Ora come ora il Blog è un’idea davvero poco originale per esprimere se stessi o gridare qualcosa a qualcuno, ma sembra sia il più efficace. Ed è per questo che è nato “L’Angolo di Fabio”, per dire quello che penso e condividerlo con gli altri. Riflessioni, pensieri e punti di vista…

venerdì 17 dicembre 2010

Lettera a Babbo Natale

Voglio pubblicare quest’anno, per augurarvi in modo diverso un buon Natale, una lettera che mio nipote scrisse a Babbo Natale quando aveva 7 anni. Rileggendola mi è venuto da ridere e, non nascondo, mi ha commosso un po’.



Auguro a tutti i lettori di questo Blog un sereno Natale e un felice anno nuovo.

lunedì 6 dicembre 2010

Il tradimento, secondo me...

Ho visto una puntata di Matrix recentemente che parlava del tradimento e mi ha fatto pensare all’argomento.
Secondo me ci sono due tipi di traditori: chi tradisce sapendo di tradire (e sono i peggiori) e chi tradisce per passione. In entrambi i casi c’è un problema alla fonte, ma ne parliamo alla fine.
Ovviamente parlo da uomo e quindi, chi tradisce è di sesso maschile e il tradito è di sesso femminile. Fossi stato una donna, ovviamente, era al contrario. Perché, mettiamoci in testa, l’uomo tradisce tanto quanto una donna. Detto questo ritorniamo sull’argomento.
Ho detto che chi tradisce sapendo di tradire è il peggiore perché l’atto del tradimento è spontaneo, gratuito e naturale, con “a casa” la consorte/fidanzata che è convinta che tutto vada bene. Questa categoria, secondo me, per quanto possa amare follemente la donna che le è accanto, ha la vocazione o la predisposizione al tradimento e non necessariamente la donna con cui tradisce è più bella, più intelligente, più sensuale o chissà che altro della donna tradita.
Mentre la categoria di chi tradisce per passione lo fa perché d’avanti a se incomincia a sgretolarsi lentamente il muro di passione con la propria compagna e cerca riparo in un’altra donna che riesce a sedurlo. Mi spiego meglio. Quando un uomo avverte un qualcosa che non va nel rapporto anziché parlarne, si fa sedurre dal fascino di un’altra donna che entra nella sua vita per caso. Lui non cerca, ma se gli capita cede facilmente in tentazioni.
Ecco la differenza tra i due modi di tradire: il “chi tradisce sapendo di tradire” lo fa perché è nella sua indole farlo mentre il “chi tradisce per passione” lo fa perché si è spenta una magia con la propria donna e se gli capita, lo fa con un’altra.
Imperdonabili tutti i due casi secondo il mio parere, perché ogni rapporto d’amore si basa su un’unica cosa che è la colonna portante di una relazione: il rispetto. Se c’è quello tutto è perdonabile, tutto è risolvibile e le conseguenze che porta quel gesto, anche se dolorose, vengono prese in modo diverso.
Il rispetto per chi tradisce sapendo di tradire sta di mettere in chiaro fin da subito il suo “problema”. Mentre il rispetto per chi tradisce per passione sta nel parlare con la propria donna di quello che non va e non arrivare al punto di tradire.
Tanti non si troveranno con le mie parole perché arrivano sempre al punto che la passione è una forza che non puoi trattenere, ma il rispetto per la persona amata sta proprio in questo: non cedere a tentazioni ed essere coerenti con se stessi in primis e poi con la propria donna.
Poi, eventualmente dovesse capitare a me una situazione del genere, aggiungerò una nota a questo Post quando sarà. :-)
Per ora sono convinto di quello che dico. E sono convinto anche che chi ama per davvero non tradisce mai.
E se volete sapere come sono fatto io… A chi mi piglia spiegherò il mio punto di vista!

martedì 30 novembre 2010

Né qui né altrove, una notte a Bari

E ancora una volta un messaggio culturale tra le pagine di questo Blog. Voglio parlare dell’unico libro che ho letto tutto d’un fiato dal titolo molto famigliare: “né qui né altrove, una notte a Bari” di Gianrico Carofiglio (Editori Laterza, 170 pagine, 10 €) .
Un libro che prende vita tra le strade di Bari, raccontando la storia di tre amici che si ritrovano dopo vent’anni e passano una serata nel capoluogo pugliese.
Per dirla così com’è scritto alla fine del libro:
“Rivedersi dopo oltre vent’anni con amici che non hai più cercato. Di giorno basterebbero pochi minuti per un saluto di circostanza, ma di notte è un’altra cosa. Di notte Bari può catturare e trasformarsi in un irreale cinema della memoria. Dove presente e passato, ricordi e invenzione si confondono, e l’età da cui le illusioni fuggono può ancora sfiorare il tempo in cui tutto era possibile.”
Per chi consce questa città con l’età dell’autore diventa un tuffo nella memoria, per chi invece ha la mia età (ormai a ridosso degli “enta”) rivede i posti e pensa a come erano all’epoca e per i nuovi un motivo in più per scoprire posti di un tempo, che a Bari hanno fatto storia.
Per chi non conosce la città, invece, è un modo per sapere cosa si perde e un invito a visitarla quanto prima.

(clicca qui) Apri la pagina che ti anticipa il libro con video, interventi dell’autore e, eventualmente, comprarlo.

domenica 21 novembre 2010

Si riparte il 13 marzo del 2011

Si riparte il 13 marzo del 2011 a Manama con il GP del Bahrain. Questo e solo questo deve pensare ora la Ferrari dopo che “abbiamo sbagliato un rigore dove non c’era il portiere” come ha detto Luaca Cordero di Montezemolo.
Adesso bisogna riportare la macchina ai livelli di quel lontano 1999 quando la Ferrari vinse, dopo tantissimi anni, il titolo costruttori per poi replicare nei cinque anni successivi insieme ai titoli mondiali del super pilota Schumacher.
Non ha demeritato quest’anno, calcolando il dominio assoluto Red Bull (15 pole e 9 vittorie su 19 gare), ma poteva sicuramente fare di meglio visto che dal Gran Premio d’Italia è rinata approfittando delle piste favorevoli e delle disavventure Red Bull.
La Ferrari ha sbagliato nella strategia, dove una volta dominava. Ha fatto una gara su Webber quando invece doveva fare la sua gara e cercare di portare Alonso nei primi quattro. Ha lasciato andare Vettel e non ha calcolato che la Safety Car faceva entrare ai box Petrov e Rosberg, che nulla avevano da perdere e che hanno fatto la loro gara. E, quasi, non ha calcolato che questa è una pista scenograficamente stupenda, ma dove non si sorpassa. Con il risultato che Alonso è arrivato settimo e Webber è arrivato ottavo, facendo dominare, senza problemi, il ventitreenne Vettel che, con il titolo mondiale, è il pilota più giovane (23 anni 4 mesi e 11 giorni) ad aver vinto un mondiale di Formula Uno.
Si è chiuso così il mondiale Piloti: Vettel 256 punti, Alonso 252, Webber 242, Hamilton 240 e, a seguire, Button, Massa, Rosberg, Kubica, Schumacher e Barrichello (citando solo i primi dieci). Mentre il mondiale costruttori è stato vinto dalla Red Bull con 498 punti, segue la McLaren-Mercedes con 454 punti e la Ferrari con 396 punti (citando solo i primi tre).
Ha sbagliato la Ferrari, ma deve ripartire l’anno prossimo con le migliori intenzioni e con la grinta giusta, così come ha dimostrato da quel 12 settembre nel meraviglioso scenario dell’autodromo di Monza ad oggi. E il team di Maranello è capace di fare queste cose.
Le stupidaggini tutte politiche della Lega Nord contro la “strategia demenziale” della Ferrari e “Montezemolo deve dimettersi” non trovano un mio personale commento nel Post se non per dovere di cronaca.
FORZA FERRARI

