Ora come ora il Blog è un’idea davvero poco originale per esprimere se stessi o gridare qualcosa a qualcuno, ma sembra sia il più efficace. Ed è per questo che è nato “L’Angolo di Fabio”, per dire quello che penso e condividerlo con gli altri. Riflessioni, pensieri e punti di vista…

lunedì 22 febbraio 2010

Futuro e presente.

C'è una città che incomincia a starmi stretta. C'è un sentiero a pochi passi da me che è sempre stato li. È un sentiero dritto per qualche decina di metri che poi si divide: da una parte c'è una strada in salita con un cartello con su scritto “futuro”, dall'altra parte c'è una strada in discesa dove sul cartello c'è scritto “presente”. E come succede in tutte le storie, non tanto per la trama ma per l'ovvietà della cosa, dietro di me c'è scritto “passato”. Mi trovo in questo piccolo “disimpegno” (se così possiamo chiamarlo) circondato da tre strade di cui solo due sono percorribili.
Vengo attratto dal futuro e guardo stufo il presente.
Fisso il futuro con l'aria di un bambino che vuole vedere oltre e provo a capire cosa c'è lungo la strada, ma la salita è talmente ripida che non permette una chiara visuale. E quindi posso solo immaginare cosa mi aspetta.
Fisso il presente e vedo chiaro cosa c'è lungo la strada: la solita città, il solito lavoro e il solito sorriso della gente. A tratti è un po' sfuocato e vedo degli ostacoli in lontananza, ma non c'è d'avere paura: tutto risolvibile, tutto oltrepassabile.
La salita del futuro è dura e pericolosa, con tanti appigli e tanti spazi vuoti. Sembra facile da percorrere perchè gli appigli sono ovunque e gli spazzi vuoti sono pochi, ma chi mi dice che quegli appigli reggono? Chi mi dice che non cado nel vuoto? Posso scalare facilmente la montagna e arrivare in punta per poi doversi imbattere in una piacevole discesa, come posso non arrivare mai in punta e li tutto diventa difficile. È una strada, il futuro, incerta e nel contempo intrigante, piena di colpi di scena e carica di emozioni. Il futuro mi attirerebbe.
La piana del presente, invece, al contrario del futuro, è ovviamente piacevole da percorrere senza ostacoli e senza punti dove ci si trova impreparati. C'è qualche ombra e qualche ostacolo sparso qua e la, ma facilmente rimovibile. Solo certezza e attesa c'è nel futuro: la certezza di dove si va e di quello che si incontra e l'attesa di un qualcosa che arriva di sicuro. Ma nulla di più. È una strada, il presente, certa e inevitabilmente noiosa, ormai tutto è scontato e nulla c'è di nuovo. Come un anziano seduto su una panchina di un parco... vede sempre le stesse persone, fa sempre gli stessi movimenti, legge lo stesso giornale e ogni tanto deve prendere le precauzioni dal clima; un ombrello se piove, il giubbotto se fa freddo e uno smanicato quando fa caldo. Il presente mi stufa.
Rimango sempre lì tra la comodità del quotidiano e la scomodità del dover rimettermi in gioco. Il tempo mi farà riflettere e mi indicherà la strada giusta da prendere. Per ora... rimango nel disimpegno!

martedì 16 febbraio 2010

Voglio vivere così


Và... cuore mio da fiore a fior
con dolcezza e con amor
vai tu per me ...
Và... che la mia felicità
vive sol di realtà vicino a te...
Voglio vivere così
col sole in fronte
e felice canto
beatamente...
Voglio vivere e goder
l'aria del monte
perché questo incanto
non costa niente
Ah, ah! Oggi amo ardentemente
quel ruscello impertinente
menestrello dell'amor
ah, ah! La fiorita delle piante
tiene allegro sempre il cuor
sai perché?
Voglio vivere così
col sole in fronte
e felice canto
canto per me.

