sa dove
dove il tempo è bello pure quando piove
dove il tempo è tutto e dove tutto è niente.
Vivere nel vento, vento nella mente.
Si può immaginare d’essere bambini
anche quando il tempo scappa dalle mani.
Continuare insieme tutta un’altra vita
anche quando questa poi sarà finita.
Quando si vuole bene, bene fino infondo
e persino bello anche questo mondo.
Anche questo mondo…
Anche questo mondo…

martedì 21 aprile 2009

Beggra mia ni itimu (Ciao Barbara)

Un’altra persona che mi dispiacerà salutare quando finirà questa avventura, è Barbara. L’ho conosciuta all’inizio di questa esperienza in terra straniera. Lei è una ragazza davvero speciale, dal cuore d’oro e di una generosità unica. È una delle persone che nella vita devi avere la fortuna di conoscere e se riesci ad entrare nel suo cuore, devi ritenerti fortunato.
Il nostro incontro è avvenuto in un ufficio e senza non poche difficoltà perché non le ero tanto simpatico, con me non riusciva a trovarsi bene e io, che sono abituato a queste cose, ho pensato che bisognava dare tempo al tempo. Magari diventavamo amici, magari continuavamo rimanendo semplicemente colleghi oppure ci dovevamo odiare. Passano i giorni e il lavorare insieme gomito a gomito, nella stessa macchina e nello stesso ufficio, trasforma una semplice conoscenza in un’amicizia.
Scrivevo nella mia Moleskine: “…non so se in questo taccuino ho mai parlato di Barbara: una ragazza di Spongano (paesino di pochi abitanti nel cuore del Salento cui sono un po’ legato perchè da lì veniva un amico scomparso nel 2004) dal carattere d’oro. Una brava ragazza che giorno dopo giorno e parole dopo parole fa sempre più accresce la stima, il rispetto e quel senso di volerla come amica”.
Questo senso di amicizia vedo che accresce anche in lei (almeno penso), lo deduco da un pensiero che un giorno mi trovo tra le mani e che mi ha profondamente colpito.
Ovviamente ci sono stati degli alti e dei bassi tra me e lei nel corso di questi mesi.
Di me non sopporta la lentezza, dice che sono troppo lento nonostante cerco di farle capire che nella vita bisogna fare le cose con i tempi giusti. Mi chiama “eterno riposo”.
Di me non sopporta alcuni scherzetti, devo darle ragione. Purtroppo sono una persona che pensa che tutti quelli che mi stanno intorno devono accettare le mie battute e i miei scherzetti (proprio per questo mi sono tirato l’antipatia di parecchie persone).
Ma, cara Barbara, io sono fatto così anche se alle volte non do limite alla mia voglia di scherzare. Se in alcuni casi ti ho infastidito, ti chiedo scusa.
E se non hai sopportato altri miei modi, sappi che non l’ho fatto per irritarti ma perché sono proprio così: una frana, un casinista, un rompiscatole.
Anche se io, in realtà, ho solo due veri difetti (e non fare la faccia… come a dire: “solo due?”): uno, mi affeziono troppo alle persone; secondo, sono troppo buono e rispettoso.
Quando mi affeziono a una persona vuol dire che quella persona mi ha colpito dritto nel cuore. Ed è veramente raro che succede, perché poche persone dall’animo straordinario o dotate di naturale semplicità, riescono a colpirmi. C’è anche da dire che, alle volte, non voglio io affezionarmi troppo.
Ma tu, Barbara, ci sei riuscita. Hai colpito. E forse un domani ti dirò come ci sei riuscita. Un piccolo indizio: parole non dette.

Voglio chiudere questo Post con l’augurio di non dare fine a questa amicizia, anche se la distanza e i casi della vita ci porteranno ognuno per la propria strada. Ma, come dico sempre alle persone, non è la distanza che separa.
Io ormai ti ho fatto una fotografia con il mio ventricolo sinistro e ti posso assicurare che da li sarà davvero difficile uscire.
Ed ecco perché ti saluto con un CIAO e non con un addio. Poi io credo fortemente nel destino. E se ha voluto che i nostri occhi si incrociassero ora, all’estero, non vedo perché deve fare i capricci in Italia.
A presto Barbara e “in bocca al lupo”.