mercoledì 10 novembre 2010

Arrivederci signora Emma

Vedevo la partita del mio Bari stasera quando una chiamata da parte di mia madre arriva all’improvviso. Mi comunica una triste notizia: “la signora Emma è morta!”.
La signora Emma era una bellissima persona che abitava al secondo piano della prima palazzina del mio stabile. Non ho tantissimi ricordi di lei, ma fino all’ultima volta che sono andato a Bari lei era sempre li, al secondo piano fuori al balcone che, ogni qual volta che entravo nel palazzo, mi salutavo e mi chiedeva come stavo. Anche se ero passato cinque minuti prima. Con la delicatezza, la dolcezza, la calma e la serenità che solo le donne ottantenni riescono ad avere.
Si è spenta oggi dopo un malore. E mi dispiace tantissimo.
Nella mia preghiera prima di addormentarmi, oggi, ci starà anche lei.
E sono sicuro che dalla prossima volta che andrò a Bari, sicuramente alzerò ancora una volta, come sempre, i miei occhi verso quel secondo piano, con la speranza di incrociare ancora una volta il suo sguardo e sentirmi dire ancora una volta come stai.
Quello sguardo e quella frese ora non ci saranno più e mi mancheranno. Può non essere nulla, ma sono pur sempre stati attimi, frammenti, momenti di un mio vivere quotidiano che mi rallegravano la giornata e mi strappavano un sorriso.
Non la dimenticherò signora Emma…
E come era mio solito dire “arrivederci signora, mi stia bene”
Arrivederci signora Emma.

lunedì 1 novembre 2010

Il Sigaro Toscano

“In questa terra di lacrime, ci restano due piaceri: amare una bella donna e fumare un sigaro Toscano”, così parlava lo scrittore torinese Carlo Levi. Non sono un appassionato del sigaro Toscano, ma la storia di questo sigaro e dei suoi personaggi, oggi, ha suscitato in me un inspiegabile interesse e dopo alcune ricerche ecco che prende forma questo Post.
Premessa, quello che sto scrivendo non nuoce gravemente alla salute come c’è scritto sulle confezioni del sigaro Toscano.
Proprio da qui volevo partire prima di addentrarmi nella storia del leggendario sigaro italiano, volevo trovare una risposta a quella che è la domanda più frequente dei fumatori di sigaro e non: “fa male alla salute?”.
Un tempo si diceva di no, il sigaro era un piacere di sapori mischiati con altri sapori che deliziavano il palato, non attaccava i polmoni perché non respirata come una sigaretta e con una sola controindicazione: l’ingiallimento dei denti (soluzione: dentifricio sbiancante). Ora invece sembra che i fumatori di sigaro andrebbero incontro a patologie polmonari legate al fumo quasi al pari di tutti gli altri fumatori della tradizionale sigaretta. A scoprirlo sono stati dei ricercatori della Columbia University dopo aver esaminato 3.500 fumatori di sigari e pipa nei quali venivano riscontrate tracce di nicotina a livello delle urine e danni polmonari, situazione simile ai danni provocati dal fumo di sigaretta. Ma credo che ai fumatori di sigari Toscano questo non importerà, appassionati degustatori del sigaro Garibaldi, Classico, ExtraVecchio, Antico e a tutti quelli convinti che il sigaro promuova la buona compagnia, riducendo lo stress e migliorando la qualità della vita.
Il sigaro Toscano nasce casualmente nel 1815 a Firenze. Pare che il personale della manifattura di Lucca non coprì le foglie di tabacco che dovevano essere date in pegno al granduca di toscana e un forte acquazzone bagnò tutta la piantagione. Il proprietario della manifattura decise di fare asciugare le foglie bagnate e creare dei sigarini che per pochi soldi furono venduti alcuni giorni dopo. Quella decisione fece si che il tabacco subisse una doppia fermentazione, quella che ha reso unico il Sigaro Toscano.
Il sigaro andò subito a ruba ed ebbe uno straordinario successo, più di quello che si aspettava. Divenne subito il sigaro degli artisti, intellettuali, patrioti ed in particolare, visto il periodo storico dell’Italia, divenne il simbolo patriottico di una nazione occupata dall’Austria anch’essa produttrice di sigari.
La produzione di sigari passò da Firenze a Lucca dove tutt’oggi viene prodotta in un ex-convento all’interno della città. Dal 1815 i Monopoli di Stato hanno prodotto il famoso sigaro fino al 2004, data in cui la British American Tabacco Italia ha acquistato dall’Ente Tabacchi Italiani (ente creato per la privatizzazione) tutte le attività di produzione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti da fumo prima sotto la gestione dei Monopoli. Nel 2006 il sigaro Toscano torna nelle mani italiane grazie all’azienda Manifatture Sigaro Toscano guidata dal Gruppo Industriale Meccaferri dell’omonima famiglia bolognese. Con la famiglia Meccaferri sono presenti come azionisti Piero Gnudi e Luca Cordero di Montezemolo entrambi appassionati del sigaro Toscano.
Tra le curiosità più belle legate a questo sigaro c’è quella del film “spaghetti western” quando Sergio Leone per ottenere dal giovane Clint un'espressione da "duro" gli fece crescere un po' di barba, ma vide che non era sufficiente. Quando il regista si accorse che il "duro" non sopportava la puzza del suo toscanello decise di fargliene fumare uno ed ecco nascere l'espressione perfetta, quella che è entrata nella storia cinema western. Quindi in realtà Clint Eastwood era proprio schifato dall'odore così pungente di quel sigaro. Però, quando è venuto di recente al Festival del Cinema di Venezia, ha confessato che ora lo fuma volentieri.
Lo scrittore, regista e sceneggiatore torinese, Mario Soldati, diceva del sigaro Toscano: “ciascun Toscano ha la sua assoluta individualità, nè più nè meno di qualsiasi altra creatura della natura. Più o meno panciuti, più o meno sottili, più o meno curvi, più o meno storti. Di conseguenza, il fumatore di Toscano prova, ogni volta che fuma, sempre una sensazione lievemente o anche, a volte, intensamente diversa”.
Ognuno con la sua storia e ognuno con la sua passione, personaggi famosi o perfetti sconosciuti fumano ogni giorno il sigaro Toscano, fregandosene di quello che dicono i ricercatori della Columbia University e delle persone che non sopportano la gente che fuma il Toscano. Un momento di relax accompagnato da un buon bicchiere di vino con un Selected, un Originale, un Modigliani, un Riserva o un qualsiasi altro modello di Toscano. Magari vicino al camino, pensando versi intramontabili.

P.S. e chissà se dopo tutta questa cultura di sigaro Toscano… un giorno… non inizio… ;-)

martedì 12 ottobre 2010

Preghiera a Padre Pio

Tu povero nascesti, o Padre Pio
come fu Cristo, il nostro redentore,
compagna l'umiltà ti fu fedele,
immensa la Tua fede nel Signore.
Simigliante a Gesù anche le piaghe,
che Tu accettasti con rassegnazione
memore del penoso Suo Calvario
e della tormentata Sua Passione.
Or che Tu godi dell'Eterna Luce,
fulgente, radiosa ed infinita,
continuando a darci il Tuo aiuto
mostrati a noi quello che Tu fosti in vita.
In questo mondo pieno di tristezza
dona il sollievo a tutti i sofferenti,
infondi in noi l'amore in ogni cuore,
la fretellanza tra le umani genti.
Noi affidiamo a Te le nostre pene,
or che ormai sei più vicino a Dio,
fa quel che puoi per il nostro bene
intercedi per Noi, o Padre Pio.