("Voglio vivere così" -Feruccio Tagliavini-)

lunedì 15 febbraio 2010

Un barese sul Lago di Garda

Gorizia ore 14:30: sole che riscalda l'aria con un inspiegabile undici gradi nel mese di febbraio, il notiziario di RTL102.5 parla di strade libere dal Friuli alla Lombardia e la voglia personale di raggiungere luoghi amici, bellissimi e rilassanti. I presupposti sono buoni e quindi, si parte.
Raggiungo Busssolengo e prendo subito possesso della mia stanza nella Residenza Girelli, una comoda stanza e un'accoglienza splendida. Attendo qualche ora, tra uno spritz e l'altro cerco una farmacia e una merceria. Così cercando cercando arrivo all'incontro con una persona già in ottima forma. È stato constatato, già in tempi non sospetti, che mettere insieme per le vie italiane un barese e una veronese è rischioso, ma ripetiamo l'esperimento con i risultati già noti: disastro! Di bar in bar, di vino in vino, di chiacchiere in chiacchiere, di tetta in tetta e di ammiccamenti in ammiccamento. Una serata bellissima, ma non poteva non esserlo se si pensa che il barese e la veronese sono amici di battaglia da ormai un po' di anni. Passa questa serata e si ritorna alla quiete della mattina seguente. Decido di farmi un giro per le rive del lago di Garda, da Peschiera a Bardolino passeggiando instancabilmente alla ricerca del relax che viene raggiunto su una panchina del lungolago di Bardolino. Tra una papera e un cigno, tra un bambino vestito da re leone e un'altro vestito da zorro, tra uno spritz che tira l'altro e tra un panorama bellissimo e un gruppo di ragazzi vestiti da cinesi che fanno baldoria per le strade, mi rilasso e nel frattempo un volatile mi battezza la macchina.
Arriva la sera e riecco che la strana coppia arriva in un ristorante a Garda, invitati ad un compleanno. Splendida serata anche questa: ottima la compagnia, bravo il cantante e buono anche il mangiare. Sempre per il fatto che il barese e la veronese sono già noti alle cronache, decidono di non smentirsi neanche in questa serata di festa, mentre tutti si ritirano di buon ordine noi proseguiamo alla ricerca di un posto che non troviamo ...che poi in effetti non abbiamo trovato. Però ci consoliamo in un locale che aspettava noi per chiudere, giusto il tempo di muovere le gambe e poi a casa.
È passato il venerdì come è finito anche il sabato e adesso mi ritrovo a mettere a posto le cose per abbandonare la mia stanza e ritornare a rilassarmi per le rive del Garda, attendendo la sera per un ultimo abbraccio e un saluto alla mia amica che mi ha fatto passare un fine settimana splendido. Sono le sette e l'appuntamento è a Pescantina, ridente paese a un tiro di schioppo da Bussolengo, per una birra e le ultime parole di questo weekend.
Si dice che la parte più brutta di quando si viaggia è il ritorno a casa, ma non è vero. Ho fatto un fine settimana splendido in compagnia di una grande amica, ho camminato tantissimo gustandomi un panorama meraviglioso, mi sono divertito in compagnia di bella gente e ho mangiato e bevuto bene. Perchè devo essere triste di essere ritornato a casa? Anzi, sono contentissimo per quello che ho vissuto in questi giorni. E anche per questo, a conclusione di questo Post, voglio ringraziare un po' di persone.
Ringrazio il gruppo di sabato: Anna, Cristian, Delia, Nicoletta e tutti quelli di cui non ricordo il nome. Ringrazio anche alcune persone, a me sconosciute, che con i loro gesti, le loro parole e i loro modi di fare sono diventati protagonisti inconsapevoli di questo viaggio, facendomi ridere di gusto. Come la signora del negozio di scarpe, il signore che ha attraversato la strada, la donna ferma in macchina che da la precedenza a un'altra macchina, l'uomo informatissimo di tutte le sagre e feste del posto che mi racconta la storia della festa di San Valentino patrono di Bussolengo, le ragazze con le tette grosse in un bar e Gianluca.
Per concludere ringrazio l'Amica veronese, Eleonora, che ha reso unico e straordinario questo fine settimana. Ancora grazie AMICA MIA.
Sono le nove e qualcosa di sera, la macchina è calda, l'autostrada libera e la radio mi fa compagnia. Sono felice e rilassato, in macchina penso e ripenso a questi giorni e sorrido e... Arrivederci a tutti.
Alla prossima in quei del Lago di Garda.