P.S. ...non dimenticartelo ...che mi stai qui …impiantata …sulla punta dell’esofago
Ovviamente, scherzo…

P. S. atto II …c’è… non se hai notato… il titolo è in leccese (suggerito)… traduzione: “bella mia ci vediamo” (tipico saluto del Salento: lu sule, lu mare, lu ientu) solo per questo mio parlare leccese mi devi giurare eterna amicizia.

Un abbraccio
L’eterno riposo …Fax

domenica 19 aprile 2009

Storie di Balfour

Questo è un Post che racchiude storie di Arthur James Balfour, un uomo politico inglese.
Tre storie che racchiudono diplomazia, saggezza e l’antipatia che Balfour aveva per l’America.
(la prima storia l’Amica Mia dovrebbe conoscere)

- Un ragazzo domandò un giorno a Balfour che cosa fosse la diplomazia. E Balfour raccontò il seguente apologo. C'era una volta un re orientale molto potente che aveva sognato una notte di perdere tutti identi, uno dopo l'altro. Chiamò un derviscio, perchè gli spiegasse il sogno e questi, tutt’altro che diplomatico, gli disse: "I denti sono i tuoi figli. Essi moriranno tutti uno dopo l'altro e tu li vedrai morire". Il re lo fece impiccare. Poi chiamò un altro derviscio (e questo era diplomatico), il quale disse: "Rallegrati, Maestà. I denti sono i tuoi figli. E siccome tu sei caro agli Dei, vivrai più a lungo per la felicità del tuo popolo". Il re gli diede una borsa piena d'oro.
"E ora, concluse Balfour rivolto al ragazzo, puoi capire da te che cosa è la diplomazia"
- Un giornale aveva vivacemente attaccato Lord Balfour. "Che cosa intendi fare?" gli chiese un amico. "Quereli il direttore?" Balfour gli rispose col seguente apologo: "In Cina un giornale aveva attaccato un uomo politico. Costui aveva un amico molto savio al quale domandò consiglio: doveva querelare il giornale o vendicarsi in altro modo? Il savio gli disse: "La metà delle persone che hanno comprato il giornale non hanno visto l'articolo. La metà di coloro che l'hanno visto non l'hanno letto. La metà di coloro che l'hanno letto non l'hanno capito. La metà di coloro che l'hanno capito non l'hanno creduto. La metà di coloro che l'hanno creduto sono persone senza importanza. Dunque..."
- Nella sua antipatia per l'America, Balfour aveva inventato questa storiella che raccontava agli amici. Un uomo d'affari americano, non sapendo che cosa fare di suo figlio, lo chiuse in una stanza con una Bibbia, una mela e un assegno bancario. Pensava: "Se lo ritroverò a leggere la Bibbia, ne farò un prete; se starà contemplando la mela, ne farò un agricoltore; e se guarderà l'assegno, ne farò un banchiere". Passato il tempo prefisso, e tornato nella stanza, trovò il figlio che aveva intascato l'assegno e, seduto sopra la Bibbia, stava mangiando la mela: ne fece allora un uomo politico.
Arthur James Balfour,

Una storia sull'amicizia

"Il mio amico non è tornato dal campo di battaglia, signore.
Le chiedo permesso per andare a cercarlo" disse un soldato al suo tenente.
"Permesso negato!!", replicò l'ufficiale, "non voglio che lei rischi la sua vita per un uomo che probabilmente è già morto".
Il soldato, senza prestare attenzione al divieto, se ne andò e un'ora dopo ritornò ferito mortalmente, trasportando il cadavere dell'amico.
L'ufficiale era furioso: "Le avevo detto che ormai era morto! Mi dica se valeva la pena andare fin là per recuperare un cadavere!?!"
Il soldato, moribondo, rispose: "Certo, Signore! Quando l' ho trovato era ancora vivo e ha potuto dirmi: Ero sicuro che saresti venuto!"

sabato 18 aprile 2009

Se solo penso...