“Intercedi per Mamma, o Padre Pio per farle vivere una vita più serena perchè è una donna eccezionale. Intercedi per Ivan, o Padre Pio per farlo vivere sempre in salute, dandogli le forze di cui ha bisogno per vivere questa vita, non fargli mancare mai la salute e la voglia di innamorarsi di tutto quella che fa, così lo farà bene. Intercedi per mia sorella, mio fratello e mio padre, o Padre Pio per continuare a vivere in salute. Intercedi per mia Zia Anna, o Padre Pio perchè la sua allegria mette anche tanta allegria a me. Intercedi per Eleonora, o Padre Pio in modo che possa perdonare alcune mia mancanze, in modo che possa realizzare tutti i suoi sogni, rendila sempre felice perchè è quello che si merita e che non le possa mancare mai la salute. Intercedi per Angelo e per tutti i miei amici, o Padre Pio ascoltado ogni loro preghiera. Intercedi per l'amica Patrizia, o Padre Pio perchè continui con il suo sorriso a rallegrarmi le giornate. Intercedi per Anna, o Padre Pio che possa essere sempre felice e in salute.
Intercedi per me, o Padre Pio per la mia salute perchè così posso continuare a pregare per loro e che possano sentire quanto gli voglio bene attraverso le tue parole, attraverso questa preghiera.
Amen”

giovedì 30 settembre 2010

Sorridi

Sorridi, anche se il tuo cuore soffre.
Sorridi, anche se si sta spezzando.
Quando ci sono nuvole nel cielo,
"non ci penserai" se sorridi.
Attraverso la tua paura ed il tuo dolore
sorridi e forse domani
vedrai il sole levarsi e splendere
Per te.
Illumina il tuo volto con la gioia.
Nascondi ogni traccia di tristezza.
Anche se una lacrima
potrebbe essere sempre così vicina,
questo è il tempo in cui devi continuare a tentare.
Sorridi, che senso ha piangere?
Scoprirai che vale ancora la pena di vivere
se solo sorridi.

Charlie Chaplin

martedì 21 settembre 2010

Storiella indiana

Un po' di tempo fa mentre scrivevo una cosa sul computer, tipo ora, mi arriva una mail con una presentazione di PowerPoint con su scritta la storia che ora vi riporto.

Il mio amico aprì il cassetto del comodino di sua moglie, estraendone un pacchetto avvolto in carta di riso disse: "Questo non è un semplice pacchetto, è biancheria intima". Gettò la carta che lo avvolgeva e osservò la seta squisita e il merletto. "Lo comprò la prima volta che andammo a New York, 8/9 anni fa". "Non lo usò mai. Lo conservava per un'occasione speciale." "Bene. Credo che questa sia l'occasione giusta". Si avvicinò al letto e collocò il capo vicino alle altre cose che avrebbe portato alle pompe funebri. Sua moglie era appena morta.
Girandosi verso di me disse: "Non conservare niente per un'occasione speciale, ogni giorno che vivi è un'occasione speciale."
Sto ancora pensando a queste parole che hanno cambiato la mia vita. Adesso leggo di più e pulisco di meno. Mi siedo in terrazzo e ammiro il paesaggio senza far caso alle erbacce del giardino. Passo più tempo con la mia famiglia e gli amici e meno tempo lavorando. Ho capito che la vita deve essere un insieme di esperienze da godere, non per sopravvivere! Ormai non conservo nulla. Uso i miei bicchieri di cristallo tutti i giorni. Mi metto la giacca nuova per andare al supermercato, se decido così e ne ho voglia. Ormai non conservo il mio miglior profumo per feste speciali, l’uso ogni volta che voglio farlo. Le frasi “un giorno...” e “uno di questi giorni” stanno scomparendo dal mio vocabolario. Se vale la pena vederlo, ascoltarlo o farlo adesso. Non sono sicuro di cosa avrebbe fatto la moglie del mio amico, se avesse saputo che non sarebbe stata qui per il domani che tutti prendiamo tanto alla leggera. Credo che avrebbe chiamato i suoi familiari e gli amici intimi. Magari avrebbe chiamato alcuni vecchi amici per scusarsi e fare la pace per una possibile lite passata. Sono queste piccole cose non fatte che mi infastidirebbero, se sapessi che le mie ore sono contate. Infastidito perché smisi di vedere buoni amici con i quali mi sarei messo in contatto “un giorno”. Infastidito perché non scrissi certe lettere che avevo intenzione di scrivere “uno di questi giorni”. Infastidito e triste perché non dissi ai miei fratelli e ai miei figli, con sufficiente frequenza, quanto li Amo. Adesso cerco di non ritardare, trattenere o conservare niente che aggiungerebbe risate ed allegria alle nostre vite. E ogni giorno dico a me stesso che questo è un giorno speciale. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto... è speciale.

Quel giorno dopo aver letto questa storia, ho aperto la bottiglia di vino più costosa e l'ho bevuta tutta quanta. Ricordo ancora la bottiglia, un barolo del 1998.

lunedì 6 settembre 2010

Il barese punto e a capo

Il barese è colui che beve solo ed esclusivamente birra Peroni.
Il barese è colui che mangia i frutti di mare crudi sul porto ed almeno una volta nella vita ha gridato al ristorante “giovane spacchi due cozze!” oltre che, proprio a causa dei frutti di mare, almeno una volta è stato vittima di malattie strane come tifo, colera o, più frequentemente, febbre alta, vomito e forti dolori di pancia.
Il barese è colui che come gioco ufficiale nazionale riconosce solo il gioco della birra.
Il barese è colui che almeno una volta nella vita ha mangiato scagliozze e inghimiridd (polenta fritta e involtini di carne).
Il barese è colui che si esprime in un linguaggio comprensibile solo dai suoi simili: usa cadenzialmente interiezioni tipo “mò e ce cous”, “mudù”, e sottili metafore come “ne hai fritti di polpi”.
Il barese è colui che è ancora convinto che “Business” e “Gazzetta Affari” servano a tappezzare la macchina quando ci si infratta.
Il barese è colui che la domenica mattina deve arricciare il polpo.
Il barese è colui che almeno una volta a settimana consuma un ottimo e sano piatto di orecchiette e cime di rapa e patate, riso e cozze.
Il barese è colui che non può fare a meno di dire “questa è la mano e questa è la ciola” se di fronte si trova qualcuno che si presenta con il nome di Nicola.
Il barese è colui che almeno una volta nella vita ha esultato con il trenino dopo aver fatto un goal.
Il barese è colui che è il solo a conoscere il “taratuffo” e una "merosqua".
Il barese è colui che ha inventato la seconda fila prima ancora di inventare la ruota.
Il barese è colui che esclama spesso e volentieri “mhèèèè”.
Il barese è colui che ripete frequentemente “mhè, vai a rubbare (si, con due b) a San Nicola!”.
Il barese è colui che non paga mai il biglietto alla Fiera del Levante.
Il barese è colui che sa che il maestrale dura almeno tre giorni o cinque, ma non di più.
Il barese punto e a capo!

