Ora come ora il Blog è un’idea davvero poco originale per esprimere se stessi o gridare qualcosa a qualcuno, ma sembra sia il più efficace. Ed è per questo che è nato “L’Angolo di Fabio”, per dire quello che penso e condividerlo con gli altri. Riflessioni, pensieri e punti di vista…

mercoledì 25 marzo 2009

Viva Santo Spirito -parte II-

Io qualche Post fa ho criticato questa voglia di autonomia di Santo Spirito e Palese che, a me, sinceramente, non convince più di tanto per una serie di motivi che ho già scritto e che potete leggere nel Post “Viva Santo Spirito”.
Ma perchè ritorno sull'argomento? Potrebbe chiedersi qualcuno. Lo faccio perchè casualmente sono venuto in possesso di un giornalino di distribuzione gratuita, di una pagina poco più grande di un foglio A3, scritta su tutte e quattro le facciate e dal titolo “La voce nella Circoscrizione” che parla proprio della voglia di autonomia di queste due frazioni di Bari scrivendo sulla storica indipendenza delle due frazioni e di tutti i vantaggi economici che porterebbe questa indipendenza.
Allora vediamo un po' di cose che ho notato su questo “giornalino”.
Partiamo dall'intervento del Direttore dove incomincia a specificare che con l'eventuale vittoria al referendum partirebbe un meccanismo per avviare una legge che dovrebbe emanare la Regione Puglia per poter eventualmente creare una autonomia amministrativa. Poi attacca i politicanti locali che non vogliono cedere le due frazioni per una questione di comodo paragonando Bari a “colonizzatore” di Santo Spirito e Palese per farci i loro comodi e per far quadrare i conti alla Città. I loro comodi perchè, con trentamila abitanti in meno di Santo Spirito e Palese e altri circa quarantamila di Carbonara – Ceglie – Loseto, Bari potrebbe scende sotto la soglia di quei tot di abitanti che prevedono un certo tipo di guadagno per l'amministrazione barese; quindi perdendo queste circa settantamila persone si vedrebbero dimezzati il loro stipendio. Per far quadrare i conti perchè con gli introiti di ICI, aeroporto e quelle poche attività commerciali entrerebbero più soldi per il bene della Città e non delle periferie. Poi conclude in gloria parlando a quelli come me che sono ancora diffidenti scomodando Cicerone: “non appartenga ad altri colui che può appartenere a se stesso”. “Bravo, bravo e bravo, ha studiato il ragazzo” come parlavano le insegnati di scuola elementare.
Nel giornalino c'è anche un articolo, breve ma bello, scritto da Michele Mirabella che elogia e sostiene la causa dell'autonomia. Ma nel finale il “paesano” Mirabella scrive questo bel pensiero che sposa a pieno il mio: “...Non sembri strano o inopportuno: gli è che amo pazzamente Santo Spirito dove ho eletto il mio domicilio di pensiero e della sosta, della quiete e della serenità”. Ma purtroppo, anche se me ne duole, devo prendere le dovute distanze dall'entusiasmo del Professore sull'autonomia di queste due frazioni.
L'articolo che più mi ha colpito e che più mi fa riflettere è quello scritto dal Presidente Gruppo Artistico Teatrale Gianni Serena che intitola così: -Autonomia: la speranza di ieri può essere il nostro domani-. L'articolo narra degli abitanti di Palese che fin dal 1811 hanno cercato di staccarsi da Modugno (comune di Bari attaccato a Palese) per avere una propria indipendenza e, quasi, ci riuscirono. Dico “quasi ci riuscirono” perchè loro -almeno così c'è scritto nell'articolo- con una petizione data in mano sua maestà il Re delle Due Sicilie che era venuto a soggiornare a Bari riuscirono a far interessare la Casa Reale che li staccò da Modugno. Ma mentre si stavano avviando le carte per la nascita di un comune autonomo tutte le associazioni locali cercavano di prendersi i meriti e visibilità politica e facevano perdere tempo per la realizzazione di questo sogno. Fu perso tanto di quel tempo che alla fine l'arrivo del governo fascista non fece altro che mettere Palese alle dirette dipendenze di Bari. L'articolo chiude con le buone possibilità che ci sono ora di riprendere il sogno dei nostri nonni e bisnonni “...da lassù saranno fieri dei loro nipoti e pronipoti”.
Sapete perchè mi ha colpito questo articolo? Perchè a distanza di anni si ripeteranno gli stessi errori. E si nota questa smania di prendersi i meriti di una cosa bella e grande come quella di creare un paese: basta leggere il titolo e gli articoli di questo giornale: il titolo del giornale è “La voce nella Circoscrizione” sotto titolo “Palese – Santo Spirito”; poi leggo gli articoli e vedo scritto in quello di Gianni Serra “...uniti con i nostri convicini di S. Spirito che, pur avendo origini e storia diversa dalla nostra...”; oppure il parroco della Chiesa di San Michele Arcangelo “...Questo momento storico investe anche me come cittadino, come cristiano e come parroco della parte più cospicua della -nostra circoscrizione-”.
Ovviamente leggendo un giornale scritto a Santo Spirito spicca la voglia di prendersi più meriti dei vicini di casa. È una cosa quasi normale perchè i meriti e quindi il risalto politico e istituzionale lo vorranno tutti proprio perchè all'interno di Bari ci sarà, se pur piccolo e di rilevanza esclusivamente locale, un cambiamento storico.
Io non parteciperò al referendum in quanto non più residente a Santo Spirito però si è capito che se ne avessi avuto modo avrei votato per il NO.
La mia sensazione e che c'è troppo entusiasmo per questa autonomia e quindi i consensi arriveranno e il sogno di alcuni si realizzerà, qualora accadesse speriamo che se la cavi.
Anche se tengo a dire che io mi riterrò sempre un abitante di Santo Spirito.