Ecco… se non mollo questo lavoro è solo perché lavoro con belle persone e ho conosciuto gente eccezionale, condividendo giorno dopo giorno cose molto belle.
Se solo penso a Joseph: con lui mi sono sempre trovato nei casini, ma di cose insieme ne abbiamo fatte tante, divertendoci sempre. Devo dire che è uno dei più grandi amici che questo lavoro mi ha regalato e insieme a lui mille avventure sul lavoro e nella vita di tutti i giorni. Ancora ora sento la sua mancanza quando mi trovo nelle stesse situazioni che con lui vivevo in modo diverso, con quel pizzico di follia e con la nostra voglia di non prenderci mai sul serio.
Se solo penso a Chicco: “compagno di sbronze” lo avrebbe definito Charles Bukowshi. E non aggiungo altro.
Se solo penso a Gianfranco: l’eterno incazzato.
Se solo penso a Roberto F.: con i suoi famosi “munnezz” e “non pazziam n’gop a stì còs”.
Se solo penso a Davide: il neo papà dal cuore sempre immerso nella sua Palermo.
Se solo penso a Gaetano: compagno di casa e d’uscite.
Se solo penso a Angelo: compagno e basta.
Se solo penso a Giovanni: con il tormentone, “minchia, minchia BMW”.
Se solo penso a Roberto M.: il sempre prolifero dall’innamoramento facile.
Se solo penso ad Anna: ragazza straordinaria dall’originale simpatia.
Se solo penso a tutte quelle altre persone, ad esempio Millan, Milani, Flebus, Madeddu, Di Giorgio, Barbara, Di Pippa e qualcun altro.
Se solo penso a tutte queste persone che ogni giorno mi danno la forza per andare avanti, come per magia… mi dimentico che voglio lasciare questo lavoro.
Ecco… se non avessi trovato le persone giuste che mi hanno regalato le emozioni giuste, questo lavoro lo avrei già lasciato da un pezzo…

Grazie a tutti voi…
senza di voi sarei stato un altro disoccupato…

venerdì 17 aprile 2009

Storia della Nuvola e della Duna

Adesso vi racconto la storia della Nuvola (che sarei io) e la Duna (che è un’amica)

Una nuvola giovane, giovane (ma, è risaputo, la vita delle nuvole è breve e movimentata) faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco di nuvoloni gonfi e bizzarri. Quando passarono sul grande deserto del Sahara, le altre nuvole, più esperte, la incitarono: "Corri, corri! Se ti fermi qui sei perduta". La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani, e si lasciò scivolare in fondo al branco delle nuvole, così simile ad una mandria di bisonti sgroppanti. "Cosa fai? Muoviti!", le ringhiò dietro il vento. Ma la nuvoletta aveva visto le dune di sabbia dorata: uno spettacolo affascinante. E planò leggera, leggera. Le dune sembravano nuvole d'oro accarezzate dal vento. Una di esse le sorrise. "Ciao", le disse. Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma. "Ciao. Io mi chiamo Ola", si presentò la nuvola. "Io, Una", replicò la duna. "Com'è la tua vita lì giù?". "Bè.... Sole e vento. Fa un po' caldo ma ci si arrangia. E la tua?". "Sole e vento... grandi corse nel cielo". "La mia vita è molto breve. Quando tornerà il gran vento, forse sparirò". "Ti dispiace?". "Un po'. Mi sembra di non servire a niente". "Anch'io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. E' il mio destino". La duna esitò un attimo e poi disse: "Lo sai che noi chiamiamo la pioggia Paradiso?". "Non sapevo di essere così importante", rise la nuvola. "Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia bella la pioggia. Noi ci copriamo di cose meravigliose che si chiamano erba e fiori". "Oh, è vero. Li ho visti". "Probabilmente io non li vedrò mai", concluse mestamente la duna. La nuvola rifletté un attimo, poi disse: "Potrei pioverti addosso io...". "Ma morirai...". "Tu però, fiorirai", disse la nuvola e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente.Il giorno dopo la piccola duna era fiorita.

Io sono la nuvola e la duna è una amica mia, ma non un’amica qualsiasi ma proprio tu. Amica mia che sei stata colpita e sfiorata al cuore da questa storia. Proprio tu… che vedi in me una nuvola.

mercoledì 15 aprile 2009

Una storia di Charlie Chaplin

C'era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino. Decisero di viaggiare, di lavorare e diconoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino.Arrivati nel primo paese, la gente commentava: "guardate quel ragazzo quanto è maleducato...lui sull'asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano". Allora la moglie disse a suo marito: "non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio". Il marito lo fece scendere e salì sull'asino.Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: "guardate che svergognato quel tipo... lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l'asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa". Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l'asino.Arrivati al terzo paese, la gente commentava: "povero uomo! dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull'asino. E povero figlio. chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!”. Allora si misero d'accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull'asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: sono delle bestie, più bestie dell'asino che li porta. Gli spaccheranno la schiena! Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all'asino.
Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: “guarda quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!”Conclusione: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.Quindi: vivi come credi e fa ciò che vuoi senza pensare a quello che pensano gli altri.