ndr: ispirato da "nociclopedia.wikia.com"

martedì 31 agosto 2010

Rilassato fino all'esaurimento

Sono passati ventiquattro giorni da quando sono in ferie e altri sei ne mancano al mio ritorno nella sede di lavoro. E mi sono un po' rotto! Capisco che potrebbe non piacere come affermazione a qualche amico/a che mi legge, ma è così. Stare troppo tempo in un posto, dopo le baldorie iniziali, l'adeguamento di metà ferie, arriva, inevitabilmente, la noia dovuta da il dolce non far niente. Che mi riempie la mente di cose inutili: falsi pensieri, cose che non esistono e attimi di vita che, nel commentarli mentalmente, mi accorgo che sono sbagliati e che forse si potevano evitare e che forse si potevano fare. E poi quello strumento che mi esaurisce nel quotidiano mi manca in alcuni momenti: il cellulare. Che non suona più e quando provo a mandare qualcosa con la speranza di una risposta, la risposta non arriva e penso a un sacco di cose. Ho accantonato lentamente il libro nella mensola da dove è stato preso perchè non ho più voglia di leggerlo e ripiego su cose che non devono più impegnare la mente, tipo il deplian dell'Ikea arrivato a casa in una versione che sembra un mensile di moda. E faccio camminate sempre più inutili, giro e rigiro per il centro della città che se non fosse per i baresi resterebbe noiosa. Entro nella Feltrinelli e vedo e sfoglio libri che ho visto e sfogliato il giorno prima e quello prima ancora, mi fermo a prendere nel solito bar il solito spritz e cammino per l'unica via del centro che vale la pena vedere per la gente e per i negozi. Anche il computer viene acceso sempre meno e quando viene acceso vado sui soliti siti perchè non ho più nulla di nuovo da vedere, anche il facebook della situazione è vuoto. ....devo dire che ultimamente non mi caga nessuno.... fa piacere :-)
Per questo che ultimamente mi annoio e faccio di tutto per non pensare, occupandomi le giornate cercando di fare qualcosa ;-)

Ecco perchè in questo momento mi ritengo un “rilassato fino all'esaurimento”.

sabato 31 luglio 2010

Fammi sognare almeno tu

Via
È tutto giusto ed hanno tutti ragione
Ma sono stanco di prestare attenzione
Voglio ascoltare solo te
Via
Non ho bisogno di nessuna saggezza
Ora mi servono imprudenza e incertezza
E tutta la pazzia che c'è
Via
Mi metto in gioco
Ch'io vinca o perda conta poco
Pareggi non ne voglio più
Tu
Ti prego parlami
Che questa vita senza battiti
Non è mai stata la mia.
Via... via... via!
Via
C'è un mondo assurdo da sembrare irreale
A te mio cuore dico: “Fammi sognare!
Fammi sognare almeno tu”
Via
E basta col buon senso e con gli schemi
Mi lascerò guidare senza più freni
E indietro non si torna più
Via
Così lontano
Che possa prendere per mano
La mia passata gioventù
Fa
Che sia possibile
Per me che ho messo via le maschere
Scegliere qui la tua libertà
Mi aspetto un cielo senza nuvole
Cuore sincero, irreprensibile.
Fammi sognare almeno tu!
Via
E lascerò queste rovine per sempre
Seguendo la tua voce in mezzo alla gente
E non m’importa dove andrò
No
Purché sia altrove
In tutta un'altra dimensione
Dove non c'è meschinità
Io voglio esistere
E tu mio cuore fammi credere
Credere che
Mi succederà....
Via...via...via!
Fammi sognare almeno tu!

RENATO ZERO

martedì 25 maggio 2010

La sera

La sera, abbracciato al mio balcone, sorseggiando del rosso e inalando strani odori, guardo al cielo e spero...
che una nuvola prenda una forma amichevole...
che una stella cada...
che una persona amica si presenti alla mia porta...
che una bella notizia arrivi...
che qualcuno mi chiami per scambiare quattro chiacchiere...
che a un certo punto incominci a piovere vino...
che il giorno arrivi, con calma...
che un pensiero si formi nella mia mente...
che un sogno si realizzi...
che un altro calice è finito...
Che ora, con la stessa speranza con cui ho abbracciato il balcone e ho guardato al cielo, possa andare a dormire con un sorriso e con una voglia di arrivare a domani... per sperare di non aver guardato invano al cielo.

lunedì 17 maggio 2010

Ed è per questo che sono felice!

Sul Lago di Garda sono stato un sacco di volte con amici, per trovare un'amica e per ritrovare la pace interiore. Ma questa volta, sabato scorso, è stato speciale.
Se sento ancora il calore degli abbracci, se sento ancora una voce amica, se vedo ancora gli occhi gonfi di felicità e se vedo ancora sorrisi veri anche a distanza di tempo, nella mia mente, significa che qualcosa di unico è successo sabato. Come una favola, come realizzare un sogno, come sentire la felicità presa dalle sue radici.
Non so cosa sia successo di preciso, ma è stato un terremoto che mi ha scosso sbriciolando le colonne portanti della mia anima. Ho avuto paura, nel viaggio di ritorno, che il mio cuore non reggesse a una tale emozione, ma quando sono arrivato a casa ho capito un sacco di cose. Ho capito che il mio cuore è più forte di quello che pensavo, ho capito che almeno una persona mi vuole bene e ho capito di avere un angelo custode vivente che non mi abbandonerà mai.
Ed è per questo che sono felice!

mercoledì 5 maggio 2010

Ho dato -Rennato Zero-

Dare... Dare... Dare...
Vuoi vedere, che diventerà un mestiere!
Cieca assuefazione.
Questo dare, sembra non bastare mai.
E non puoi pretendere, scommettere,
di avere poi
con la stessa intensità, volontà e amore.
Avrò dato a modo mio,
ma senza risparmiarmi, io, ho dato.
Ho mentito e ho pagato,
questa solitudine lo sa!
Ma, non so mai dire, no!
Sorridendo, accetterò l’inganno, e,
pur di avere, mi userai.
E dopo, mi pugnalerai, al cuore!
Vita mia!
Stavolta, dove andiamo? Vita mia…
In quale direzione. Incontro a chi
che bello, vita, ritrovarti qui
Vita mia!
Che vuoi e non vuoi,
prometti, e poi non dai.
Vita mia!
Ma quante volte, tu mi tradirai?
Tu, sedurrai i pensieri miei…
Mignotta come sei!
Vita mia!
Che malattia!…
Vita mia!
Vita mia!… Sei mia!
Che vita… Soltanto mia!
A volte ci si stanca,
di sorridere per niente…
A volte anche una lacrima, ci credi è importante!
Vita mia!
E se ho sbagliato, mi perdonerai?
Se ho dato a tutti, l’indirizzo tuo.
Se non ha più segreti il nome mio
che farai, se non ci regaliamo un po’ anche noi.
Vita mia!
Non mascherarti, dietro ai giorni miei.
Per far quadrare, quei bilanci, di tempo tu ne avrai.
Dai, se hai!
Tu dai, e riavrai.
Vita mia!
Non deludermi mai… mai

sabato 10 aprile 2010

Il "Vicolo Stretto"

