Ora come ora il Blog è un’idea davvero poco originale per esprimere se stessi o gridare qualcosa a qualcuno, ma sembra sia il più efficace. Ed è per questo che è nato “L’Angolo di Fabio”, per dire quello che penso e condividerlo con gli altri. Riflessioni, pensieri e punti di vista…

lunedì 29 giugno 2009

Il Tempo


Ovunque io vada porto sempre con me un orologio;
su di esso vedo chiaramente quanto tempo è passato.
Un grande Maestro l'ha costruito con arte,
anche se il suo girare non corrisponde sempre allo stolto desiderio.
Qualche giorno avrei voluto che fosse andato più velocemente;
talvolta avrei voluto che rallentasse la sua rapida corsa.
Nei momenti di dolore e di gioia, nella tempesta e nella tranquillità,
in tutti gli avvenimenti della vita ha segnato il tempo.
Lo ha segnato alla tomba del padre, alla bara dell'amico,
lo ha segnato allo sbocciare dell'amore, lo ha
segnato all'altare del matrimonio.
Lo ha segnato alla culla del bambino, lo
segnerà, se Dio vuole, ancora a lungo
quando verranno giorni migliori come spera l'anima mia.
E se talvolta ha rallentato la corsa e minacciava di fermarsi,
il Maestro lo ha sempre generosamente ricaricato.
Se un giorno dovesse fermarsi, sarebbe davvero perduto;
nessun'altro, se non Colui che l'ha costruito,
potrebbe farlo andare ancora.
Allora dovrei andare dal Maestro, che abita molto lontano,
fuori, aldilà della Terra, nell' eternità!
Allora glielo renderei con una invocazione
semplice e riconoscente:
Vedi, Signore, non ho rovinato nulla, si è fermato da solo.
M.S.

martedì 23 giugno 2009

Sihanuk e i suoi ministri

Norodom Sihanuk (Re, Primo Ministro, Capo di Stato e poi di nuovo Re) nel giugno del 1973 concesse un’intervista ad Oriana Fallaci che fu pubblicata nel suo libro “intervista con la storia”. Alla seconda domanda Sihanuk risponde in questo modo:
- …ero un capo di stato un po’ singolare e non proprio socialista. Mi piacevano le automobili da corsa, mi abbandonavo alla gioia di vivere, dirigevo un’orchestra jazz… I re e i presidenti, di solito, non dirigono le orchestre jazz. Suonavo il sassofono e il clarinetto, componevo canzoni e andavo in provincia a cantarle col mio popolo… Peggio: le facevo cantare ai rappresentanti del corpo diplomatico ma in fondo che c’era di male? A noi cambogiani la musica piace e perché un capo di stato deve ricevere gli ambasciatori in austero, organizzando balli noiosi e cacce al fagiano? Del resto non li facevo mica cantare e basta. Li facevo anche lavorare. Si, si. Loro e i miei ministri. Si, si. Li caricavo sui camion e li portavo in campagna ad aiutare i contadini. A cogliere il riso, a costruire granai o piccole dighe, a vangare. Oh, era una bellezza vederli con la zappa in mano. Io ci godevo un mondo. Perché, in Asia, appena un fesso ha un diploma o sa reggere la penna in mano, si crede un intellettuale e giudica indecoroso piegarsi al lavoro fisico. Sa, la cosiddetta élite. La quale, naturalmente, mi definiva pazzo, megalomane, infetto definiva la mia singolarità scandalosa e non sospettava nemmeno che fosse un metodo intelligente per avvicinarsi alle masse, capirle. …-
Caro Re, venga qualche anno a governare l’Italia almeno anche i nostri ministri, viceministri, sottosegretari, parlamentari, senatori e onorevoli vari, avranno la loro bella zappa in mano. Perché anche in Italia appena un fesso ha il titolo di studio più alto o riesce a tenere una penna in mano, crede di essere più intelligente e furbo di chi non ha il suo titolo di studio o non riesce a tenere una penna in mano. Sono sempre lì in quel gradino che si trova a centinaia di chilometri sopra di noi. Eterni peccatori di quel senso di superiorità che credono di possedere, sempre più ciccioni di portafoglio, creatori di “diritti” che per la loro “carica” (alle volte a vita) e le loro “responsabilità” pensano siano giusti, inconsapevoli (ma lo sanno benissimo) del fatto che sono nostri dipendenti in quanto stipendiati da noi, messi lì da noi.
Io, amici del Blog, non voglio fare una polemica sulla nostra classe politica, ma voglio farvi riflettere (sicuramente l’avete già fatto in passato) su come certi privilegi, anche giusti se usati con i criteri stabiliti, senza tanto spreco e senza mancare di rispetto ai cittadini, ci indispettiscono. Tanto da creare uno stacco sociale tra noi e loro. Come l’utilizzo della macchina blu per ogni spostamento, l’aereo di stato, quando hanno garantito il cinema, il teatro, i treni e chissà quante altre cose gratis, hanno una manciata di uomini al proprio fianco che vanno dal segretario al portaborse, ecc… ecc… ecc…
Classe politica italiana non andate troppo in alto, scendete che il cielo si guarda meglio da quaggiù, le persone vi vorranno più bene e imparerete a capirci meglio. Non preoccupatevi che se ogni tanto scendete ai nostri livelli non vi mettiamo la zappa in mano perché, grazie a Dio, quelli erano altri tempi e la Cambogia è tanto lontana da qui.
Il Re Sihanuk, qui in Italia, avrebbe avuto vita breve.