Questo scrisse a suo tempo Charlie Chaplin
Quello che fai viene sempre criticato, indipendente da come viene fatto. Amici, quando fate qualcosa… fatela, come viene, viene. Senza pesare le parole della gente.
La gente… sempre più “signori del nulla”.

lunedì 13 aprile 2009

Stiamo per arrivare alla fine

Manca davvero poco alla fine di questa esperienza lavorativa all’estero che mi ha visto protagonista di numerose avventure e curiosi incontri. L’unico piccolo inconveniente è stato quello di dovermi dedicare prima a un lavoro, poi dovermi avvicendare con un altro per poi dedicarmi completamente a quell’altro. Vi spiego meglio: io in Italia lavoro con uno staff formato da amici più che colleghi; ma per questo lavoro all’estero ho dovuto operare con un altro staff dove io conoscevo solo il capo di nome. Poi ritorno con gli amici con cui lavoravo in Italia per alcuni motivi che non sto qui a scrivere. Meglio di così non posso spiegare. Poi chi ha capito perché mi conosce, bene; chi non mi ha capito, se lo andasse a prendere in faccia al naso (tanto per utilizzare un termine barese).
Ma partiamo con l’arrivo in questo nuovo ufficio formato da gente a me completamente estranea fatta eccezione, come dicevo prima, del capo che in Italia ogni tanto passava davanti al mio ufficio per andare verso altri uffici. Parto proprio da lui.
Il mio Capo, il Signor Roberto (e solo per questa rara occasione mi permetto di chiamarlo per nome), che con me si è sempre comportato in un modo splendido mettendomi sempre nella condizione di lavorare bene. Poi, lunghi viaggi in macchina fatti tra strade piene di dossi e buchi, abbiamo avuto modo di conoscerci meglio. E devo dire di aver scoperto una persona davvero bella che come me è amante della cucina e come me viene dalla provincia di Bari (anche se è nato a Torino).
Poi c’è Barbara che si è dimostrata fin da subito una buona amica e che in poche righe non riuscirei a scrivere quello che in quattro mesi ha saputo darmi e che non dimenticherò mai. Con la sua rara unicità ha saputo catturare la mia amicizia, cosa che raramente concedo (o meglio solo a persone speciali), e ha impreziosito proprio quel sentimento (l’amicizia) cui io credo molto. Anche se alle volte avrebbe voluto uccidermi. …e mi pare che devo finirla qui altrimenti esce un Post nel Post.
Sempre nello staff ci sono altre tre persone, anche questi mi concederanno di chiamarli per nome, Sax, Marco e Michelangelo. Nutro rispetto per loro, anche se non ho legato come ho legato con il Capo e Barbara.
E poi non devo dimenticarmi assolutamente di Nasser, l’interprete dell’ufficio. Una gran bella persona con una simpatia tutta particolare.

Passano quattro mesi e un susseguirsi di eventi, che hanno visto il rientro in Italia di due persone amiche, mi portano nello staff dove, in Italia, ho sempre lavorato. Non nascondo il mio dispiacere di lasciare il gruppo dove ho passato quattro mesi meravigliosi, ma, per forza di cose, ho dovuto trasferirmi all’ufficio di sempre. E qui finalmente trovo gli amici che da dieci anni conosco e con cui ho un bellissimo rapporto. Il Capo Riccardo e l’amico Chicco, due persone straordinarie unite da un unico comune denominatore: il non prenderci, sempre e costantemente, sul serio; un gruppo alla “Amici Miei”. Peccato che mancano Roberto (rientrato per problemi famigliari) e Anna (rientrata per trasferimento), causa del mio ritorno in questo staff.
L’unico vero e grande rimpianto è quello di aver passato troppo poco tempo con l’Amico Gianfranco ma, come lui ben sa, facevamo due lavori diversi e quindi erano rare le volte che potevamo vederci. Ma quando ci vedevamo, anche per pochi attimi, era bello. Scusa Amico mio.