C'è un locale a Santo Spirito, a un tiro di schioppo da Bari, che, diciamo, è un po' il ritrovo di noi tutti, vecchia e vecchissima guardia. L'unico locale che la sera, a qualsiasi ora, riesci a mangiare e a fare il giro della staffa con birra o amari. L'unico locale che quando entri ti senti sempre un po' a casa. Parlo del “Vicolo Stretto”.
Ormai da una decina d'anni che è gestito dall'amico, parente alla larga, Piero per gli amici Pierino. Poi la zona della pizzeria è dominata da Mimmo, l'uomo storico del “Vicolo Stretto”, grandissimo tifoso della Bari e l'unico uomo di Santo Spirito, grazie al suo giornaliero contatto con il forno ad un palmo dal naso, a non subire il caldo afoso della stagione estiva barese. In cucina tra i fornelli vediamo la signora Rosanna e l'aiuto, quando ha voglia di lavorare, di Lorenzo il fratello di Piero. In sala c'è Loredana e Luana che conosco da una ventina d'anni.
Parlo del “Vicolo Stretto” perchè ogni qual volta che mi trovo a passare da queste parti è una tappa fissa e irrinunciabile. Qui ci trovi, come dicevo prima, tutta la vecchia e vecchissima guardia di Santo Spirito che è composta dai miei amici d'infanzia (vecchia guardia) e gli amici d'infanzia del titolare (vecchissima guardia, calcolando il decennio che ci separa). Però tutti si conoscono e tutti si ritrovano a parlare, ridere e ricordare un po' di momenti memorabili di fatti vecchi e nuovi che il paese ha vissuto e vive. Si è tutti insieme in un unico tavolo tra chi sorseggia una birra, chi beve un amaro, chi mangia una pizza e chi mangia un dolcetto prima di andare a casa. Si ritrovano parenti di cui avevi perso ogni traccia, amici che davi per dispersi, conosci gente nuova o amici di amici, trovi chi ritorna da un viaggio al nord per trovare lavoro e trovi i giullari del paese: quello che beve troppo, il rozzo che non parla l'italiano o quello che è ormai bruciato di cervello per tutte le canne che si è fatto.
Ecco... il “Vicolo Stretto” è un posto dove si fanno incontri strani e particolari e si vivono momenti indimenticabili mischiando il tutto alla buona cucina e alla famigliarità del posto.
Personalmente, l'incontro migliore è quello con l'amica Luana: la vedo sempre molto poco nonostante un passato pieno di ricordi, un passato fatto di tante parole e buoni sentimenti e un passato ricco di avventure.
Speriamo che non cambi gestione... speriamo che rimanga sempre li.

domenica 21 marzo 2010

...eppure succede...

Sono le otto di sera e sono in macchina, la mia spettacolare Skoda Octavia. Campagne di vigneti, case vecchie e poi fabbriche corrono lungo la strada e i pensieri si accavallano. A un certo punto il mio pensiero si ferma su una persona. Penso un po' a lei mentre tutto va avanti e la notte prende forma, pensieri felici e lieti su una macchina che esegue i miei comandi alla perfezione guidata da un navigatore che, nonostante vive ormai da quattro anni insieme a me, mi da ancora del lei. “guidi per oltre cinque chilometri”, “giri a destra”, “vada sempre dritto”, “tra trecento metri mantenga la sinistra”, ecc...
A un certo punto, mentre la mia mente continuava a pensare a quella persona, squilla il telefono e vedo il suo nome comparire sul display del mio cellulare. Rispondo con una voce dolce, ma nello stesso tempo sorpresa, e incomincio a parlare un po' finchè ecco la bella notizia in arrivo.
Tutto è finito: sono finite le apprensioni, i lunghi viaggi e il continuo viavai in posti che a nessuno piacerebbe andare. Un incubo iniziato dieci anni fa e finalmente finito del tutto.
Il mio cuore si riempie di gioia e tutto il mio corpo è in fermento. Se solo penso a quando tutto è iniziato dieci anni fa, quella lacrima scesa l'altra sera si trasforma in un senso di liberazione.
Forse non smetterò mai di pensare a quello che è successo, ma grazie a Dio tutto è finito.
Eppure tutto può succedere ed è successo!

lunedì 22 febbraio 2010

Futuro e presente.

C'è una città che incomincia a starmi stretta. C'è un sentiero a pochi passi da me che è sempre stato li. È un sentiero dritto per qualche decina di metri che poi si divide: da una parte c'è una strada in salita con un cartello con su scritto “futuro”, dall'altra parte c'è una strada in discesa dove sul cartello c'è scritto “presente”. E come succede in tutte le storie, non tanto per la trama ma per l'ovvietà della cosa, dietro di me c'è scritto “passato”. Mi trovo in questo piccolo “disimpegno” (se così possiamo chiamarlo) circondato da tre strade di cui solo due sono percorribili.
Vengo attratto dal futuro e guardo stufo il presente.
Fisso il futuro con l'aria di un bambino che vuole vedere oltre e provo a capire cosa c'è lungo la strada, ma la salita è talmente ripida che non permette una chiara visuale. E quindi posso solo immaginare cosa mi aspetta.
Fisso il presente e vedo chiaro cosa c'è lungo la strada: la solita città, il solito lavoro e il solito sorriso della gente. A tratti è un po' sfuocato e vedo degli ostacoli in lontananza, ma non c'è d'avere paura: tutto risolvibile, tutto oltrepassabile.
La salita del futuro è dura e pericolosa, con tanti appigli e tanti spazi vuoti. Sembra facile da percorrere perchè gli appigli sono ovunque e gli spazzi vuoti sono pochi, ma chi mi dice che quegli appigli reggono? Chi mi dice che non cado nel vuoto? Posso scalare facilmente la montagna e arrivare in punta per poi doversi imbattere in una piacevole discesa, come posso non arrivare mai in punta e li tutto diventa difficile. È una strada, il futuro, incerta e nel contempo intrigante, piena di colpi di scena e carica di emozioni. Il futuro mi attirerebbe.
La piana del presente, invece, al contrario del futuro, è ovviamente piacevole da percorrere senza ostacoli e senza punti dove ci si trova impreparati. C'è qualche ombra e qualche ostacolo sparso qua e la, ma facilmente rimovibile. Solo certezza e attesa c'è nel futuro: la certezza di dove si va e di quello che si incontra e l'attesa di un qualcosa che arriva di sicuro. Ma nulla di più. È una strada, il presente, certa e inevitabilmente noiosa, ormai tutto è scontato e nulla c'è di nuovo. Come un anziano seduto su una panchina di un parco... vede sempre le stesse persone, fa sempre gli stessi movimenti, legge lo stesso giornale e ogni tanto deve prendere le precauzioni dal clima; un ombrello se piove, il giubbotto se fa freddo e uno smanicato quando fa caldo. Il presente mi stufa.
Rimango sempre lì tra la comodità del quotidiano e la scomodità del dover rimettermi in gioco. Il tempo mi farà riflettere e mi indicherà la strada giusta da prendere. Per ora... rimango nel disimpegno!

martedì 16 febbraio 2010

Voglio vivere così


Và... cuore mio da fiore a fior
con dolcezza e con amor
vai tu per me ...
Và... che la mia felicità
vive sol di realtà vicino a te...
Voglio vivere così
col sole in fronte
e felice canto
beatamente...
Voglio vivere e goder
l'aria del monte
perché questo incanto
non costa niente
Ah, ah! Oggi amo ardentemente
quel ruscello impertinente
menestrello dell'amor
ah, ah! La fiorita delle piante
tiene allegro sempre il cuor
sai perché?
Voglio vivere così
col sole in fronte
e felice canto
canto per me.