Piccola biografia:
Norodom Sihanuk è un Capo di Stato molto particolare, conosciuto per le sue stravaganze e per essere un uomo prestato alla politica. Appassionato di jazz, teatro, cinema e letteratura. Diviene Re della Cambogia nel 1941, abdica a favore del padre nel 1955 nominandosi Primo Ministro e successivamente Capo di Stato a vita. Dal 1970 al 1992 è costretto all’esilio per due volte, rima nel 1970 (rientra nel 1975) per un colpo di Stato e poi nel 1979 dopo l’invasione vietnamita della Cambogia. Un anno dopo il suo rientro è incoronato nuovamente Re fino all’abdicazione il 7 ottobre 2004. Da allora lo riconoscono come “Re Padre" fino a tutt'ora.

domenica 14 giugno 2009

Penso che...

Inalando fumi dai sapori particolari e sentendo i rumori che escono dalla televisione, penso.
Penso che se l'Italia è fatta così e se chi ci governa è fatto così, è anche un po' colpa nostra.
Penso che se noi siamo fatti così, è anche un po' colpa dell'Italia e di chi ci governa.
Penso che se dell'Italia non c'è rimasto più nulla, è solo perchè non ricordiamo più la nostra storia.
Penso che se l'Ikea si espande, è perchè abbiamo ancora voglia di costruire qualcosa.
Penso che se i reality show continuano ad andare in onda, è perchè questo è quello che vogliamo vedere... e non va bene.
Penso che se Gigi D'Alessio continua a fare dischi, è perchè qualcuno, aimè, li compra.
Penso che se qualcuno li compra, è perchè di musica non abbiamo capito nulla.
Penso che se la vita è bella, vale proprio la pena nascere, vivere e morire.
Penso che se alla fine dei nostri giorni diciamo: “meno male che è finita”, vuol dire che ne è valsa davvero la pena esistere.
Penso che se trentatre trentini entrarono a trento tutti e trentatre trotterellando, o si erano fumati qualcosa di veramente pesante o erano dei burloni in vena di scherzi.
Penso che se apelle figlio di Apollo fece una palle di pelle di pollo, non aveva proprio un cazzo da fare.
Penso che se i pesci salirono apposta a galla per vedere la palla, magari sognavano di vedere qualcosa di bello.
Penso che ogni pesce che è salito a galla, ne è rimasto parecchio deluso.
Penso che se Robert Langton chiede a un carabiniere “che direzione è quella?” e il carabiniere risponde “è ovest”, allora o noi non conosciamo bene i carabinieri o ci hanno sempre preso per il culo per tutto questo tempo.
Penso che se esce un film che si chiama “notte prima degli esami” e, subito dopo, “questa notte è ancora nostra”, se adesso esce “come fanno le segretarie a farsi sposare dagli avvocati” non dobbiamo meravigliarci.
Penso che se in una cassa di birra ci sono ventiquattro bottiglie e il giorno è fatto da ventiquattro ore, non è un caso... ce né da divertirsi.
Penso che se Bacco, tabacco e Venere rendono l'uomo in cenere, cazzi di chi beve, fuma e va a donne da facili costumi.
Penso, anche, che con Bacco e Venere l'uomo sta in paradiso.
Penso che se Bocca di Rosa rimaneva nel paesino di Sant'Ilario, oggi Sant'Ilario era un paesino migliore.
Penso che se i sogni aiutano a vivere meglio o vivere aiuta a sognare, Marzullo deve cambiare spacciatore.
Penso che gli amici aiutano a sognare e a vivere meglio.
Penso che la famiglia è al primo posto.
Penso che...
Penso che arrivata una certa ora è meglio lasciare i fumi dai sapori particolari, spegnere tutto quello che fa rumore, alzarsi dal divano, raggiungere la stanza, sdraiarsi sul letto e cercare di entrare tra le grazie di Morfeo.
Penso che.... è quello che farò....
BUONANOTTE.

