Ora come ora il Blog è un’idea davvero poco originale per esprimere se stessi o gridare qualcosa a qualcuno, ma sembra sia il più efficace. Ed è per questo che è nato “L’Angolo di Fabio”, per dire quello che penso e condividerlo con gli altri. Riflessioni, pensieri e punti di vista…

lunedì 18 gennaio 2010

Andrea e il Cabernet Franc - L'epilogo -

Amici, prima di leggere questo Post dovete leggere l'inizio della storia riportata in “Andrea e il Cabernet Franc” (clicca qui per leggere)

“Ti posso accompagnare a casa?” le chiedo.
Abita a pochi isolati da qui e accetta di essere accompagnata, ci incamminiamo pian piano finendo alcuni discorsi. Siamo arrivati al portone di casa sua e ancora una volta le mie labbra toccano le sue per un bacio intenso, vero, sincero. Il Cabernet Franc è in circolo nella mia testa in un modo talmente forte che mi tiene fuori da tutto quello che mi circonda. Solo Claudia e il bacio e il bacio e Claudia, il resto è nulla. Le due labbra si staccano con fatica e dalla sua bocca le parole che aspettavi: “vuoi venire su da me per un drink?” Nemmeno il tempo di finire la frase che già mi trovavo sulle scale ad aspettare che chiudesse il portone per raggiungermi. Mi guarda e mi sorride, la guardo e le sorrido. Facendo le scale noto un particolare che mi era sfuggito nel bar: il culo. Bellissimo, tondo, piccolo e, sicuramente, morbido (passate esperienze mi portano a pensare che un culo come quello fosse morbido... ho l'occhio che va oltre, io).
Ecco casa sua. Molto ordinata e curata nei minimi particolari con un arredamento in stile moderno e dei quadri che ritraggono città, luoghi e fiori. Ma non me ne frega niente dell'arredamento e quant'altro io voglio solo una cosa in quel momento: il drink! Scherzo, voglio una cosa che per non essere volgare chiamo drink. Incominciamo a spogliarci mentre guadagnamo la camera da letto a una meta alla volta. Prima cadiamo sul divano, poi facciamo un incidente con il tavolo da cucina, un'ultima toccata al mobile che si trovava all'ingresso e poi l'ambita camera da letto. Ormai siamo quasi nudi, rimaniamo solo con l'ultimo indumento addosso: quello del basso ventre... la mutanda. Lei un fantastico perizoma nero in pizzo...
Ops... c'è un qualcosa di strano in lei! Da quel perizoma escono due cose, non assomiglia affatto a una “drink”. Mi fermo, mi blocco, non riesco più ad andare avanti, rimango come paralizzato con un senso di schifo che mi prende dalla punta dell'alluce e arriva fino all'ultimo pelo che ho in testa. “Ma quella non è la drink? ...ma è un dronk! ...sono due testicoli? ...ma sei un uomo?” urlo disgustato. “Andrea pensavo te ne fossi accorto!” Prendo tutti i vestiti che ho seminato per casa e fuggo via, entro nella mia macchina e corro verso casa. Sempre più disgustato dal tutto entro in doccia, mi lavo e vado a letto. Sono le quattro del mattino e non riesco a prendere sonno, l'idea di come poteva andare a finire gira dalla parte contraria da dove, ormai da un tre ore a questa parte, gira l'alcol. Finalmente, il buio.


“Andrea e il Cabernet Franc -l'epilogo- parte finale”
Andrea è in cura da un psichiatra ormai da tre anni. Dopo quella sera non ha avuto la forza di andare a letto con nessun'altra donna, non tocca più alcol e non frequenta più locali pubblici. Ha buttato anche tutta la collezione composta da ottanta vini italiani e una ventina di vini stranieri costata una fortuna.
Ha le convulsioni, fitte allo stomaco e fastidi al fondo schiena quando viene nominata la parola Cabernet Franc.