("Voglio vivere così" -Feruccio Tagliavini-)

lunedì 15 febbraio 2010

Un barese sul Lago di Garda

Gorizia ore 14:30: sole che riscalda l'aria con un inspiegabile undici gradi nel mese di febbraio, il notiziario di RTL102.5 parla di strade libere dal Friuli alla Lombardia e la voglia personale di raggiungere luoghi amici, bellissimi e rilassanti. I presupposti sono buoni e quindi, si parte.
Raggiungo Busssolengo e prendo subito possesso della mia stanza nella Residenza Girelli, una comoda stanza e un'accoglienza splendida. Attendo qualche ora, tra uno spritz e l'altro cerco una farmacia e una merceria. Così cercando cercando arrivo all'incontro con una persona già in ottima forma. È stato constatato, già in tempi non sospetti, che mettere insieme per le vie italiane un barese e una veronese è rischioso, ma ripetiamo l'esperimento con i risultati già noti: disastro! Di bar in bar, di vino in vino, di chiacchiere in chiacchiere, di tetta in tetta e di ammiccamenti in ammiccamento. Una serata bellissima, ma non poteva non esserlo se si pensa che il barese e la veronese sono amici di battaglia da ormai un po' di anni. Passa questa serata e si ritorna alla quiete della mattina seguente. Decido di farmi un giro per le rive del lago di Garda, da Peschiera a Bardolino passeggiando instancabilmente alla ricerca del relax che viene raggiunto su una panchina del lungolago di Bardolino. Tra una papera e un cigno, tra un bambino vestito da re leone e un'altro vestito da zorro, tra uno spritz che tira l'altro e tra un panorama bellissimo e un gruppo di ragazzi vestiti da cinesi che fanno baldoria per le strade, mi rilasso e nel frattempo un volatile mi battezza la macchina.
Arriva la sera e riecco che la strana coppia arriva in un ristorante a Garda, invitati ad un compleanno. Splendida serata anche questa: ottima la compagnia, bravo il cantante e buono anche il mangiare. Sempre per il fatto che il barese e la veronese sono già noti alle cronache, decidono di non smentirsi neanche in questa serata di festa, mentre tutti si ritirano di buon ordine noi proseguiamo alla ricerca di un posto che non troviamo ...che poi in effetti non abbiamo trovato. Però ci consoliamo in un locale che aspettava noi per chiudere, giusto il tempo di muovere le gambe e poi a casa.
È passato il venerdì come è finito anche il sabato e adesso mi ritrovo a mettere a posto le cose per abbandonare la mia stanza e ritornare a rilassarmi per le rive del Garda, attendendo la sera per un ultimo abbraccio e un saluto alla mia amica che mi ha fatto passare un fine settimana splendido. Sono le sette e l'appuntamento è a Pescantina, ridente paese a un tiro di schioppo da Bussolengo, per una birra e le ultime parole di questo weekend.
Si dice che la parte più brutta di quando si viaggia è il ritorno a casa, ma non è vero. Ho fatto un fine settimana splendido in compagnia di una grande amica, ho camminato tantissimo gustandomi un panorama meraviglioso, mi sono divertito in compagnia di bella gente e ho mangiato e bevuto bene. Perchè devo essere triste di essere ritornato a casa? Anzi, sono contentissimo per quello che ho vissuto in questi giorni. E anche per questo, a conclusione di questo Post, voglio ringraziare un po' di persone.
Ringrazio il gruppo di sabato: Anna, Cristian, Delia, Nicoletta e tutti quelli di cui non ricordo il nome. Ringrazio anche alcune persone, a me sconosciute, che con i loro gesti, le loro parole e i loro modi di fare sono diventati protagonisti inconsapevoli di questo viaggio, facendomi ridere di gusto. Come la signora del negozio di scarpe, il signore che ha attraversato la strada, la donna ferma in macchina che da la precedenza a un'altra macchina, l'uomo informatissimo di tutte le sagre e feste del posto che mi racconta la storia della festa di San Valentino patrono di Bussolengo, le ragazze con le tette grosse in un bar e Gianluca.
Per concludere ringrazio l'Amica veronese, Eleonora, che ha reso unico e straordinario questo fine settimana. Ancora grazie AMICA MIA.
Sono le nove e qualcosa di sera, la macchina è calda, l'autostrada libera e la radio mi fa compagnia. Sono felice e rilassato, in macchina penso e ripenso a questi giorni e sorrido e... Arrivederci a tutti.
Alla prossima in quei del Lago di Garda.

martedì 9 febbraio 2010

Il condominio delle anime ignobili

C'era davvero molto poco da guardare, nascosto dietro la finestra con le gocce di pioggia che scendevano e creavano piccoli sentieri lungo il vetro. C'era molto poco da guardare, ma quello che si vede nell'apparente quiete è incredibile. Sono chiuso in un condominio abitato quotidianamente da persone con l'animo pezzente, privi di sincerità e lealtà, con lingue biforcute e senza rispetto del prossimo pronte a impiantarti un coltello nella schiena e scappare senza farsi vedere in viso. Ognuno di loro ha una storia dietro che si intreccia con tante altre storie; si parlano con la lingua dell'amore mentre si colpiscono con frustate di tradimenti, riescono a chiamarsi amici mentre si sparlano appena i loro occhi non si intrecciano più e riescono a fare i buoni mentre il diavolo agisce dal di dentro.
E via, si aprono le danze nel condominio degli ipocriti. Vedo tutto da qui, nonostante la finestra bagnata e la notte fonda, poi non c'è nessuno qui fuori. Ma riesco a vedere il movimento delle persone e i loro intrecci perchè l'animo ignobile, quando il corpo che lo contiene dorme o esce, rimane chiuso qui dentro per continuare a essere ignobile e non rimanere fuori allenamento.
E allora si vedono tutti i tradimenti: quella che va con quello che è fidanzato con una ragazza del sud, lui che prende a lei mettendola in cinta e scappa via, lei che rimane in cinta di lui e scappa con un'altro, quella che sta con un lui qualsiasi e cerca (invano) di mantenere un segreto o peggio; lei che si fa mettere in cinta per la gioia di essere mamma, lui che mette in cinta le donne per il semplice desiderio di mettere in cinta le donne oppure amici che non sono più amici, poi ritornano amici e poi non sono più amici. Insomma, un condominio di anime ignobili.
Io rimango ancora qui, dietro la finestra, che guardo questo spettacolo disgustoso. Voi dovete vedere la faccia di queste anime come le guardo io: con il sorrisetto alla joker, perfido e malefico, un andatura spavalda e un portamento coatto. Gli occhi incutono terrore, le mani sono affusolate e ben curate e i capelli lunghi. In testa portavano anche un cappello a punta stile folletti del bosco. Ecco, sono orrendi proprio come il loro modo di fare.
E mentre continuo a vedere le anime ingannarsi, vedo spuntare una macchina dal cancello con due persone dentro e tre persone sbucano dall'ingresso pedonale. Cercano invano di salutarmi, ma io non li vedo perchè distratto da quello che succedeva li fuori. Però, da persona attenta, noto che cinque di quei folletti non ci sono più, non si vedono più. Eppure proprio quelli me li ricordo bene perchè erano i falsi amici, erano quelli che quando erano uno di fronte all'altro si volevano bene, ma appena le loro facce non si trovavano una di fronte all'altra si pugnalavano alle spalle.
Incomincia a venir su il sole e pian piano il cortile del condominio si svuota e ho capito che i coinquilini del palazzo lentamente si stavano svegliando.
Come del resto anch'io apro gli occhi e vedo le pareti bianche della mia camera, mi precipito verso la finestra asciutta e pulita e guardo il cortile. Sorrido, scuoto la testa e realizzo: è un sogno!

giovedì 4 febbraio 2010

Mente e cuore: due doni che ci rendono quello che siamo

Circa un anno e mezzo fa feci un incubo. Fatti e sensazioni mi portarono a credere che, nel tempo, l''incubo sarebbe divenuto realtà.