In viaggio

Oggi parto per Gorizia dalla città più citata di questo Blog: Bari.
Salgo sul treno e saluto a mia Zia Anna, papà, il piccolo Ivan e Mamma che con le sue “lacrime da madre” quasi commuove anche me che ormai ai saluti ci sono abituato, lei invece no nonostante sono dieci anni che ci salutiamo o in stazione o a casa quando parto con la macchina. E mentre il treno parte penso che questo mezzo di viaggio sembra fatto apposta per i saluti perchè parte piano piano e lascia dietro tutto, senza rispetto per chi viaggia e sta lasciando qualcosa o qualcuno. Quando si decide di salire è fatta; la sua lenta partenza ti fa capire perfettamente tutto quello che succede e poi tutto quello che era vicino pian piano te lo allontana. È una sensazione particolare. Ma mentre penso a questo mi vedo passare sotto gli occhi la stazione di Santo Spirito e così un'ultimo magone e via verso Gorizia.
Quello che mi lascio dietro in questo lento partire è sicuramente la voglia di ritornare, forse sarà banale dirlo ma è la verità. E mentre sono in treno e cammino sentendo tutti i rumori di un treno (soprattutto quando frena) e vedo tutte le stazioni che velocemente mi passano davanti e che sempre più mi fa allontanare da Bari e dalla Puglia penso a quanto mi mancherà questa terra che una volta la definii “terra che mi ha dato i natali e i genitali”. Ovviamente penso anche alla mia famiglia e a quella grande donna che è Mamma: una donna fantastica nonché faro della mia vita che con il suo amore è riuscita a insegnarmi un sacco di cose e a sopportarmi. Pensate tanta è l'alchimia che c'è tra me e mia madre che proprio mentre stavo scrivendo queste due righe su di lei mi chiama al telefono per sapere come andava, è una cosa straordinaria.
Continuo il mio viaggio cercando di realizzare questo Post mentre il treno cammina, butto giù parole su parole e righe su righe così come mi vengono in mente senza pensarci più di tanto.
Questi quindici giorni di vacanza mi hanno rilassato e mi hanno completamente allontanato dal lavoro. Saranno state le lunghe camminate per Bari, rivedere i miei Amici, la mia famiglia o la comodità del mio letto ma questa vacanzetta mi ha fatto completamente rilassare, staccare la spina e pensare ad altro.
Ma adesso sono davvero stanco e cercherò di dormire... Buonanotte.
Ho dormito non benissimo ma ho dormito. Solo che al mio risveglio, con le frenate brusche di questo treno, guardo fuori dal finestrino e vedo tutto grigio: è la nebbia. Non la vedevo da tanto tempo, dalle prime nebbie goriziane di inizi aprile. Ma, magicamente, appena passiamo Padova niente più nebbia.
Ora sono a Venezia Mestre e il mio viaggio ne avrà per altre tre ore ...faccio mio il grido di Borrelli: “resistere, resistere, resistere”.
Sono arrivato a Gorizia in perfetto orario dopo uno scalo a Monfalcone. Un viaggio stancante ma bello.