sabato 13 giugno 2009

La parabola del ranocchio

C’era una volta una gara di ranocchi dove l’obiettivo era di scalare una gran torre. Quando iniziò la gara si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro.In realtà, la gente probabilmente non credeva possibile che i ranocchi raggiungessero la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo: "Che pena! Non ce la faranno mai!"
I ranocchi cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima. La gente continuava: "Che imbranati, che pena! Non ce la faranno mai!..."
I ranocchi si stavano dando per vinti tranne uno testardo che continuava ad insistere. Alla fine, tutti desistettero tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo, raggiunse alla fine la cima.
Gli altri volevano sapere come avesse fatto, così un ranocchio si avvicinò e glielo chiese. Si scoprì che il nostro amico... era sordo!
Non ascoltare le persone con la pessima abitudine di essere negative... DERUBANO LE MIGLIORI SPERANZE DEL TUO CUORE!
Ricorda sempre il potere che hanno le parole che ascolti o leggi. Per cui, preoccupati di essere sempre POSITIVO qualunque cosa dicano gli altri!

lunedì 8 giugno 2009

Ho sentito cose a Bari che voi umani "ancora" dovete sentire

Tante volte, quando cammino per Bari, mi capita di sentire cose incredibili che escono dalla bocca delle persone. I famosi, lo dico in dialetto italianizzato, “percochi” ( “prquech”, tradotto: errori). Frasi senza significato che chi è di Bari capisce, chi è a un pelo fuori di Bari non li capisce. Adesso riporterò alcune frasi con rispettiva traduzione, correggo: presunta traduzione.
- “tu devi fare sempre la sincerità”.
Tu devi dire sempre la verità
- “la moglie del mio amico ha figliato” ho sentito anche un’altra simile: “mia moglie sta per sgravare”
La moglie del mio amico ha partorito - mia moglie sta per partorire
- “il mio cane è morto in un incidente stradale”
Il mio cane è stato investito da una macchina
- “io ciò la gelatiera, goccia che la uso”
Io ho una gelatiera, eccome se la uso (o anche: la uso tantissimo).
- “il sentimento non è più quello di una volta”
Questa è difficile perché la traduzione de: “il sentimento” è particolare. “Il sentimento” non sono i sentimenti nel senso di affetto, amore, ecc… ma bensì “il lume della ragione”. Quindi la traduzione è: “il mio cervello non è più fresco e pimpante come una volta”
- “io non sono fatto da menefrecarmi”
Io non sono un tipo che non mi curo delle cose.
- “sto dentro al telefono”
Sto parlando al telefono
Poi c’è il classico “attenzione al bambino ancora cade”, che tradotto è “attenzione al bambino che potrebbe cadere da un momento all’altro”.
Ma voglio concludere con la perla di saggezza di m’bà Frangh (compare Franco), sveglio custode del porto di Bari Santo Spirito: “Bari, città modesta e Americana”. Concetto profondo e di poche parole che significa: “a Bari tutti dicono che non hanno i soldi ma sono sempre ben vestiti, viaggiano e spendono un sacco”.