La MENTE mi diceva di aspettare, razionalizzare ed unire ogni piccolo dato: tutto sarebbe andato come era giusto che andasse.
Il CUORE piangeva, soffriva e si interrogava sul perchè.

Ho visto nascere, crescere e morire una pugnalata.
La mente mi sosteneva, incoraggiava e sussurrava al cuore che ci voleva pazienza, calma, coerenza e giustizia. La mente è un passeggero a volte scomodo nel nostro breve viaggio chiamato vita. La mente è quella che a volte fa troppo rumore e infastidisce i sogni. MA la mente è un dono preziosissimo che, se tenuto allenato, ci consente di raggingere le cime che le nostre gambe non conoscono. Non usarla o impiegarla per cose inutili, è inevitabilmente un oltraggio alla generosità di lassù.

Ho visto nascere, crescere e morire una pugnalata.
Avrei avuto il potere di fermare ogni cosa, se solo ci avessi messo il cuore. Il cuore mi diceva di lanciare segnali e per un po' l'ho fatto. Il cuore mi diceva di lottare ed impedire che la pugnalata si compisse.Come avevo già fatto. E quando ci ho messo il cuore, ho sempre ottenuto quello per cui ho lottato.

Non l'ho fatto. Ho scelto di non farlo. Alcuni dicono che al cuore non si comanda, è vero. Non si può comandargli come battere e quanto. MA lo si può, LO SI DEVE, tutelare.
Anche il cuore è un dono che viene da lontano, è in "prestito" e non bisogna avere la presunzione di credere che ne siamo i proprietari. Qualcuno un giorno ce ne renderà conto (cosìccome di tutte le nostre azioni egoistiche). Ed io non voglio trovarmi con un cuore sbrandellato e incenerito dato qua e là o sbandierato a destra e a sinistra...non voglio trovarmi imbarazzata davanti a chi me l'ha donato.
Bisogna dunque avere cura del "proprio" cuore e darlo a chi ne conosce il vero valore e ne rimpiange il battito.

Ogniuno ha quel che si merita...la luce e la trasparenza, la penombra e i sotterfugi, l'amore e la passione, i passatempi e le scommesse. Alla fine, quello che viviamo è quello che siamo. Tu cosa vivi, dunque, cosa sei?
Post di: WONDER ELE

lunedì 1 febbraio 2010

La volpe e l'uva -new version-

Adesso racconto la storia della volpe e dell'uva di Gianni La Fontana (Jean La Fontane).

C'era una volta.... una volpe che si chiamava Vitino, non si sa se veniva da Bari Vecchia o da Grumo Appula, ma l'unica cosa certa e che era affamata. Ma talmente affamata che avrebbe mangiato tutte le copie della Gazzetta del Mezzogiorno (scusate le brutte parole) con tutto il direttore, i giornalisti e tutti quelli che lavorano in quel giornale (purtroppo tanti).
A un certo momento, camminando camminando, trova un grappolo d'uva bello e maturo. Vitino guarda l'uva e dice: “se ti prendo ti faccio nuova nuova!” e l'uva impavida risponde: “qui sopra devi fare, prima devi arrivare a prendermi!”. A Vitino gli prendono i cinque minuti e con uno sguardo da malavitoso si fionda contro l'uva. Dopo qualche salto Vitino sconfitto ci rinuncia, la vite, che si prende gioco di lui, è troppo alta.
Ma una promessa ha fatto Vitino all'uva prima di andare via: “adesso chiamo Pinuccio tric e trac e ti faccio saltare tutta, così impari a prendermi per il culo la prossima volta. E se non posso averti io non sei buona nemmeno per il vino!”.
Morale: con la volpe Vitino non bisogna mai bisticciare altrimenti ti fa saltare in aria e ciò che non può avere lui non possono avere neanche gli altri.

Ispirato da "la volpe e l'uva" di Jean La Fontane (che non me ne voglia).
Eventualmente tra i lettori c'è un Pinuccio tric e trac e un Vitino la volpe, giuro che è un caso.

lunedì 18 gennaio 2010

Andrea e il Cabernet Franc - L'epilogo -

Amici, prima di leggere questo Post dovete leggere l'inizio della storia riportata in “Andrea e il Cabernet Franc” (clicca qui per leggere)

“Ti posso accompagnare a casa?” le chiedo.
Abita a pochi isolati da qui e accetta di essere accompagnata, ci incamminiamo pian piano finendo alcuni discorsi. Siamo arrivati al portone di casa sua e ancora una volta le mie labbra toccano le sue per un bacio intenso, vero, sincero. Il Cabernet Franc è in circolo nella mia testa in un modo talmente forte che mi tiene fuori da tutto quello che mi circonda. Solo Claudia e il bacio e il bacio e Claudia, il resto è nulla. Le due labbra si staccano con fatica e dalla sua bocca le parole che aspettavi: “vuoi venire su da me per un drink?” Nemmeno il tempo di finire la frase che già mi trovavo sulle scale ad aspettare che chiudesse il portone per raggiungermi. Mi guarda e mi sorride, la guardo e le sorrido. Facendo le scale noto un particolare che mi era sfuggito nel bar: il culo. Bellissimo, tondo, piccolo e, sicuramente, morbido (passate esperienze mi portano a pensare che un culo come quello fosse morbido... ho l'occhio che va oltre, io).
Ecco casa sua. Molto ordinata e curata nei minimi particolari con un arredamento in stile moderno e dei quadri che ritraggono città, luoghi e fiori. Ma non me ne frega niente dell'arredamento e quant'altro io voglio solo una cosa in quel momento: il drink! Scherzo, voglio una cosa che per non essere volgare chiamo drink. Incominciamo a spogliarci mentre guadagnamo la camera da letto a una meta alla volta. Prima cadiamo sul divano, poi facciamo un incidente con il tavolo da cucina, un'ultima toccata al mobile che si trovava all'ingresso e poi l'ambita camera da letto. Ormai siamo quasi nudi, rimaniamo solo con l'ultimo indumento addosso: quello del basso ventre... la mutanda. Lei un fantastico perizoma nero in pizzo...
Ops... c'è un qualcosa di strano in lei! Da quel perizoma escono due cose, non assomiglia affatto a una “drink”. Mi fermo, mi blocco, non riesco più ad andare avanti, rimango come paralizzato con un senso di schifo che mi prende dalla punta dell'alluce e arriva fino all'ultimo pelo che ho in testa. “Ma quella non è la drink? ...ma è un dronk! ...sono due testicoli? ...ma sei un uomo?” urlo disgustato. “Andrea pensavo te ne fossi accorto!” Prendo tutti i vestiti che ho seminato per casa e fuggo via, entro nella mia macchina e corro verso casa. Sempre più disgustato dal tutto entro in doccia, mi lavo e vado a letto. Sono le quattro del mattino e non riesco a prendere sonno, l'idea di come poteva andare a finire gira dalla parte contraria da dove, ormai da un tre ore a questa parte, gira l'alcol. Finalmente, il buio.