martedì 24 marzo 2009

Com'iè ù fatt? (come è il fatto?)

Se Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari? Secondo me nemmeno se avesse i baresi, Parigi, sarebbe una piccola Bari.
In questi giorni ho girato parecchio questa città e mi sono accorto che è di una unicità rara, sia nel suo vivere quotidiano e sia nei suoi modi di vedere le cose che io reputo tutte particolari ed, ovviamente, esilaranti.
Adesso vi racconto l'ultima giornata trascorsa in questa pazza città.
Prendo la macchina del papà da Santo Spirito e arrivo dritto in Piazza Massari a Bari dove, la mia particolare fortuna nel trovare parcheggio, me ne fa trovare uno bello, grande e a pagamento. Lascio la Multipla di papà con tanto di tagliandino sul parabrezza, non si sa mai che i vigili tra un caffè e una sigaretta mi fanno una multa, e a piedi mi dirigo verso la grandissima e bellissima Corso Vittorio Emanuele. Tra una vetrina e l'altra giro nella Via più “in” di Bari: Via Sparano. Appena giro in questa Via mi fermo a prendere un caffè al Bar - Ristorante "Vox" che è molto bello con un personale femminile notevole e di una gentilezza non indifferente. Continuo a camminare per Via Sparano e rivedo alcuni negozi storici e alcuni nuovi. Poi scopro che la Rinascente è diventata la H&M, la Sisley (al tempo Mincuzzi) è diventata Benetton (ho scoperto che a Bari ne stanno tantissime) e il vuoto lasciato da Ricordi Media Store è stato colmato da un negozio d'abbigliamento. Continuo a camminare e vedo dei ragazzi che per mettere su qualche euro cantano qualche canzone in modo disastroso o suonano qualche violino o qualche fisarmonica. Poi giro per Corso Cavour saltando Via Melo e scendo verso il Borgo Antico vedendo sempre più vetrine che sono sempre più belle. E mi soffermo davanti a un panificio dal nome non proprio tipico della nostra terra: “panificio veneto”... mha! Volevo prendere i taralli ma invece continuo con la mia passeggiata. Proprio appena arrivo alla fine della strada, dove lascio Corso Cavour alle spalle e di fronte a me c'è Piazza del Ferrarese, che alzando gli occhi verso il cielo guardo quel led elettronico che ad ottobre (ultima volta a Bari) faceva il countdown delle ore che portavano alla tanto attesa apertura del Teatro Petruzzelli (l'8 dicembre 2008) e che invece ora fa il conto a salire delle ore di ritardo che sta accumulando all'apertura. E dopo una risata vado avanti e ripercorro Corso Vittorio Emanuele fino alla mia macchina per ritornare a casa.
Nel viaggio di ritorno, otto chilometri tra il centro e la super strada, penso a quando da ragazzo non andavo a scuola e facevo un giro per Bari fermandomi nei posti più frequentati da tutti quei studenti che facevano sciopero oppure “filone” (tradotto: bigiare, fare X oppure marinare). Tipo Piazza Umberto dove si andava a prendere la classica “focaccia barese” dallo storico Panificio "Magda" oppure ai giardinetti di fronte all'Ateneo (che ora non ci sono più) dove si incontravano quei ragazzi che chiedevano la classica duecento lire per la telefonata a casa ma che in realtà si sapeva che accumulavano i soldi per arrivare a pagarsi la “cannetta veloce”. Anche dall'altra parte di Bari si andava quando si faceva festa a scuola (tanto si dovevano passare 5/6 ore prima del treno di ritorno) e precisamente al Parco 2 Giugno ma lì era più malinconico perchè non si respiravano gli odori e i sapori del centro con tutti i vezzi dei baresi che nel parco non spiccavano.
Ritorno a Bari di sera, questa volta per il Borgo Antico in compagnia dell'eterno amico Massimiliano, e giriamo per Bar e locali sempre affollati e beviamo dell'ottimo vino e del whisky. Proprio mentre andiamo via incontriamo un'amico di Massimiliano dall'animo vivace che ci racconta una storia tipica dei baresi. ...Che però, passanti della rete e amici del Blog, non vi posso scrivere ma se siete davvero curiosi quando mi vedete ricordatemelo che ve la racconto.
Arriva la notte e nel letto e mi addormento pensando a questa giornata passata per Bari
E quando Parigi avrà il mare forse potrà assomigliare vagamente a Bari.

