Ora come ora il Blog è un’idea davvero poco originale per esprimere se stessi o gridare qualcosa a qualcuno, ma sembra sia il più efficace. Ed è per questo che è nato “L’Angolo di Fabio”, per dire quello che penso e condividerlo con gli altri. Riflessioni, pensieri e punti di vista…

giovedì 12 dicembre 2013

Galeotto fu il vagone (la verità)

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Le primissime luci del mattino fanno capolino dalla grande finestra illuminando la sua faccia e la sua mano si allunga verso la mia parte di letto. Sobbalza strofinandosi gli occhi e si rende conto che non c’è nessuno dall’altra parte del letto. Si alza andando verso il bagno pensandomi in cucina che preparo la colazione, ma non è così. O meglio, la colazione è preparata, ma sotto il piattino con le brioches c’è una lettera.

Ciao Claudia,
devo raccontarti una cosa, mettiti seduta e continua a leggere.
Ti racconto tutta la verità sulla mia vita.
Per iniziare non abito a Gorizia e, come sicuramente avrai capito, non faccio nulla di quello che ti ho raccontato, né imprenditore, né pilota di linea e nemmeno un croupier di casinò.
Sono un venditore di libri e abito sul lago di Garda, sono sposato e ho due figli.
Sono stato bene con te in questo mio viaggio che oltre ad essere stato d’affari è stato anche di relax. Incontrarti, è stato bellissimo. La mia vita è cambiata perché il tuo fascino mi ha completamente stregato. Mi devi capire, non potevo continuare a starti vicino altrimenti mandavo a quel paese la mia vita fatti di equilibri e di persone che non posso abbandonare. Se mi fossi svegliato al tuo fianco credo che non me ne sarei più andato via, ma ho delle responsabilità e, aimè, me ne sono reso conto solo qualche istante prima di scriverti queste due parole.
Ti auguro ogni bene
Per me è stata una grande avventura. Magari in un'altra occasione… chissà.
Un abbraccio
Fabio

Con tanta rabbia nella mente e nel cuore, Claudia, accartoccia il foglio e lo butta nella pattumiera, si siede e riordina un po’ le idee. Pensa a quello che è successo qualche giorno prima e a quella notte, ed è incredula. Pensa a quanto è stata stupida nell’innamorarsi di una persona che sembrava onesta e sincera. Le sono cadute tutte quelle certezze che fino a quel momento sembravano punti saldi del suo carattere. Era sicura che quel tipo di uomo non sarebbe mai entrato nella sua vita, nella considerazione che aveva imparato, a sue spese, di capire subito chi aveva di fronte. “Un uomo sposato, con figli… non ci credo”, continuava a ripetersi nella mente. “È un bastardo!”, cercando di attribuire tutta la colpa all’uomo che l’ha ingannata e delusa.
Come prima reazione prende il telefono e prova a mettersi in contatto. “…il numero da lei chiamato può essere spento o irraggiungibile”, continuava a ripetere quella voce registrata ogni qual volta provava a chiamare.
Si alza dalla sedia e si dirige verso il bagno togliendosi la vestaglia, entra in doccia cercando sollievo e si veste per uscire. “Una lunga passeggiata rimetterà in ordine le idee e se non le rimette in ordine, dovrò comunque farmene una ragione” pensa.

“Sei stato un bastardo, Fabio” penso mentre il mio aereo prende il volo.
“Già, sei proprio un bastardo!”
Del resto non potevo fare diversamente. Dovevo pensare alla moglie e hai figli, o forse dovevo pensarci quel pomeriggio quando in quel vagone non mi sono fatto i fatti miei. Ma lei è bellissima e il mio cervello in quel momento non è stato razionale e lo è stato ancora meno quando ho imparato a conoscerla. Fino a quando stamattina, dopo una nottata tra le sue lenzuola, ho resettato il tutto e ho preso una decisione: quella di andarmene prima che la situazione degenerasse. “Forse se fossi uscito un’altra sola volta con lei, mi sarei completamente innamorato”.  Completamente innamorato tanto da lasciare tutto.
“Forse è stato meglio così, concentrarsi sulla mia vita reale è la cosa più giusta!” Cerco di trovare una spiegazione onesta a quello che ho fatto. Se di onestà davvero si tratta.

Prendo il mio bagaglio dal tapirulan e mi dirigo verso la porta scorrevole. “La mia famiglia è lì che mi aspetta”, penso.
Prima di passare quella porta prendo la scheda del mio telefono e la spacco tra le dita prima di buttarla in un cestino.
Si apre la porta, sorriso a trentadue denti e la mia vita riprende come se nulla fosse successo.
O quasi.