“Andrea e il Cabernet Franc -l'epilogo- parte finale”
Andrea è in cura da un psichiatra ormai da tre anni. Dopo quella sera non ha avuto la forza di andare a letto con nessun'altra donna, non tocca più alcol e non frequenta più locali pubblici. Ha buttato anche tutta la collezione composta da ottanta vini italiani e una ventina di vini stranieri costata una fortuna.
Ha le convulsioni, fitte allo stomaco e fastidi al fondo schiena quando viene nominata la parola Cabernet Franc.

giovedì 14 gennaio 2010

Andrea e il Cabernet Franc

Sono le sei di sera ed entro in macchina. Ci sono due gradi e mezzo fuori e il freddo mi entra nelle ossa. Metto in moto e decido di camminare, ma al primo distributore mi devo fermare a fare gasolio. Cammino inutilmente per la strada, giro e rigiro alla ricerca di un posto dove potermi rilassare e bere del buon vino. Vengo attratto da un locale poco illuminato che dall'esterno vedo vuoto, non importa io alla fine voglio solo rilassarmi un po' e bere del vino. Mi accomodo su un confortevole divano in finta pelle e ordino un bicchiere di Cabernet Franc. “Si può fumare?” chiedo alla cameriera, “certo signore” mi risponde. Prendo dalla tasca un ottimo Toscano e lo accendo con un fiammifero, ci vogliono un paio di boccate prima che si accenda completamente.
Ed eccomi lì, buttato su un divano con il sigaro in bocca a pensare un po' a me e alla mia vita con di fronte un bicchiere di Cabernet Franc. Guardo il bicchiere con un senso di sfida, lo guardo come si guardano due duellanti prima di estrarre le armi. Lo acchiappo con una mano e con alcuni movimenti lo faccio girare un po', sento velocemente l'odore e poi lo faccio scendere... tutto d'un sorso. “Un'altro Cabernet Franc!” chiedo alla signorina che gentilmente me ne porta un'altro. Qualche altra boccata al mio sigaro che in bocca ha completamente cambiato sapore. Si avvicina una donna e mi chiede “hai da accendere?” - “certo!” - “come ti chiami?”, le chiedo - “Claudia!”. Mi sono sempre piaciute le claudie, non so perchè. Questa Claudia non aveva nulla a che invidiare a tutte le altre claudie che conosco. Mora, alta e formosa, al punto giusto, senza esagerazioni. Ha un paio di jeans stretti, un maglione giro collo e i capelli lisci e raccolti in su, con una piccola coda che scende dietro il collo. “E tu?”, mi chiede - “Andrea!” - “che ci fai da queste parti, Andrea” - “bevo e mi rilasso un po'” - “hai scelto il posto giusto per farlo”. In effetti il locale è molto bello all'interno. Una porta ad arco come ingresso, appena dentro c'è un bancone di due colori: la base in legno nera e la parte di sopra, sempre in legno, rossa con una forma astratta. Dietro al bancone un'infinità di vini provenienti da tutte le regioni d'Italia, sia bianchi che rossi, sia fermi che frizzanti. Di fianco c'è un'altra sala con comode poltrone e eleganti tavolini, sistemati per ogni angolo creando piccoli salottini. E poi la musica, un jazz in sottofondo che accarezza le trombe di eustacchio.
“Claudia, ti va di sederti affianco a me? Così... per scambiare due chiacchiere?”, le chiedo. Ed ecco il gesto che non mi sarei mai aspettato: Claudia si siede affianco a me.
Chiacchieriamo tutta la sera e il bicchiere di Cabernet Franc si trasforma in bottiglia.
Parliamo di tutto: amori, amici, disavventure, viaggi, lavoro... e... di tutto e di più. Passano le ore, erano le sette di sera quando l'ho conosciuta e ormai siamo a ridosso della mezzanotte.
Non so cosa mi prende, ma mi piace. Lei sorride con naturalezza, non sdegna la battutina, si prendere un po' in giro e prende simpaticamente in giro me. Credo che mi sto innamorando. Eppure è passato così poco tempo, ma questa Claudia è fantastica.
È tardi, ormai l'una di notte, ed è arrivato il momento di salutarci, ma non mi va di farlo. Un momento di silenzio.
Ed ecco, mi avvicino e la bacio.
Che splendida serata questa.

Per vedere come va a finire (clicca qui)

sabato 9 gennaio 2010

Pensiero accidentale

“Chiuso tra quattro strette mura. Davanti a me c'è una vetrata e al mio fianco una porta. Tutto molto triste se si considera che oltre la vetrata vedo un'altro muro: color salmone e con qualche crepa qua e la. Piove e il grigio di questa giornata non lascia spazio a nessun tipo di immaginazione. Fosse stata una giornata soleggiata uno avrebbe potuto vedere in quel muro un qualcosa di bello, che so... una femmina nuda per esempio. Ed ecco che la pioggia non pioggia più e un raggio insignificante di sole illumina il muro color salmone che ho di fronte, “ecco il sole!”, esclamo, ma dura soltanto un istante. E riappare il grigio delle nuvole cariche d'acqua. Ri-piove. Che giornata di merda! Sono sempre chiuso tra quattro strette mura, gonfie di aria calda sparata dal condizionatore. Alla faccia del fastidioso freddo che c'è fuori. Meno male che c'è il mio computer per poter scrivere alcune cavolate e andare un po' su internet. Ormai sono a un passo dalla fine di questa interminabile avventura, tra una manciata di minuti arriva il mio cambio e già mi vedo nel letto tra le coperte e le lenzuola. Un'ultima ondata di calore sparata dal clima e poi il freddo della strada e poi il caldo del mio letto e poi la morbidezza del mio pigiama. Ecco, è arrivato il momento, buonanotte.” “..........un'attimo, cos'è questo rumore? Dovrebbe essere... dovrebbe essere... ah ecco, è pioggia! ...Sembrava strano.”

Tratto da una storia che mi ha raccontato una persona.

domenica 3 gennaio 2010

KAPPADICUORI il libro di Massimiliano Barile

Rieccomi sul mio Blog. È da un po' di tempo che non mi metto sul pc per partorire un nuovo Post. E lo faccio mettendomi le vesti da critico letterario perchè ora dovrò parlare di KAPPADICUORI il libro del mio amico Massimiliano Barile.
KAPPADICUORI è un libro che merita di essere letto; e non lo dico perchè Max è amico mio, ma proprio perchè è bello ed è un piacere leggerlo.
La storia raccontata da Massimiliano è quella di un prestigiatore di Bari che incontra degli amici che lo seguiranno per tutte le ottanta pagine, un amore che incontra in un bel momento della sua vita e il successo che arriva tra un colpo di bacchetta da grande illusione e un simpatico gioco di carte che stupisce sempre.
Geniale nei personaggi e geniale nel racconto. Umorista quando serve, magico quando parla dei suoi giochi e intrigante quando racconta la vita del personaggio. Tra un com'è e come non è, tra un maresciallo dei carabinieri e un Vito e Filomena, tra un gioco di prestigio e un colpo di scena finale, questo libro merita davvero di essere comprato e tenuto nella propria libreria tra i libri che dovete rileggere.
Sei grande Max (come ti chiamano gli amici).
Però amici del Blog che mi state leggendo non ditegli che ho parlato bene di questo libro perchè altrimenti il ragazzo si monta la testa. Con lui faccio un po' come Enzo Ferrari faceva con i suoi piloti, non gli diceva mai che erano bravi altrimenti non correvano più veloce.
Ecco perchè con lui sono sempre cattivo, ma tifo sempre per lui.
Se quello che ho scritto vi ha minimamente convinto, cliccate su questo link per andare a comprare il libro.
..........buona lettura.........