domenica 22 marzo 2009

La distanza di due vicini

La vita mi porta a riflettere su un fenomeno di nome LONTANANZA. Gente ben più colta, esperta e sensibile di me, svariati ann fa scriveva e si interrogava sul senso della lontananza.
Arthur Schopenhauer disse: "La lontananza rimpicciolisce gli oggetti all'occhio, li ingrandisce al pensiero". Come dire, non importa dove sia quell'oggetto, quanto lontano sia ai miei occhi. Il solo suo pensiero lo fortifica e lo definisce nettamente. Mi chiedo, questo riguarda solo gli oggetti, oppure anche le persone? Da lontano non le vediamo bene, ma pensandole...ce le ricordiamo davvero? L'amore è una cosa, l'amicizia un'altra.
Un proverbio russo recita: L'amore è cieco, ma sa vedere da lontano. La mia esperienza da (ancora per poco) ventinovenne mi dimostra che il mio amore è stato spesso cieco, a volte sordo, sempre "sensitivo". Il suo essere "sensitivo"mi ha permesso, negli anni, di vedere e capire da lontano. Ma...è davvero così?Davvero l'amore "vede da lontano"? Perchè certi giudizi riusciamo a formularli solo da lontano?O non si tratta di amore e allora è facile avere una fredda razionalità, oppure, davvero, l'amore permette di vedere da lontano. E l'amicizia? ...L'amore è una cosa, l'amicizia un'altra.
Sulla distanza e l'amicizia, un signore di nome Kahlil Gibran diceva: "Se vi separate dall'amico, non addoloratevi, perché la sua assenza vi illuminerà su ciò che in lui amate". Il mio amico è tornato dal Libano, in ferie, e se ne andrà ancora, poi tornerà, poi ripartirà... Ci sarà sempre una separazione, ma davvero mi sento di dire che non è mai un dolore: perchè quando se ne va, le cose che di lui amo mi illuminano e mi sostengono, quasi fossero ali d'angelo. E l'amore? La separazione... l'assenza dell'amato mi illumina su ciò che in lui amo?
Oltre le frasi fatte, oltre le citazioni, le frasi ad effetto e le filosofie dei secoli. Io ho un'idea. La lontananza non esiste. La lontananza è soggettiva: è quello che noi creiamo. Sì, la creiamo noi: con i nostri pensieri, i nostri ragionamenti, il nostro tempo. Già...il tempo che decidiamo di dedicare a qualcuno o qualcosa che si trova a chilometri di distanza. La distanza è una cosa la lontananza è il valore che diamo NOI alla distanza. Leggera sfumatura che assumo per sentirmi meglio...per non sentirmi in colpa...per non sentirmi abbandonata da eventi della vita che in tutti i modi cercano di "allontanarmi" dalle cose belle, che amo. Tra Beirut e Verona c'è una distanza chilometrica che io non riesco a chiamare lontananza perchè Beirut lo sento nel cuore e nella mente...non riesco a percepire Beirut "lontano" da me perchè ...A MIO PENSIERO CORRISPONDE SUO PENSIERO. A MIA AZIONE CORRISPONDE SUA REAZIONE O ALTRA AZIONE.
Tra Gorizia e Verona o tra Napoli e Verona c'è distanza chilometrica E lontananza. Qui i concetti si sovrappongono, fino a formare il classico appiattimento riassumibile nell'umana formula: distanza chilometrica=lontananza=OBLIO.
Forse è vero: l'amore è una cosa, l'amicizia è la sua forma suprema.
Post di: Wonder Ele