giovedì 14 gennaio 2010

Andrea e il Cabernet Franc

Sono le sei di sera ed entro in macchina. Ci sono due gradi e mezzo fuori e il freddo mi entra nelle ossa. Metto in moto e decido di camminare, ma al primo distributore mi devo fermare a fare gasolio. Cammino inutilmente per la strada, giro e rigiro alla ricerca di un posto dove potermi rilassare e bere del buon vino. Vengo attratto da un locale poco illuminato che dall'esterno vedo vuoto, non importa io alla fine voglio solo rilassarmi un po' e bere del vino. Mi accomodo su un confortevole divano in finta pelle e ordino un bicchiere di Cabernet Franc. “Si può fumare?” chiedo alla cameriera, “certo signore” mi risponde. Prendo dalla tasca un ottimo Toscano e lo accendo con un fiammifero, ci vogliono un paio di boccate prima che si accenda completamente.
Ed eccomi lì, buttato su un divano con il sigaro in bocca a pensare un po' a me e alla mia vita con di fronte un bicchiere di Cabernet Franc. Guardo il bicchiere con un senso di sfida, lo guardo come si guardano due duellanti prima di estrarre le armi. Lo acchiappo con una mano e con alcuni movimenti lo faccio girare un po', sento velocemente l'odore e poi lo faccio scendere... tutto d'un sorso. “Un'altro Cabernet Franc!” chiedo alla signorina che gentilmente me ne porta un'altro. Qualche altra boccata al mio sigaro che in bocca ha completamente cambiato sapore. Si avvicina una donna e mi chiede “hai da accendere?” - “certo!” - “come ti chiami?”, le chiedo - “Claudia!”. Mi sono sempre piaciute le claudie, non so perchè. Questa Claudia non aveva nulla a che invidiare a tutte le altre claudie che conosco. Mora, alta e formosa, al punto giusto, senza esagerazioni. Ha un paio di jeans stretti, un maglione giro collo e i capelli lisci e raccolti in su, con una piccola coda che scende dietro il collo. “E tu?”, mi chiede - “Andrea!” - “che ci fai da queste parti, Andrea” - “bevo e mi rilasso un po'” - “hai scelto il posto giusto per farlo”. In effetti il locale è molto bello all'interno. Una porta ad arco come ingresso, appena dentro c'è un bancone di due colori: la base in legno nera e la parte di sopra, sempre in legno, rossa con una forma astratta. Dietro al bancone un'infinità di vini provenienti da tutte le regioni d'Italia, sia bianchi che rossi, sia fermi che frizzanti. Di fianco c'è un'altra sala con comode poltrone e eleganti tavolini, sistemati per ogni angolo creando piccoli salottini. E poi la musica, un jazz in sottofondo che accarezza le trombe di eustacchio.
“Claudia, ti va di sederti affianco a me? Così... per scambiare due chiacchiere?”, le chiedo. Ed ecco il gesto che non mi sarei mai aspettato: Claudia si siede affianco a me.
Chiacchieriamo tutta la sera e il bicchiere di Cabernet Franc si trasforma in bottiglia.
Parliamo di tutto: amori, amici, disavventure, viaggi, lavoro... e... di tutto e di più. Passano le ore, erano le sette di sera quando l'ho conosciuta e ormai siamo a ridosso della mezzanotte.
Non so cosa mi prende, ma mi piace. Lei sorride con naturalezza, non sdegna la battutina, si prendere un po' in giro e prende simpaticamente in giro me. Credo che mi sto innamorando. Eppure è passato così poco tempo, ma questa Claudia è fantastica.
È tardi, ormai l'una di notte, ed è arrivato il momento di salutarci, ma non mi va di farlo. Un momento di silenzio.
Ed ecco, mi avvicino e la bacio.
Che splendida serata questa.

Per vedere come va a finire (clicca qui)

sabato 9 gennaio 2010

Pensiero accidentale

“Chiuso tra quattro strette mura. Davanti a me c'è una vetrata e al mio fianco una porta. Tutto molto triste se si considera che oltre la vetrata vedo un'altro muro: color salmone e con qualche crepa qua e la. Piove e il grigio di questa giornata non lascia spazio a nessun tipo di immaginazione. Fosse stata una giornata soleggiata uno avrebbe potuto vedere in quel muro un qualcosa di bello, che so... una femmina nuda per esempio. Ed ecco che la pioggia non pioggia più e un raggio insignificante di sole illumina il muro color salmone che ho di fronte, “ecco il sole!”, esclamo, ma dura soltanto un istante. E riappare il grigio delle nuvole cariche d'acqua. Ri-piove. Che giornata di merda! Sono sempre chiuso tra quattro strette mura, gonfie di aria calda sparata dal condizionatore. Alla faccia del fastidioso freddo che c'è fuori. Meno male che c'è il mio computer per poter scrivere alcune cavolate e andare un po' su internet. Ormai sono a un passo dalla fine di questa interminabile avventura, tra una manciata di minuti arriva il mio cambio e già mi vedo nel letto tra le coperte e le lenzuola. Un'ultima ondata di calore sparata dal clima e poi il freddo della strada e poi il caldo del mio letto e poi la morbidezza del mio pigiama. Ecco, è arrivato il momento, buonanotte.” “..........un'attimo, cos'è questo rumore? Dovrebbe essere... dovrebbe essere... ah ecco, è pioggia! ...Sembrava strano.”

Tratto da una storia che mi ha raccontato una persona.

domenica 3 gennaio 2010

KAPPADICUORI il libro di Massimiliano Barile

Rieccomi sul mio Blog. È da un po' di tempo che non mi metto sul pc per partorire un nuovo Post. E lo faccio mettendomi le vesti da critico letterario perchè ora dovrò parlare di KAPPADICUORI il libro del mio amico Massimiliano Barile.
KAPPADICUORI è un libro che merita di essere letto; e non lo dico perchè Max è amico mio, ma proprio perchè è bello ed è un piacere leggerlo.
La storia raccontata da Massimiliano è quella di un prestigiatore di Bari che incontra degli amici che lo seguiranno per tutte le ottanta pagine, un amore che incontra in un bel momento della sua vita e il successo che arriva tra un colpo di bacchetta da grande illusione e un simpatico gioco di carte che stupisce sempre.
Geniale nei personaggi e geniale nel racconto. Umorista quando serve, magico quando parla dei suoi giochi e intrigante quando racconta la vita del personaggio. Tra un com'è e come non è, tra un maresciallo dei carabinieri e un Vito e Filomena, tra un gioco di prestigio e un colpo di scena finale, questo libro merita davvero di essere comprato e tenuto nella propria libreria tra i libri che dovete rileggere.
Sei grande Max (come ti chiamano gli amici).
Però amici del Blog che mi state leggendo non ditegli che ho parlato bene di questo libro perchè altrimenti il ragazzo si monta la testa. Con lui faccio un po' come Enzo Ferrari faceva con i suoi piloti, non gli diceva mai che erano bravi altrimenti non correvano più veloce.
Ecco perchè con lui sono sempre cattivo, ma tifo sempre per lui.
Se quello che ho scritto vi ha minimamente convinto, cliccate su questo link per andare a comprare il libro.
..........buona lettura.........