Questa esperienza all’estero, fatta eccezione dei cambi di ufficio in corsa, è stata molto utile e interessante: ho avuto modo di girare tantissimo, di visitare paesi sperduti all’occhio del mondo e apprendere usanze e costumi.
Ho avuto modo di conoscere meglio certa gente che in Italia, nonostante lavorassero nel mio stesso ambiente, non conoscevo. Tra quelle persone ho scoperto Nicola D’Ambrosio: un bravissimo ragazzo dalla grandissima sensibilità, una persona davvero speciale.
Ho avuto modo di intensificare alcuni rapporti che pensavo rimanessero stabilmente nella fascia della “conoscenza inutile”. Ho avuto modo di avere alcune certezze che mi portavo dall’Italia; dove, tutti quelli che credevo merde o gente di poco valore, persone vili e false, persone immeritevoli di saluto e dalla bassa moralità, rimangono tali.
Però sembra doveroso fare alcuni nomi che, in un certo senso, hanno contribuito alla mia serenità e che meritano un posticino in questo mio Post: Signor Fronteddu, Signor Flebus, Signor Madeddu, Signor Pugliese (Sasà), Signor Milani, Mr. Mohammed Salifu (ghanese), Carmine Bottazzo, l’amico Roberto Marino, Calogero, Oscar e a chi ho sorriso, ho salutato e ho condiviso qualche partita a biliardo, un pasto o un inutile scambio di battute.

Manca davvero poco alla fine di questa avventura all’estero e tirando due somme posso dire che, a parte quelle persone di poco valore, la vita lavorativa e quella passata con gli amici è molto gradevole. Passa tutto molto velocemente, il lavoro non manca ma non mi uccide, mi dedico con passione ad alcuni svaghi stando a stretto contatto con i miei amici e scrivo sul mio computer.“E quando giunse in cima al monte, ecco spalancarsi davanti a lui un altro mare…”…e tra poco sulla cima del monte ci arriveremo.

giovedì 9 aprile 2009

I "signori del niente"

“Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che 'nvidiosi son d'ogni altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”
- Divina Commedia, Inferno, Canto III -

Dopo aver criticato chi prende la vita sul serio adesso parlo dei “signori del niente”. Definizione del “signori del niente”: coloro che per hobby, per frustrazione mentale e per voglia di essere ascoltati parlano a caso delle persone. Adesso vi racconto quello che hanno fatto queste persone di dubbio valore e falsa moralità, ipocriti senza tempo e vigliacchi. Allora, una delle cose che a questa gente piace fare più di ogni altra cosa è entrare nella vita privata degli altri senza avere né arte ne parte.
Per esempio: se tu hai la fortuna di conoscere una ragazza e vivere con lei una grandiosa amicizia passi come uno di quelli che ci prova. Poi ti parlano come se volessero conferme quello che hanno sentito o addirittura vogliono cercare di estrapolarti qualcosa dalla bocca per poterle usare e stravolgere come meglio credono. Per poi non parlare se hai qualche varia o eventuale storia d’amore in corso, sei finito. Ma se con questa ragazza scherzi perché sei un burlone e ti piace scherzare, ogni tuo movimento potrebbe essere messo sotto giudizio per “mobbing” o “atti di nonnismo” (come si dice in gergo militare), in modo particolare, quando la ragazza con cui tu hai stretto amicizia magari ha iniziato a lavorare nel tuo ambiente molto dopo di te.
Per esempio: se tu fai un lavoro dove, tuo malgrado, sei a stretto contatto con i capi, sei apostrofato come bacia piedi, lecchino, lecca culo. Ecco, io per certe persone provo tanta pena perché apostrofare in questo modo vuol dire cadere in basso, soprattutto, quando l’apostrofato non è così ma esattamente il contrario. Devo dire che quando fanno così mi divertono e mi fanno sorridere perché impegnano la loro mente per cose inutili e sprecano il fiato, che con i tempi che corrono è meglio conservare per dire cose più utili.
Per esempio: se tu sei donna e non ti concedi facilmente di te dicono di tutto e di più solo perché con te non sono riusciti a far nulla. Disgustoso vero? E qui non vado oltre perché dal definirli “signori del nulla” potrei incominciare a offenderli sul serio e rischio di innervosirmi e io, che sono un tipo calmo, per un Post non voglio andare oltre.
Adesso ho fatto solo alcuni esempi perché questo mi sono ricordato a quest’ora della sera, dopo un’altra giornata lavorativa.
Ma i “signori del nulla” sono lì accanto a te, vicino ai tuoi pensieri, all’interno della tua anima. Pronti a dire qualcosa su di te: di quelle cose che tu non sei a conoscenza, ma loro si; di quei modi di comportarti che non sono i tuoi, ma che loro sanno; di quelle tue passioni inesistenti, che per loro esistono.
Perché loro, i “signori del niente”, (concedetemi questa piccola ma appropriata volgarità) non hanno un cazzo da fare dalla mattina alla sera per inventarsi cose che sono solo frutto della loro fantasia.
Ma non sanno che quando si costruiscono castelli di sabbia in riva al mare c’è sempre l’onda della verità che butta tutto giù.