sabato 21 marzo 2009

Viva Santo Spirito

Arrivo a Santo Spirito e girando per le strade ed entrando nei bar e in ogni posto dove c'è un esercizio pubblico o un centro culturale, noto manifesti ed adesivi con scritto “al referendum vota si”. Leggo meglio i manifesti e chiedo agli amici, scopro cos'è questo referendum: vogliono separare la I^ Circoscrizione composta da Santo Spirito, Palese, Enziteto (S. Pio) e Catino da Bari e fare un Comune a parte con un nome che racchiude queste quattro frazioni. Chiedo in giro e, con una serie di domande, cerco di scoprire come vorrebbero chiamare questo nuovo paese che dovrebbe formarsi se più del cinquanta per cento della popolazione votante votasse per il SI. “Castelgrandolfo”, peggio "Castel Gandolfo" o “Acquamarina”. Per piacere votate NO. Non tanto per l'autonomia quanto per il nome che vorrebbero dare.
Ecco il mio punto di vista da ex residente di Santo Spirito ma grande sostenitore di un posto a cui sono molto legato e che ormai da dieci anni vengo da, diciamo, “turista”. Allora vogliamo creare un comune a parte? Bene! Facciamolo, però mantiene il nome di Santo Spirito però tutta Palese & Co. si incazzerà un po'. E se vogliamo dirla tutta, realmente, creare un comune a se, sarebbe una cosa carina con fondi propri e tanta autonomia senza più dover ricevere quella misera parte che spetta alle frazioni/quartieri di Bari. Ecco, creare un paese da quattro frazioni di Bari di cui due affacciate sul mare e di originale bellezza (per affetto dico che S. Spirito e di straordinaria bellezza) non è male ma vediamo anche quelli che potrebbero essere le “varie ed eventuali”. Queste quattro frazioni hanno una grande particolarità che si distingue da altre frazioni di Bari: i parcheggi non a pagamento. Voi pensate che diventando paese continueremo così? Queste quattro frazioni, penso, hanno i vigili più tolleranti di tutta Bari. Voi pensate che diventando paese continueranno a essere così tolleranti?
Poi, anche se c'è il mare, è molto difficile mantenere un'amministrazione comunale visto che abbiamo uno scarso centro commerciale, una inesistente zona industriale e con l'ICI che ormai non paga più nessuno perchè sono tutti intestatari di una sola casa. Quindi non c'è una grande autonomia finanziaria per mantenere i costi di tutta una gestione economica che va dal sindaco alle ultime uscite di un comune. È anche vero che abbiamo tanti ristoratori tra bar, pizzeria e ristoranti ma non ci si può basare su quello. Almeno a mio parere. Magari chi ha deciso di unire queste quattro frazioni ha pensato anche alle eventuali entrate e uscite e a come equilibrare il tutto pensando davvero a tutto. Speriamo.
E poi vogliamo parlare del nome? Parliamone. “Acquamarina” o “Acqua Marina”, il risultato tanto è lo stesso, a me comunque non piace per non dire volgarità all'interno del mio Blog. “Castelgrandolfo” o, peggio, "Caste Gandolfo"? Anche qui mi risparmio con la volgarità, quindi anche qui dico che non mi piace. Insomma l'idea dell'autonomia è carina ma è tutto il resto che, a mio parere, non regge o meglio le cose più importanti non reggono: quadrare i conti, il nome.
Comunque vada Santo Spirito rimane un posto meraviglioso e a tutti voi, passanti dalle rete e visitatori affettuosi del mio Blog, vi invito a visitare la frazione (perchè per ora rimane frazione) più bella di tutta Bari che si affaccia sul mare Adriatico, con un porto dai sapori antichi e la voglia di di nuovo. Poi da noi c'è ancora quella magia popolare dove c'è il bar dove tutti quelli del paese si incontrano, la ortolana pettegola, il barbiere dove vanno tutti e quello dove vanno gli sfigati, l'edicolante che conoscono tutti, il piazzale della stazione dove tutti i giovani e i meno giovani si incontrano ormai da una trentina d'anni e poi c'è quell'odore del mare che con gli anni rimane inconfondibile. Insomma un posto da visitare.
Parlo proprio con te Eleonora, con te Gaetano, con te Enrico e pure con voi Maria e Giuseppe che da un po' di tempo che vi aspetto qui. A Santo Spirito.