giovedì 4 giugno 2009

La storia dell'Amore

Raccontano che un giorno si riunirono in un luogo della terra tutti i sentimenti e le qualità degli uomini.
Quando la noia si fu presentata per la terza volta, la pazzia come sempre un po' folle propose: "giochiamo a nascondino!". L'interesse alzò un sopracciglio e la curiosità senza potersi contenere chiese: "a nascondino? di che si tratta?", "è un gioco -spiegò la pazzia- in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a 1000000 mentre voi vi nascondete, quando avrò terminato di contare il primo di voi che scopro prenderà il mio posto per continuare il gioco". L'entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall'euforia. L'allegria fece tanti salti che finì perconvincere il dubbio e persino l'apatia, alla quale non interessava mai niente... però non tutti vollero partecipare. La verità preferì non nascondersi. Perché se poi tutti alla fine la scoprono? La superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo ciò che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la codardia preferì non arricchirsi.
"UNO,DUE,TRE..." cominciò a contare la pazzia.
La prima a nascondersi fu la pigrizia che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso.
La fede volò in cielo e l'invidia si nascose all'ombra del trionfo che con le proprie forze era riuscito a salire sull'albero più alto.
La generosità quasi non riusciva a nascondersi. Ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la bellezza. Le fronde di un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la voluttà. Una folata di vento? Magnifico per la libertà. Così la generosità finì per nascondersi in un raggio di sole.
L'egoismo, al contrario trovò subito un buon nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per sé.
La menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non e' vero, si nascose dietro l'arcobaleno!).
La passione e il desiderio al centro dei vulcani.
L'oblio... non mi ricordo... dove?
Quando la pazzia arrivò a contare 999999 l'amore non aveva ancora trovato un posto dovenascondersi poiché li trovava tutti occupati; finché scorse un cespuglio di rose e alla fine decisedi nascondersi tra i suoi fiori.
"Un milione!" - contò la pazzia. E cominciò a cercare.
La prima a comparire fu la pigrizia, solo a tre passi da una pietra.
Poi udì la fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la passione e il desiderio dal fondo dei vulcani.
Per caso trovò l'invidia e poté dedurre dove fosse il trionfo.
L'egoismo non riuscì a trovarlo: era fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto che c'era un nido di vespe.
Dopo tanto camminare, la pazzia ebbe sete e nel raggiungere il lago scoprì la bellezza.
Con il dubbio le risultò ancora più facile, giacché lo trovò seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da che lato nascondersi.
Alla fine trovò un po' tutti: il talento nell'erba fresca, l'angoscia in una grotta buia, la menzogna dietro l'arcobaleno e infine l'oblio che si era già dimenticato che stava giocando a nascondino. Solo l'amore non le appariva da nessuna parte. La Pazzia cercò dietro ogni albero, dietro ognipietra, sulla cima delle montagne e quando stava per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e cominciò a muovere i rami. Quando, all'improvviso, si udì un grido di dolore: le spine avevano ferito gli occhi dell'amore! La pazzia non sapeva più che cosa fare per discolparsi; pianse, pregò, implorò, domandò perdono e alla fine gli promise che sarebbe diventata la sua guida.
Da allora, da quando per la prima volta si giocò a nascondino sulla terra, l'amore e' cieco e la pazzia sempre lo accompagna...