martedì 9 febbraio 2010

Il condominio delle anime ignobili

C'era davvero molto poco da guardare, nascosto dietro la finestra con le gocce di pioggia che scendevano e creavano piccoli sentieri lungo il vetro. C'era molto poco da guardare, ma quello che si vede nell'apparente quiete è incredibile. Sono chiuso in un condominio abitato quotidianamente da persone con l'animo pezzente, privi di sincerità e lealtà, con lingue biforcute e senza rispetto del prossimo pronte a impiantarti un coltello nella schiena e scappare senza farsi vedere in viso. Ognuno di loro ha una storia dietro che si intreccia con tante altre storie; si parlano con la lingua dell'amore mentre si colpiscono con frustate di tradimenti, riescono a chiamarsi amici mentre si sparlano appena i loro occhi non si intrecciano più e riescono a fare i buoni mentre il diavolo agisce dal di dentro.
E via, si aprono le danze nel condominio degli ipocriti. Vedo tutto da qui, nonostante la finestra bagnata e la notte fonda, poi non c'è nessuno qui fuori. Ma riesco a vedere il movimento delle persone e i loro intrecci perchè l'animo ignobile, quando il corpo che lo contiene dorme o esce, rimane chiuso qui dentro per continuare a essere ignobile e non rimanere fuori allenamento.
E allora si vedono tutti i tradimenti: quella che va con quello che è fidanzato con una ragazza del sud, lui che prende a lei mettendola in cinta e scappa via, lei che rimane in cinta di lui e scappa con un'altro, quella che sta con un lui qualsiasi e cerca (invano) di mantenere un segreto o peggio; lei che si fa mettere in cinta per la gioia di essere mamma, lui che mette in cinta le donne per il semplice desiderio di mettere in cinta le donne oppure amici che non sono più amici, poi ritornano amici e poi non sono più amici. Insomma, un condominio di anime ignobili.
Io rimango ancora qui, dietro la finestra, che guardo questo spettacolo disgustoso. Voi dovete vedere la faccia di queste anime come le guardo io: con il sorrisetto alla joker, perfido e malefico, un andatura spavalda e un portamento coatto. Gli occhi incutono terrore, le mani sono affusolate e ben curate e i capelli lunghi. In testa portavano anche un cappello a punta stile folletti del bosco. Ecco, sono orrendi proprio come il loro modo di fare.
E mentre continuo a vedere le anime ingannarsi, vedo spuntare una macchina dal cancello con due persone dentro e tre persone sbucano dall'ingresso pedonale. Cercano invano di salutarmi, ma io non li vedo perchè distratto da quello che succedeva li fuori. Però, da persona attenta, noto che cinque di quei folletti non ci sono più, non si vedono più. Eppure proprio quelli me li ricordo bene perchè erano i falsi amici, erano quelli che quando erano uno di fronte all'altro si volevano bene, ma appena le loro facce non si trovavano una di fronte all'altra si pugnalavano alle spalle.
Incomincia a venir su il sole e pian piano il cortile del condominio si svuota e ho capito che i coinquilini del palazzo lentamente si stavano svegliando.
Come del resto anch'io apro gli occhi e vedo le pareti bianche della mia camera, mi precipito verso la finestra asciutta e pulita e guardo il cortile. Sorrido, scuoto la testa e realizzo: è un sogno!

giovedì 4 febbraio 2010

Mente e cuore: due doni che ci rendono quello che siamo

Circa un anno e mezzo fa feci un incubo. Fatti e sensazioni mi portarono a credere che, nel tempo, l''incubo sarebbe divenuto realtà.