mercoledì 18 marzo 2009

Un viaggio incredibile

Anche se con ritardo, dovuto da problemi tecnici, racconto la storia di un viaggio che mi ha portato da Beirut a Bari passando, volutamente, da Gorizia.
La partenza da Beirut non è stata bella perché fin dalla mattina non stavo tanto bene, purtroppo un po' di persone mi hanno fatto passare la fame e la voglia di continuare a lavorare in tranquillità e in serenità con i loro modi di fare e con quelle parole che farebbero bene a tenersele per se o almeno se devono parlare, perchè non riesco proprio a mantenersi, almeno lo facessero negli occhi ma non lo fanno e mi fanno partire per l'Italia convinti che io sono all'oscuro di tutto... poveretti.
Parto da Beirut alle 24:30 in compagnia della collega-Amica Barbara. Eravamo molto stanchi perchè la nostra giornata è stata molto stancante e non avevamo mangiato a mezzogiorno, eravamo esausti ma la voglia di tornare in Italia ci faceva trovare ancora qualche sorriso. Entrati in aereo avevamo troppo bisogno di mangiare però non ci veniva dato ancora nulla e allora io, ironicamente, dico a lei: “per non pensare alla fame o parliamo o dormiamo”. Decidiamo, guardandoci negli occhi, che è meglio dormire e che nessuno dei due voleva sentire le cacchiate inutili dell'altro. A un certo punto la tanto sperata cena arriva servita in un deprimente vassoietto da una hostess al quanto carina, solo che alla vista di questo vassoio Barbara mi guarda in faccia e mi dice un malinconico: “era meglio dormire!”. Nonostante quell'esclamazione ha avuto il coraggio di mangiare non solo il suo vassoio ma anche mezzo del mio. Io invece ho deciso di abbracciare il sonno con due bei bicchieri di vino che l'Alitalia mi ha gentilmente servito. Non sono passati 10 minuti da quando le assistenti di volo hanno tolto la roba dai nostri tavolini che noi eravamo già tra le delicate braccia di Morfeo. Alle 03:15 l'aereo atterra a Trieste e una volta recuperati i bagagli lei incontra il suo ragazzo e va via verso la sua Lecce mentre io prendo il bus che mi porta a Gorizia. Appena arrivo a Gorizia chiamo e messaggio ripetutamente l'amico mio che si presenta comodamente alle 05:00 chiedendomi scusa per il ritardo. Arrivo a casa, mi preparo il letto, mi metto il pigiama e proseguo quello che ho dovuto interrompere sull'aereo. Il pomeriggio mi sveglio, mi vesto e scendo per salutare la mia macchina che come provo a metterla in moto la saluto davvero, nel senso che non si accendeva. Scendo dalla macchina per cercare qualcuno con i cavi e davanti a me vedo, con una cassa di buon vino al suo interno e un po' di cose da mangiare, l'Amica mia. Un colpo al cuore e una gran voglia di riabbracciarla, l'Amica mia che non vedevo da tantissimo tempo. Mangiamo, parliamo tantissimo e mi fa compagnia nel portare la mia macchina al suo regolare tagliando che passa brillantemente e che pago cento e rotti euro. Un piccolissimo e fastidioso problema di depimetro, che ho da un po' di tempo, mi porta all'Audi di Gorizia per ulteriori controlli, questi ulteriori controlli mi fanno scoprire che turbina, cuscinetti, testine dello sterzo, semiasse, perdita di olio al motore e, ovviamente, depimetro sono i reali problemi della macchina e che la spesa che devo affrontare non vale il valore della mia Audi. Quindi passa un'altro giorno in compagnia dei miei amici Gaetano, Eleonora e Roberto. Andiamo ad aperitivizzare nel nostro locale preferito, “Majda”, come nelle nostre migliori tradizioni e poi pizza.
Il giorno dopo vado a prendere la mia macchina dal meccanico e la porto con una visibile tristezza a casa. Vado in un'agenzia di viaggi e prenoto un volo per Bari che parte nel primo pomeriggio subito dopo il pranzo fatto nella mia adorabile casa con i miei amici. Ed ecco arrivato a Bari alle 18:30, dopo tante cose andate male finalmente arrivo a casa dove l'abbraccio della mia adorabile mamma e il bacio al mio piccolo nipotino mi fanno dimenticare tutto quello che mi era successo alla macchina e a tutti i pensieri brutti che da Beirut mi sono portato dietro. Ora sono tranquillo: solo shopping, uscite con amici, passeggiate per la mia Santo Spirito e schiacciare, speriamo tanto schiacciare. Ecco la mia avventura che da Beirut mi ha portato alla mia amata Bari.