mercoledì 3 giugno 2009

Amici Miei

“Ci vorrebbe qualcuno con cui ridere e parlare… ma non una puttana. Un amico. Ecco gli amici, quelli si… ho una gran voglia di vederli… Ed eccoli qua come dei bischeri, con questa amicizia che dura da tanto tempo anche dopo morti e malgrado tutte le differenze che ci sono tra di noi siamo tutti uniti da certe regole che non ci siamo mai detti: il diritto di sfotterci reciprocamente, la voglia di ridere, di divertirsi e il gusto difficile di non prendersi troppo sul serio anche quando sarebbe meglio stare ognuno per conto suo, si rimane insieme… anche se non abbiamo niente da dirci. Eppure cosa ci manca? Stiamo bene, la vita è sempre bella e il futuro è pieno di promesse. Anche quando si litiga ci si da degli stronzi un po’ poi si ride e si inventa qualcosa per passare la serata…… Eccoci qua come tante altre volte insieme… eccoli qui, gli amici miei… CARI AMICI MIEI”.
Inizio con un pezzo del film “Amici Miei” questo Post interamente dedicato agli amici che la vita mi ha regalato nel tempo. E parlerò di ognuno di loro, di tutte quelle persone che ho conosciuto e con cui ho condiviso momenti indimenticabili. Purtroppo il passare degli anni e il naturale percorso della vita hanno portato a un inevitabile distacco. Alcuni di loro li vedo occasionalmente e altri non li vedo da anni.
- Il mio più vecchio amico si chiama Roberto, abitava sotto casa mia e ora a poco meno di cinquanta metri sulla sinistra. Nati nello stesso condominio e unici due bambini di uno stabile di circa venticinque famiglie, due grandi combina guai con una voglia matta di rompere le scatole a tutti, montatori di sogni e costruttori di speranze, ma soprattutto: geniali. Siamo riusciti a vendere a un ragazzo un pezzo di terreno del giardino condominiale, ci siamo costruiti una casetta a piano rialzato con mattoni e tavoli dell'impresa che faceva i lavori nello stabile, siamo riusciti a creare un percorso di coraggio attraverso il muro perimetrale dello stabile, abbiamo creato un percorso per le gare a tempo con biciclette e un mercatino di robe nostre (e tante, e tante, e tante altre cose). Per non parlare degli scherzi telefonici, dei frutti nei tubi di scappamento delle macchine, gli scherzi alle persone che avevano la sfortuna di attraversare quei pochi metri di strada che ci sono dalla parte del cancello d'ingresso e ...anche qui potrei continuare all'infinito, ma mi fermo. Insomma un amico dalle mille avventure che ora si trova a Napoli all'università.
- Come amico di vecchia data c'è anche Alessio. Io lo chiamo “eterno compagno di banco” perchè con lui ho diviso il banco alle scuole materne, elementari e il primo anno dei superiori. I tre anni delle medie gli abbiamo passati in scuole diverse, ma la sera eravamo sempre insieme a giocare. Non poche sono state le cose che abbiamo combinato a scuola, lui manteneva il gioco a me e io a lui. Quanti disastri e quanti casini abbiamo fatto. In prima superiore abbiamo pagato tutte le cappellate fatte in precedenza con una bella bocciatura. La curiosità: i nostri due nipoti vanno in classe insieme ma, fortunatamente, sono molto più calmi di noi. Adesso, purtroppo, vedo Alessio in modo occasionale in giro per Bari.