mercoledì 8 aprile 2009

Scherzarsi addosso

Uno dei più grandi difetti dell’uomo è quello di prendersi troppo sul serio, parlo di questo perché non poche volte mi è capitato di inciampare davanti a certe persone. Per me, che del non prendere troppo sul serio le cose ne ho fatto una ragione di vita, è difficile rapportarmi con loro. Ho trovato su un mio diario, incominciato ma mai finito, un qualcosa che mi ha fatto riflettere e che mette in risalto quella bella arte di non prendersi mai sul serio. Adesso riporto quello che ho trovato dal titolo: -scherzarsi addosso-.
“C’è una qualità che sopravvive al tempo, che non si cura dell’anagrafe e che spesso –fa la differenza-. È l’ironia, o meglio l’autoironia: quella capacità di non prendersi troppo sul serio e di ricordare, prima di tutto a noi stessi, che, al di là delle nostre qualità e delle nostre vittorie, siamo uomini come gli altri. Quindi fallibili, relativi, provvisori. È difficile mantenere autoironia quando viviamo, tutti i giorni, ma è proprio questo che può consentirci di conquistare un posto solido nel cuore di chi ci sta vicino”.
Mi ha fatto parecchio pensare. Secondo la teoria di chi ha scritto questa cosa l’ironia o l’autoironia sono un bene preziosissimo, tale da conquistare un posto nel cuore di chi ci sta vicino. Ma avete mai visto le persone che ridono solo per riflesso o solo perché chi gli fa comodo ha fatto una battuta, anche se squallida. Avete mai visto quelli che sono contenti solo, quando si trovano in momenti eccezionali della loro vita. Proprio quelli che al di fuori di qualche battuta o evento particolare portano sempre il muso, indisponendo se stessi e gli altri.
Io con gente così non ci vado d’accordo perché il mio carattere mi porta a non socializzare con gente del genere, purtroppo nel mio ambiente lavorativo ne stanno tanti così.
E quindi la domanda nasce spontanea: ma sono io lo stupido che prende la vita come un gioco o loro che prendono tutto sul serio? ...mha!

domenica 5 aprile 2009

...in quella parte di Veneto

Questo è stato il fine settimana del Vinitaly. Una avvenimento simpatico che ogni anno per un fine settimana si tiene nella fiera della splendida Verona.
Per chi ama il vino è un paradiso, ci sono stand provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo dove si pubblicizza un solo prodotto: il vino.
Io ci sono andato un anno fa con degli amici. Siamo entrati con dei biglietti procurati dal padre di una amica. Entrati nella fiera ci siamo trovati all’interno di un mondo formato da calici e bottiglie. Eravamo completamente inesperti e timidi allora ci fermavamo nelle cantine cercando qualcuno che ci offrisse da bere ma nulla, non ci davano niente e quindi giravamo a vuoto per padiglioni. Finchè non decidiamo che anche a pagamento un bicchiere all’interno del Vinitaly dovevamo farcelo. Per caso becchiamo una cantina friulana e prendiamo un bicchiere a testa, appena finiamo il bicchiere chiediamo se dovevamo pagare e la risposta è stata la seguente: “no, qui non si paga niente”. Non l’avesse mai detto, abbiamo incominciato il viaggio a ritroso di tutte le regioni che avevamo visitato a vuoto. L’ultimo e fatale padiglione è stato quello della Puglia dove una cantina di Manduria ci ha fatto degustare un ottimo Primitivo da diciotto gradi che con un misero assaggio ha messo a tappeto quattro vecchie spugne come noi. Dopo il Primitivo dritti a mangiare qualcosa di altrettanto pesante per metabolizzare quei diciotto gradi. Dopo qualche altro giro, passando anche per cantine straniere, usciamo dalla fiera e ci godiamo un po’ la bellissima Verona.