mercoledì 4 marzo 2009

Un alibi di-vino (...e jazz)

È da un po’ di tempo che il vociferare della gente mi irrita. Ho proprio bisogno di un momento di tranquillità, ho bisogno di ritornare a delle vecchie usanze che giovavano la mia mente e il mio palato. Si, il mio palato. Quando mi prendo quei momenti dove sono solo, nella stanza, ascoltando musica jazz, con un libro o un computer, con me, c’è anche una bottiglia di vino rosso. Solitamente è rosso ma alle volte anche bianco. Il mio buon calice di vino e la musica jazz, lontano da tutti e da tutto quello che mi infastidisce.
Adesso vi dico anche perché io alcune sere bevo del buon vino.
“La sera mentre vedo un film, digito qualche tasto sul mio computer o leggo un libro, penso a tante cose e come passare la serata. E mentre faccio tutto questo stappo una bottiglia di vino, mi riempio il bicchiere e bevo rilassato sul mio divano. Se fuori in quel momento succede qualcosa io non mi preoccupo di niente perché sono seduto sul mio bel divano insieme al mio bel bicchiere di vino. Ecco… io la sera bevo sempre un bicchiere… ma non lo faccio per bere vino ma per crearmi un alibi. Un alibi di-vino.”
Questa mi venne in mente in una di quelle famose sere ascoltando musica e bevendo un buon calice di rosso.
Non succede sempre di stare fuori dal mondo e per i fatti miei ma, sicuramente, quando ne ho abbastanza di qualcosa e sento davvero la necessità si stare solo, il primo pensiero è rinchiudermi nel mio “silenzio-vinicolo” nella mia cameretta che in quel momento si trasforma nel mio mondo.

lunedì 2 marzo 2009

Il giorno è trascorso...

“Il giorno è trascorso come appunto trascorrono i giorni; è passato e l’ho delicatamente ammazzato con la mia timida e primitiva arte di vivere…”. Inizia così un libro, di cui non ricordo il nome, che tantissimo tempo fa ho letto e che, inspiegabilmente, la prima frase mi è rimasta inpressa. Un po’ come quelle frasi che rimango stampate in testa della grande letteratura italiana: “galeotto fu il libro e chi lo scrisse” oppure “l’amor che move il sole e le altre stelle” ma anche “quel ramo del lago di como che volge a mezzogiorno” …e poi continuate voi se ne sapete qualche altra. Ma ritorniamo a noi.
Il giorno è trascorso come ogni giorno, nel mio ufficio con le solite persone che, più che colleghi, sono praticamente amici. Degli amici alla “Amici Miei”, film di Monicelli prima e Loi dopo: bastardi dentro, pronti a monopolizzare la più piccola stupidaggine, sempre pronti a prenderti in giro in qualsiasi momento.
Il giorno è trascorso con la lentezza giusta e precisa con cui devono trascorrere i giorni fuori dall’Italia ma con la magra consolazione che a Bari, Roma e tutte le ruote sono un ora indietro.
Il giorno è trascorso e adesso c’è la notte e il buio sopra di noi e come ogni sera, arrivata una certa ora, finendo di lavorare, arrivo nella mia stanza, leggo un po’ e mi lascio andare nell’unico piacere, purtroppo, che a fine serata mi posso concedere: il sonno.