- Poi c'è Antonella, tra gli amici di vecchia data lei è quella che più mi ha sopportato. Con lei ho passato momenti bellissimi a Bari, che rimarranno per sempre stampati nella mia mente. Lei ora lavora in un bar a pochi metri da casa e fortunatamente riusciamo a vederci quasi ogni giorno.
- Mimmo, una volta scritto questo nome potrei anche non scrivere più nulla ma devo farlo. Lunatico e inaffidabile, ma un amico. Andando in giro per ristoranti non mi posso mai dimenticare, quando una volta entrammo in un posto dove si mangiava solo carne. Prendiamo una bistecca alla fiorentina a testa e una bottiglia di Primitivo di Manduria a testa, dopo una battaglia serrata di circa un'ora lui ebbe il coraggio di dire queste parole: “avrei ancora un po' di fame...”. Formaggi misti e un mezzo Primitivo della casa. Abbiamo dormito in macchina. Adesso lavora in un ristorante dove io la sera vado a consumare l'ormai classico digestivo.
- Luana, ci conosciamo da tanti anni perchè abitava sotto casa di mia cugina, ma abbiamo incominciato a frequentarci circa dieci anni fa. È una ragazza molto bella, simpatica, sveglia e piena di energie. Lei lavora da tanti anni nel ristorante del suo ragazzo, dove io ogni sera vado a prendermi il classico digestivo (non sono due locali diversi, è lo stesso).
- Ed ecco che è arrivato il momento di presentarvi un amico, quando lo faccio uso sempre una formula simpatica che fa così: “di maghi abattuti in Italia ce ne sono tantissimi, ma vi giuro lui li freca tutti. Reduce dal suo tour internazionale sull'asse Monopoli-Bitonto-Molfetta. Ladies and gentlemen, mesdames et messieurs, stanga chiazz e stanga chiss di tutta Italia... l'amico, il mago... Max Barile”. Questo è il modo giusto per presentare Max che da ormai dieci anni, ci sopporta a vicenda. Con lui ce ne sarebbero tante da raccontare ma non basterebbe un libro, figuriamoci un Post nel mio Blog. Vi posso dire che, ogni qual volta che usciamo insieme, si ride sempre, tra una battuta e un gioco di magia. Lui gestisce un bar con il fratello.
- Joseph, un romano nato in Germania che di tedesco ha preso solo il fatto che beve. Un amico casinista, menefreghista e divertentissimo. Con lui a Gorizia ne ho passate tante, divertendomi in modo sano e originale, ne posso raccontare tante ma, anche qui, non basta un Post. Però le avventure più belle sono state, senza ombra di dubbio, quelle fatte in Svizzera e quando siamo stati a Gardaland. Adesso lui lavora a Roma nella sua città.
- Roberto F., con Joseph facevamo il “trio monnezza: fame, sonno e debolezza”. E quindi presente in ogni uscita, trasferta fuori Gorizia, in ogni mangiata e bevuta.
- Gianfranco, sempre incazzato, sempre nervoso e pazzo tifoso della juventus (alle volte anche in modo irritante). Anche lui, insieme al “trio monnezza”, sempre presente in tutto quello che facevamo. Lui era quello che manteneva i conti, quello che guardava sempre l'orologio, quello che moralizzava appena alzavamo il gomito. Lui è a Gorizia, ma vorrebbe tanto ritornare nella sua Gioia del Colle (Bari).
- Angelo, grande uomo dalle grandi capacità che ama il vino e la buona cucina... non per niente siamo amici? Mha!
- Enrico detto Chicco, per lui cito solo il titolo di un libro di Charles Bukowski: “Compagno di sbronze”. Chicco non si riduce come il personaggio del libro, Chicco sa bere. Non è un gigante ma mangia e beve in modo consistente. Ecco perchè è amico mio. Lui lavora con me a Gorizia