Ma questo fine settimana è stato anche il fine settimana di Gardaland. Il mio parco giochi preferito apre i cancelli a migliaia di visitatori che ogni anno accorrono numerosi. Io riesco ad andare due volte all’anno ma solo per una mia personale limitazione, altrimenti andrei almeno una volta al mese per un fine settimana. Mi piace troppo Gardaland perché è un posto dove vivi per poche ore con lo stesso animo di un bambino.
L’anno scorso non ci sono andato e quest’anno devo almeno andarci tre volte per mantenere la media.

Questo fine settimana, tra la fiera di Verona addobbata a Vinitaly e il divertimento a Peschiera del Garda con Gardaland, andare in quella parte di Veneto per me è molto pericoloso perché sicuramente sarei andato prima al Vinitaly e poi a Gardaland. Ed è un casino, anche se fatto al contrario.

mercoledì 1 aprile 2009

Ciao Anna...

Ecco il primo Post del mese di aprile (e non è uno scherzo) che io voglio dedicare a una persona che da circa un anno lavora con me e con chi, ovviamente, fa parte di questo meraviglioso staff. Ora vi racconto la storia di questa ragazza che un po’ di tempo fa......
Mi ricordo che il cinque maggio del 2008 una ragazza timida appare davanti alla porta dell’ufficio e con estrema educazione e massimo rispetto si presenta a noi, strampalati uomini dalla dubbia cultura e dalla originale voglia di non prendersi mai sul serio. La cosa curiosa è che il cinque maggio è stato il suo compleanno. Fatalità? Il caso? Il destino? Chissà! Magari come regalo la vita le ha dato noi? Mha!
Con l’andare del tempo ha incominciato a prendere, come si dice a Bari, “il fiato della massaia” (in dialetto è inscrivibile) che tradotto vuol dire che ha iniziato ad affiatarsi con noi. Passano i giorni e i mesi e l’affiatamento si trasforma in uscite, inviti a feste e cene in casa che con nessuno di tutti quelli che avevano messo il naso all’interno di quell’ufficio è mai successo.
Sarà stato il suo modo di interagire con noi dovuto al suo carattere che un po’ come il nostro si presta al gioco e allo scherzo o saranno state le tante chiacchierate ma finalmente abbiamo trovato una persona che con noi si trova bene e quanto lei con noi tanto noi con lei.
Però come nelle migliori tradizioni della vita e di un lavoro dove sono previsti cambi e trasferimenti è distaccata a Roma, culla della storia italiana e una delle città più belle del mondo.
E mi dispiace tantissimo perché ad andare via è una persona Vera, onesta e sensibile.

Anna, come dice quella frase che a te piace tanto? “fedele alle tradizioni… proiettata nel futuro… con il cuore oltre l’ostacolo”. Questa frase ora più che mai la devi fare tua perché, amica, tu devi rimanere sempre te stessa con quel carattere che è tanto piaciuto a noi e a tutte quelle persone che ti circondano da sempre nella vita e, quindi, mantieni sempre ben saldi quei tuoi principi che sono sempre stati colonne portanti della tua vita (fedele alle tradizioni). Ricordati che questo non è un punto di arrivo ma un punto di partenza per successi sempre maggiori, per un futuro migliore e, perché no, più tranquillo (…proiettato nel futuro…). E ricordati di tutte le difficoltà che incontrerai e di quanti problemi questo nuovo incarico ti porterà, ma tu sicuramente riuscirai a superarli (…con il cuore oltre l’ostacolo).
Poi, tra una cosa e l’altra, ricordati che a Gorizia hai i tuoi amici, sempre pronti ad ascoltarti e sempre pronti ad aiutarti qualora tu ne avessi bisogno.
E sappi che non è la distanza che allontana le persone ma la voglia di non rivedersi quindi se si ha voglia di rivedersi siamo molto più vicini di quelle che sono le reali distanze che ci separano.

Un grande saluto e un affettuoso abbraccio Anna.
A presto
L’Amico Fabio