La MENTE mi diceva di aspettare, razionalizzare ed unire ogni piccolo dato: tutto sarebbe andato come era giusto che andasse.
Il CUORE piangeva, soffriva e si interrogava sul perchè.

Ho visto nascere, crescere e morire una pugnalata.
La mente mi sosteneva, incoraggiava e sussurrava al cuore che ci voleva pazienza, calma, coerenza e giustizia. La mente è un passeggero a volte scomodo nel nostro breve viaggio chiamato vita. La mente è quella che a volte fa troppo rumore e infastidisce i sogni. MA la mente è un dono preziosissimo che, se tenuto allenato, ci consente di raggingere le cime che le nostre gambe non conoscono. Non usarla o impiegarla per cose inutili, è inevitabilmente un oltraggio alla generosità di lassù.

Ho visto nascere, crescere e morire una pugnalata.
Avrei avuto il potere di fermare ogni cosa, se solo ci avessi messo il cuore. Il cuore mi diceva di lanciare segnali e per un po' l'ho fatto. Il cuore mi diceva di lottare ed impedire che la pugnalata si compisse.Come avevo già fatto. E quando ci ho messo il cuore, ho sempre ottenuto quello per cui ho lottato.

Non l'ho fatto. Ho scelto di non farlo. Alcuni dicono che al cuore non si comanda, è vero. Non si può comandargli come battere e quanto. MA lo si può, LO SI DEVE, tutelare.
Anche il cuore è un dono che viene da lontano, è in "prestito" e non bisogna avere la presunzione di credere che ne siamo i proprietari. Qualcuno un giorno ce ne renderà conto (cosìccome di tutte le nostre azioni egoistiche). Ed io non voglio trovarmi con un cuore sbrandellato e incenerito dato qua e là o sbandierato a destra e a sinistra...non voglio trovarmi imbarazzata davanti a chi me l'ha donato.
Bisogna dunque avere cura del "proprio" cuore e darlo a chi ne conosce il vero valore e ne rimpiange il battito.

Ogniuno ha quel che si merita...la luce e la trasparenza, la penombra e i sotterfugi, l'amore e la passione, i passatempi e le scommesse. Alla fine, quello che viviamo è quello che siamo. Tu cosa vivi, dunque, cosa sei?
Post di: WONDER ELE

lunedì 1 febbraio 2010

La volpe e l'uva -new version-

Adesso racconto la storia della volpe e dell'uva di Gianni La Fontana (Jean La Fontane).

C'era una volta.... una volpe che si chiamava Vitino, non si sa se veniva da Bari Vecchia o da Grumo Appula, ma l'unica cosa certa e che era affamata. Ma talmente affamata che avrebbe mangiato tutte le copie della Gazzetta del Mezzogiorno (scusate le brutte parole) con tutto il direttore, i giornalisti e tutti quelli che lavorano in quel giornale (purtroppo tanti).
A un certo momento, camminando camminando, trova un grappolo d'uva bello e maturo. Vitino guarda l'uva e dice: “se ti prendo ti faccio nuova nuova!” e l'uva impavida risponde: “qui sopra devi fare, prima devi arrivare a prendermi!”. A Vitino gli prendono i cinque minuti e con uno sguardo da malavitoso si fionda contro l'uva. Dopo qualche salto Vitino sconfitto ci rinuncia, la vite, che si prende gioco di lui, è troppo alta.
Ma una promessa ha fatto Vitino all'uva prima di andare via: “adesso chiamo Pinuccio tric e trac e ti faccio saltare tutta, così impari a prendermi per il culo la prossima volta. E se non posso averti io non sei buona nemmeno per il vino!”.
Morale: con la volpe Vitino non bisogna mai bisticciare altrimenti ti fa saltare in aria e ciò che non può avere lui non possono avere neanche gli altri.

Ispirato da "la volpe e l'uva" di Jean La Fontane (che non me ne voglia).
Eventualmente tra i lettori c'è un Pinuccio tric e trac e un Vitino la volpe, giuro che è un caso.