- Gaetano per i nemici, Nino per gli amici. Io lo chiamo per cognome e mi metto a parte civile. Scherzo, ovviamente. Ecco il mio coinquilino che, nonostante la nostra convinta e affermata eterosessualità, con lui divido bagno, divano, lavatrice, posate piatti bicchieri dopo averli accuratamente lavati, con lui mangio la sera e guardo la tv la sera. Ma la sera, quando andiamo a letto, ognuno nelle proprie stanze chiudendoci a chiave. Non si sa mai che l'eterosessualità dovesse venire meno, fino ad ora non è successo niente (e non deve succedere niente... hai capito? :-) ). Ovviamente lui è a Gorizia e fa il mio stesso lavoro.
- Giovanni, palermitano doc con la fissa per la BMW. Famosa è la sua frase che ormai lo segue da tanti anni: “minchia, minchia, BMW”.
- Davide, nominando Davide devo nominare anche Ingrid e da qualche mese anche la piccola Rebecca. Lui tra i più grandi tifosi di calcio che abbia mai visto, con un'unica grande fede per il Palermo. Lei una donna di classe e di grande cultura. Poi c'è Rebecca per concludere il quadro famigliare, una bambina splendida che speriamo prenda tutto dalla mamma.
- Roberto M., di lui non posso parlare in breve, mi ci vorrebbero almeno una ventina di righe, quindi mi limito a definirlo come “l'amico dalle mille esperienze, che quando ho un problema... penso a lui... e mi passa”.
- Arriviamo ad Anna, l'ultima aggiunta a questa mia piccola schiera d'amici. Di lei posso dire che ha avuto la sfortuna di venire a lavorare a Gorizia in una banda di matti. Ma poi, con il passare del tempo, è diventata una vera e propria amica.
- Cito anche Barbara in questo bizzarro Post, che ringrazio per i momenti che abbiamo passato in terra straniera e che speriamo di passarne tanti altri e di altrettanta intensità.
Arrivo alla conclusione di questo Post convinto che mi sto dimenticando di qualcuno, ma non so di chi. Un attimo che ci penso su… (nel frattempo passano i minuti ascoltando musica jazz) …ah! ecco…
Scherzo, non potevo dimenticarmi dell’Amica Mia.
L’Amica Mia è una persona che ho voluto tenermi per ultima, proprio come quando alla fine di uno spettacolo gli attori ringraziano il pubblico e l'attore principale esce alla fine (preciso che non ho dato un ordine di importanza ma cronologico agli amici, fatta eccezione di quest'ultima).
Non potevo metterla insieme agli altri perchè per me è stata davvero una persona speciale.
L'Amica Eleonora, che dopo questa introduzione potrei chiudere, ma dico qualcosina in più con la speranza che non mi censuri. Di lei posso dire che è stata una vera amica, una di quelle persone che è sempre stata presente anche se lontana, quando c'era un qualcosa in me che non andava lei era lì, sempre presente. Di avventure ne abbiamo fatte tante e anche con lei potrei dilungarmi per migliaia di righe, ma non racconterò nemmeno un aneddoto perchè voglio che ogni singola giornata passata con l’Amica Mia, da soli o in compagnia, rimanga un momento unico e nostro. E poi devo dirlo, lei è l'unica persona, dopo mia madre, che sopporta davvero tutto di me... o quasi... hihihihihi.....
Ecco gli Amici Miei, quelli che nel corso degli anni mi sono rimasti sempre amici. Potevo citarne altri, ma nessun altro ha lasciato il segno come lo hanno fatto loro.
Questo Post è tutto dedicato a voi, amici.
Buona fortuna e un “in bocca al lupo” per tutto.

lunedì 1 giugno 2009

Una serata, a Bari

Nelle due settimane passate nella mia città, Bari, sono andato in giro per locali, ristoranti e bar. E devo dire che è stato un buon bere e un eccellente mangiare in quasi tutti i posti dove sono stato. Adesso, con un viaggio all'interno della città, vi porto nei locali più belli e più gustosi, dall'aperitivo alla passeggiata finale.
Prima di iniziare questo cammino eno-gastronomico, immaginando una serata a Bari, vi consiglio di andare sul lungomare che va dalla muraglia verso San Giorgio, prima delle otto di sera. Vedrete un bellissimo spettacolo di luci che illuminano la strada e i palazzoni bellissimi e antichi, sul mare schizzi d'acqua altissimi e, ovviamente, il tutto contornato da un mare e un cielo che a Bari hanno ancora qualcosa da dire. Ed ora, finito di vedere questo spettacolo, potete iniziare con l'aperitivo...
Da qualsiasi posto di Bari vi trovate, raggiungete piazza Ferrarese e, camminando, dovete arrivare alla strettoia che trovate sulla sinistra. Quella è piazza Mercantile. Ci sono un sacco di bar sulla sinistra, appena passati dalla strettoia. Uno di quei bar si chiama “BAR CITTÀ VECCHIA”, un bar bello e accogliente con personale gentile e preparato. È li che dovete andare se volete fare un ottimo aperitivo, dallo spritz al vino bianco è tutto molto buono e poi, oltre alle classiche patatine e olive, si può gustare l'ottimo piatto di stuzzichini caldi composto da: pezzettino di parmigiana, penzerottino, pezzettino di pizza di patate, rotolino di carne ripieno e qualche piccolo rustico con ripieni vari per gradire.
Usciti dal bar vi trovate di fronte un palazzo, guardate sulla sinistra e troverete una colonna con ai piedi un leone. Quella colonna divide due strade, una cortissima e una un po' più larga; prendete quella che si trova a sinistra della colonna che si chiama: via Manfredi. In quella strada ci sono un sacco di ristoranti ma voi dovete entrare nella “TAVERNA DELL'ANTICO MOLO”. Un bellissimo posto fatto in pietra che da l'idea di entrare in una di quelle cantine di una volta, che poi è tipico dei locali di Bari Vecchia. Ma la taverna dell'antico molo ha un qualcosa di diverso dagli altri, saranno le luci soffuse o sarà che si mangia bene, ma ha davvero un qualcosa di particolare. Il bello del posto e che si servono piatti della cucina locale e piatti preparati con gusto e fantasia, dall'antipasto al dolce: ottima la grigliata mista di pesce che è sempre fresco e sempre buono e gli sporcamuso, tipico dolce barese. Ma è anche una creperia, norcineria e cockteil's bar.
Una ricca passeggiata bisogna farla e vi consiglio, appena usciti dal ristorante, di andare a sinistra verso la strada chiusa, dopo pochi passi c'è una piccola scala che porta sulla muraglia, da lì a destra scendendo verso piazza Ferrarese. Proprio da dove siete partiti. Camminate fino la semaforo e andate a destra per corso Vittorio Emanuele, camminate ancora un po' e vi troverete tante aiuole con degli alberi sulla destra, dietro questi alberi ci sono un sacco di bar. Se avete ancora spazio per un bicchiere fermatevi “all'ALTERNO” un american wine bar frequentato da bella gente con una buona scelta di bevande dai più elaborati cocktail al classico amaro digestivo.
Bene! Avete aperitivizzato, mangiato e vi siete pure fatti il digestivo, adesso o continuate con qualche altro locale o andate a casa (“che è meglio” direbbero le mamme).
Se decidete di rientrare a casa fatelo con cautela e ricordatevi che guida chi non ha bevuto, o meglio chi ha bevuto meno. Se invece volete continuare con qualche altro locale adesso ve ne elenco qualcuno carino dove intrattenersi.
Rimane in piazza Ferrarese chi vuole andare al “MATISSE” che con gli anni rimane un bel bar dall'ambiente tutto particolare e un arredamento fatto con gusto.
Se ne va in piazza Mercantile chi invece vuole andare “TAKE FIVE”, un wine bar eccezionale con dell'ottima musica, dell'ottimo vino e delle comode sedie all'aperto. L'ideale per rilassarsi.
Deve andare ai piedi dello Sheraton Nicolaus Hotel chi vuole andare al “BOGUS” o al “CAFFÈ ITALIANO”, il primo è un pub dove ci si può fermare anche per un amaro o cocktail, oltre che per mangiare qualcosa non impegnativa. L'altro è un bar dove si può passare un fine serata tranquillo e rilassante. C'è anche il “VINAGRE”, un posto dove oltre l'american bar è possibile degustare un buon bicchiere di vino grazie a una vasta selezione di vini. Anche se i barman tendono sempre a rifilarti l'eccezionale vino pugliese.
Concludo dicendovi che gli altri locali non sono più brutti o peggiori di quelli che ho scritto su questo Post, ma semplicemente o non li conosco o non mi sono trovato bene.
La prossima volta che torno a Bari farò un'altro giro per ristoranti e locali, ovviamente diversi, e vi dirò come è andata facendovi fare un'altro tour eno-gastronomico.
A presto.